Gourmet del passato. Enzo Ferrari

7 Feb 2014, 13:45 | a cura di
Pilota e fondatore della più famosa casa automobilistica di sempre. Enzo Ferrari era un uomo volitivo e un appassionato gourmet. Gli episodi della sua vita si possono tracciare sui tavoli dei ristoranti che l'hanno ospitato, insieme ai suoi ospiti: capi di stato, re, star del cinema, collaboratori.

Enzo Ferrari non era solamente l’eroico pilota degli anni ’20, il fondatore della scuderia che aveva vinto tutto, il costruttore di bolidi invincibili, l’agitatore di uomini e la figura capace di slanci di generosità a chi gli chiedeva aiuto, ma era anche un consumato gourmet. Affiorano affettuosi aneddoti sulla tavola del genio di Maranello, a sentire i suoi amici e i ristoratori che lo ebbero come cliente, la tavola rappresentava una pausa imprescindibile per il Drake, che non aveva tempo per tornare a casa a pranzo e a cena, e che spesso - se doveva incontrare clienti, piloti, collaboratori - lo faceva nel più vicino ristorante.

Ne viene fuori una mappa attenta e ragionata da vero foodies, sorta di vedemecum dei locali frequentati da Ferrari, uno dei tre italiani più famosi al mondo, fino a quando si ritirò nella sua Modena. E se qualcuno voleva incontrarlo, doveva andare a Maranello, come accadde con il presidente Sandro Pertini, e con Papa Woytila.
Nel ’52 tra i preferiti di Ferrari c’era il ristorante Da Oreste a Modena, amato anche da Schifano e da Sordi, con il quale il Drake intrattenne un rapporto idilliaco fino a quando il ristoratore, Guerrino Cantoni, non si dimenticò di togliere dalla giacca la spilla della Maserati: affronto indicibile, era il team che a quei tempi incarnava l’acerrimo nemico da battere negli autodromi di tutto il mondo. Le ire di Ferrari, si placarono dopo che mise in “quarantena” il ristoratore, non facendosi vedere per parecchi mesi. In quel clima conviviale, ma non troppo, visto che spesso decideva lui ciò che avrebbero mangiato, si siglavano contratti, si concludevano affari, si festeggiavano vittorie, come mai sarebbe accaduto nell’ufficio di Maranello.

Se il ristorante entrava nella lista era in primis per l’indiscussa qualità della cucina, ma insieme a qualcosa che aveva attirato l’attenzione di Ferrari: da Fini a Modena portò a cena lo Scià di Persia, il regista Roberto Rossellini, e l’attrice Ingrid Bergman, perché c’erano Giorgio Fini, il patron, stimato al di là del rapporto cliente-ristoratore, i tortellini e i bolliti; alla Gazzella di Gorzano, c’erano una forte amicizia con Venturelli, il proprietario, e le tagliatelle al prosciutto; da Arnaldo alla Clinica Gastronomica di Rubiera c’erano Degoli, il patron, e la Spugnolata, una deliziosa lasagna ai funghi; all’Aurora di Tortona, si recò per incontrare Pininfarina e sancire una collaborazione; al Cantoncino di Bologna si festeggiò la laurea Honoris Causa consegnata dall’Ateneo Felsineo; allo Smeraldo da Lello, andava per l’eccezionale pizza e per l’amabilità del patron, che quando era entrato la prima volta, gli aveva riservato l’intero ristorante solo per lui; poi c’era la cuoca della pista di Fiorano, “il suo ristorante”, dove avvenivano gli incontri riservati e più amichevoli e si rilassava completamente. Andavano Umberto Agnelli, il re del Belgio e anche Ugo Tognazzi, quella volta che il soufflé - preparato dall’amata cuoca Pina - si sgonfiò perché qualcuno aveva inavvertitamente aperto il forno, e lei dovette preparare gnocco fritto e salumi, ma andò bene lo stesso.
Viveva un rapporto intenso e battagliero anche con i giornalisti e quella volta che Nestore Morosini lo aveva fatto imbestialire, osando criticare aspramente i risultati poco lusinghieri della Ferrari nella stagione 1980, fu ignorato per ben due mesi, poi magicamente squillò il telefono e arrivò l’invito a pranzo, al ristorante Cavallino di Maranello. Immaginate lo stupore del cronista del Corriere della Sera quando si vide arrivare sotto la redazione del giornale Gilles Villeneuve con una fiammante Ferrari 308. La guida del pilota della Ferrari ve la ricordate: arrivarono da Milano a Maranello in meno di 50 minuti, e il pranzo fece tornare il sereno.

Vennero tutti a Maranello per conoscere Re Enzo, alla sua tavola passarono i grandi, nei ricordi indelebili nella memoria di chi c’era: re, regine, capi di Stato, gente di spettacolo, attori di cinema. Ma ci fu anche chi, come Paul Newman, osò snobbare il Drake, dopo la visita alla Ferrari e i lunghi colloqui nei quali non scoccò mai la scintilla fra i due, non andarono neppure a pranzo insieme. Rimase tempo solo per un tè caldo servito prima in bicchiere di plastica, e poi, dopo la protesta della star americana, preparato nuovamente in tazza di ceramica.

a cura di Luca Bonacini

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