Vino negli Usa: ecco come funziona il mercato negli Stati Uniti. Vol. 2

17 Gen 2014, 13:50 | a cura di
Continua il viaggio tra le anomalie vitivinicole del sistema americano. Ma ogni Stato fa storia a sé: se Oklahoma, Utah e Mississipi conquistano il primato del proibizionismo, la California è il paradiso dei wine lovers. Mentre New York perde la sua fama di “città aperta”...

Ogni Stato americano, come già evidenziato nella prima puntata della nostra inchiesta, ha una diversa regolamentazione del commercio degli alcolici, stante il permanere del sistema federale “three-tier”: le cantine vendono agli importatori, nel caso di prodotti esteri, oppure ai distributori che poi li vendono ai vari retailers e solo dopo arrivano ai consumatori. Gli aspetti particolari legati alla regolamentazione e alle leggi in vigore nei singoli Stati, e quindi alla minore o maggiore facilità di accesso al consumo di vino, è stato oggetto di un’indagine effettuata dall’American Wine Consumer Coalition (AWCC), la lobby che difende i diritti dei consumatori americani. A essere presi in esame sono stati sei aspetti. In ordine di importanza, la possibilità o meno di farsi spedire a casa vino dalle cantine; l’esistenza o meno di un monopolio di stato sulla vendita di vino; la possibilità o meno di farsi spedire a casa vino dai rivenditori; la possibilità di acquistare vino la domenica (blu laws); di portare al ristorante un proprio vino per il pasto e infine la possibilità di acquistare vino nei negozi di alimentari. Non sono questioni da poco. Infatti, tanto per fare un esempio, può succedere che un vino italiano, o di altri Paesi, pur essendo importato negli Usa ma non rappresentato da un distributore di un singolo Stato, non può essere venduto dal dettagliante al consumatore perché non è possibile acquistare vino “out of State”. Il giudizio sui vari Stati è stato espresso in lettere come se fosse un qualsiasi rating di agenzia, equivalente, manco a dirlo a centesimi da A+ = da 100 a 97 punti; A = da 96.9 a 93; A- = da 92.9 a 90, ecc. sino ad arrivare D- = da 62.9 a 60 ed infine F = minore di 60.

Il paradiso dei wine lovers americani è rappresentato dalla California (A+) che è anche il produttore più importante (il 90% del vino Usa nasce qui). Nessuno degli aspetti presi in considerazione dall’AWCC, è proibito. Pertanto acquistare da più fornitori il vino oppure consumare il proprio al ristorante, non ha particolari restrizioni. D’altra parte il turismo del vino californiano è un’industria assai avanzata e ben rodata che non potrebbe aver mai raggiunto il successo se ci fossero state delle limitazioni alla movimentazione e all’accesso. Lo stesso giudizio positivo è condiviso con District of Columbia, Missouri, Nebraska, New Hampshire, e naturalmente da altri due importanti stati produttori americani come Oregon e Virginia. Per gli amanti del vino sono delle vere e proprie terre promesse. Seguono con un giudizio A, Louisiana e Nevada, altri due Stati considerati amici dei consumatori. Alaska, Wyoming, Idaho, New Mexico e West Virginia si aggiudicano una B, il che vuol dire che le leggi locali pur non essendo ottimali consentono un approccio abbastanza facile al vino mentre B- viene condiviso da Connecticut, Florida, Georgia, Hawaii, Iowa, North Carolina, South Carolina, Texas, Washington. Poi una lunga serie di C e C- e D e D-. Quest’ultima fascia comprende anche New York (D+) perché nonostante la sua fama di città “aperta”, viene penalizzata dall’AWCC a causa sia del divieto di spedizione retail-consumatore sia perché non si può acquistare nei negozi di alimentari, due possibilità di accesso negate, considerate un retaggio del passato. La classificazione F cioè quella che contraddistingue gli Stati in assoluto meno friendly nei confronti del vino, è abbastanza lunga e comprende Stati anche geograficamente e culturalmente lontani tra loro, accomunati però da legislazioni riduttive delle libere scelte dei consumatori che influiscono non poco anche sugli assortimenti. Fanno parte di questa fascia Alabama, Colorado, Indiana, South Dakota, Massachusetts, Rhode Island, Delaware, Kentucky, Pennsylvania, Mississippi, Oklahoma e in ultima posizione (la numero 51) Utah. Qui vigono proibizioni nelle spedizioni, non si può portare un vino della propria cantina al ristorante oppure acquistarlo di domenica. Tutto ciò comprime fortemente lo sviluppo dei consumi e riduce la disponibilità di vino, non solo importato ma anche della stessa produzione nazionale. Per questo l’AWCC definisce le leggi di molti di questi stati come “straordinariamente anti-consumatori”. Insomma gli Usa sono un grandissimo mercato ma dall’approccio non sempre facile e non sempre “libero” se paragonato al nostro.

a cura di Andrea Gabbrielli

Per leggere la prima puntata dell'inchiesta sul mercato USA clicca qui

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 16 gennaio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.

 
 
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