Macfrut 3.2 2015. A Rimini a settembre la più grande fiera dell'ortofrutta

24 Lug 2015, 10:06 | a cura di

Frutta e verdura? Sono troppo scomode da mangiare. Così si studiano nuovi prodotti: dall'uva senza semi alle insalate già pronte. È sull'innovazione che si gioca la partita del mercato dell'ortofrutta. E sulla sua reinvenzione gourmet. Trovate tutto al Macfrut diRimini.

 

Da 20mila a 33mila metri quadrati in 6 padiglioni. Ma le differenze non sono solo queste. Il dato numerico c'è, al punto che il Macfrut edizione 32 diventa 3.2. A sottolineare che questo è l'anno della svolta per la maggiore fiera italiana dell'ortofrutta. Si tratta di approcciare al settore in modo diverso, coglierne potenzialità di sviluppo e intuirne punti deboli e prospettive. Così il 50% in più di superficie significa non solo più espositori, dagli 800 dell'edizione 2014 ai 1000 previsti per quest'anno, e visitatori (si punta ai 40mila rispetto ai 24mila del 2014) ma anche più capacità di ospitare occasioni di incontro. Complice anche il cambio di sede. Non più Cesena, come è stato fino allo scorso anno, ma Rimini, “che ha una delle più belle strutture fieristiche in Europa, a misura di visitatore” dice Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera oltre che di Almaverde. “Rimini ha una grande capacità recettiva con un ottimo rapporto qualità prezzo nel mese di settembre” continua Piraccinialle fiere partecipano clienti, fornitori e la rete vendita. I nostri espositori hanno la possibilità di usufruire di condizioni di ospitalità straordinarie. E infatti la risposta è stata molto positiva: molti di loro hanno organizzato eventi e incontri, all'interno o all'esterno della fiera”. E una sinergia si può creare anche con Flora Trade, la fiera del settore florovivaistico che si svolge in contemporanea sempre alla Fiera di Rimini. Mentre durante Macfrut vengono organizzati tour alla scoperta dell'enogastronomia e della cultura a Cesena e in Romagna, oltre che workshop e incontri tematici. La fiera rimane un evento pensato per gli addetti ai lavori, ma “anche i privati possono visitarla, previa registrazione sul sito”.

 

Gli espositori

La fiera si occupa di tutta la filiera dell'ortofrutta: dalle sementi ai servizi, passando per le novità vegetali & vivaismo, tecnologie produttive, produzione, commercio & distribuzione, macchinari & tecnologie, materiali & imballaggi, IV gamma, frutta secca, logistica. Insomma dal preraccolta, cui sono dedicati 4 padiglioni, e al post raccolta, cui sono dedicati due. Tantissimi gli espositori, alcuni nomi molto familiari al grande pubblico, per esempio, nel fresco, Valfrutta Alegra, Kiwi Zespri, Almaverde, Sun World, Alcenero, Besana frutta secca, Del Monte, Radicchio di Treviso. Poi c'è l'ortofrutta fresco di IV gamma: Dimmidisì, Ortoromi. I produttori di imballi e packaging, i cui marchi probabilmente non saranno riconoscibili quanto i loro prodotti: incarti e materiali che quotidianamente riempiono le nostre dispense. E poi gli stand di paesi stranieri, produttori, importatori ed esportatori.

 

Quali sono i punti chiave di quest'anno?

La partita si gioca su due fattori: innovazione e internazionalizzazione. L'Italia è il più grande produttore di ortofrutta insieme alla Spagna ma, soprattutto per quanto riguarda i prodotti estivi, si tratta di generi alimentari molto deperibili. Per questo è fondamentale di pari passo sviluppare la tecnologia di confezionamento e conservazione. E anche in questo settore il primato italiano è incredibile: gran parte della aziende di packaging in Europa sono filiali di imprese italiane. Proprio qui in Romagna c'è un distretto produttivo importantissimo.

 

Dunque innovazione uguale packaging?

Lo sviluppo di nuove confezioni è fondamentale non solo per essere sul mercato con un prodotto più piacevole, ma per preservarne l'integrità. Pensiamo ai box per fragole e frutti rossi che impediscono che la frutta si schiacci e ne aumentano il shelf life. Con un occhio di riguardo, ovviamente, alla sostenibilità e alla scelta di materiali biodegradabili e riciclabili.

