Asti, la ritirata di Russia

7 Set 2012, 16:41 | a cura di

La Russia infligge una sonora sconfitta all'Asti Spumante, un po' come Mosca e il suo inverno gelido costrinsero alla ritirata il generale Napoleone Bonaparte e la Grande Armée.

 

Mosca, che per le bollicine piemontesi rappresenta il 20,5% delle esportazioni totali (14 milioni di bottiglie sui 68 milioni destinati all'e

stero) segna nei primi cinque mesi di quest'anno, secondo dati provvisori Istat, un calo in volumi dell'81,3% e un calo in valore del 63% (dai 7,2 milioni a 2,6 milioni di euro).

 

“Su 13-14 milioni di bottiglie esportati ogni anno in Russia – dice preoccupato al nostro quotidianoTre Bicchieri il direttore del consorzio Asti Docg, Giorgio Bosticco – abbiamo perso quattro milioni di bottiglie nel solo periodo gennaio-aprile. E sarà difficile recuperare questo gap, anche perché nel periodo natalizio in Russia non si vende di più. Tuttavia, nel solo maggio 2012 siamo passati da 130mila a 320mila bottiglie, con un +150 %. E questo è un segno di ripresa.Speriamo...”

 

I motivi della “ritirata di Russia” su quello che è il secondo mercato mondiale dell'Asti dopo quello tedesco (teniamo conto che il prezzo medio al pubblico di un Asti in Russia è di 14 euro, secondo solo allo Champagne e  tre volte più alto rispetto alla media dei 4 euro per i vini spumanti) sono da attribuire principalmente al quasi totale blocco doganale provocato dalla legge federale 171 sul riordinamento degli alcolici e, inoltre, allo spauracchio generato dal progetto (per ora accantonato) di aumentare pesantemente le accise sui vini rivedendo anche la loro classificazione.

 

La Russia per far fronte alla massiccia importazione di prodotti vinosi con cui si assemblano vini di dubbia qualità poi immessi sul mercato a basso costo e per contrastare l'alcolismo dilagante, ha imposto anche per i vini spumanti e non solo per gli spirits la concessione di nuove licenze. I distributori locali sono rimasti spiazzati e hanno dovuto regolarizzare la propria posizione. Il risultato è stato un forte rallentamento di tutte le procedure.

 

Allo stesso tempo, le Dogane russe sono andate letteralmente in tilt per l'incertezza delle denominazioni legate alla riclassificazione dei vini contenuta nella legge 171. Di fatto, nei supermercati, gli Asti e gli altri spumanti sono praticamente scomparsi, in un mercato che proprio dall'Italia acquista il 13,5% del totale.

 

Le ultime da Mosca dicono che dal 1° ottobre (e non più dal 1° luglio) saranno introdotte nuovi bolli di Stato (equivalenti alle nostre fascette) da applicare alle confezioni di alcolici. Ad oggi, la situazione appare migliorata. I primi a tirare un sospiro di sollievo sono le migliaia di soci di Assomoscato presieduti da Giovanni Satragno che si dice “fiducioso”. Mentre  il direttore dell'Ice di Mosca, Matteo Masini, e il capo ufficio commerciale dell'Ambasciata italiana a Mosca, Leonardo Bencini, già parlano di “lenta normalizzazione dopo i forti disagi iniziali”.

 

Anche Federvini è intervenuta per fare lobby in funzione antiprotezionistica e sbloccare la pericolosa impasse, come spiega a Tre Bicchieri il presidente Lamberto Vallarino Gancia, che ricorda gli obblighi commerciali della Russia entrata di recente nel Wto. Qualche settimana fa il presidente del Consorzio Asti Docg, Gianni Marzagalli, è volato a Mosca per trattare. E un ruolo importante in questa vicenda lo sta giocando anche il patron di Gancia, il miliardario  russo, Roustam Tariko.

 

Per la prossima settimana, infine, come ricorda la direttrice della Camera di Commercio Italo-Russa di Mosca, Marisa Florio, una delegazione italiana di produttori incontrerà i maggiori importatori locali. Insomma, più che una ritirata, una nuova campagna in Russia.

 

Gianluca Atzeni

07/09/2012

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