 

In quale altra direzione si sviluppa l'innovazione in campo agroalimentare?

L'innovazione riguarda ogni aspetto della filiera: da quello produttivo, con la nascita di nuovi prodotti – un esempio è l'uva da tavola senza semi o alcune nuove varietà di mele – ai processi produttivi, che segnano un traguardo per sostenibilità ambientale o economica. Vogliamo porre l'attenzione su questo aspetto e premiare le aziende agricole più innovative con il Macfrut Innovation Award, che è diviso in 7 categorie: dalle sementi agli agrofarmaci e fertilizzanti, dai macchinari e le attrezzature, alle macchine e alle tecnologie per la selezione e il confezionamento, arrivando fino alla logistica e ai servizi. Un fattore importante, per esempio, è lo studio di un processo di selezione del prodotto che garantisca una migliore calibrazione. Come accade, per esempio, per le mele: si riuniscono per colore, dimensioni, livello zuccherino, per assicurare al cliente un prodotto sempre con le stesse caratteristiche. Perché per essere vincenti sul mercato la qualità del prodotto da sola non basta, serve anche un elevato livello estetico.

 

Cosa vuol dire internazionalizzazione?

Lo scorso anno il 15-20% degli 800 espositori veniva da fuori dai confini nazionali. Quest'anno l'obiettivo è, ovviamente, di migliorare questo dato. Abbiamo tanti paesi stranieri alla loro prima esposizione qui, come l'Ecuador presente con un gruppo di 12 aziende fairtrade produttrici di banane. Ma anche per quanto riguarda i visitatori professionali si punta ad aumentare la presenza straniera, anche grazie ad accordi con alcuni partner, per esempio Unicredit – business partner e main sponsor – con l'obiettivo di attrarre il mercato dell'Est Europa e i paesi extra Unione Europea.

 

L'export dell'ortofrutta è un elemento centrale in Italia?

Siamo uno dei più grandi produttori di mele, uva da tavola, pesche nettarine e, nel caso dei kiwi, siamo addirittura il più importante, mentre le patate sono tutte a esclusivo consumo interno. Nel complesso esportiamo circa un terzo della nostra produzione.

 

E per quanto riguarda il consumo interno?

La situazione è quasi speculare: il 40% di quel che mangiamo non viene prodotto in Italia.

 

Da cosa dipende?

I fattori sono diversi. Innanzitutto la frutta e la verdura sono un prodotto commodity, in pratica pur essendo un bene di cui c'è richiesta, non viene recepito nelle sue caratteristiche, e non si sa molto del prodotto a differenza, per esempio, di un succo di frutta in cui l'etichetta dice moltissime cose. La differenza la si fa facendo entrare l'ortofrutta nell'ambito delle specialty, e questo lo si fa dando un'identità, assegnando al prodotto un'anima riconoscibile.

 

In pratica si deve creare un contorno emozionale e identitario che lo trasformi in un prodotto iconico e non più generico. Ma in che modo?

Per valorizzare la produzione nazionale bisogna renderla identificabile, ad esempio con un bollino o un marchio.

 

Ma basta un bollino?

Per trasformare un prodotto commodity in uno specialty bisogna cambiare il modo in cui viene recepito dai consumatori. Per esempio facendone un ingrediente da grande chef. Pensare a una mela o un pomodoro in termini gourmet significa metterne in luce caratteristiche e specificità, conoscerne le varietà e le zone di origine. Per questo abbiamo coinvolto gli chef del Gambero Rosso Channel nel programma di Fruit and Veg Fantasy Show: perché crediamo che possano dare una nuova identità all'ortofrutta, valorizzarlo impiegandolo anche in una cucina più elaborata. Pensiamo a uno chef come Hiro, che potrebbe creare sushi o altri piatti a base di frutta e verdura. È una grande novità che punta a sdoganare l'ortofrutta dallo stretto recinto di consumo indifferenziato. È la prima volta, in tutta Europa, di un'operazione del genere.

 

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità bisognerebbe mangiare frutta o verdura 5 volte al giorno. Com'è la situazione in Italia?

Siamo lontani da queste quote. Nonostante i richiami continui a una corretta alimentazione i consumi non vanno molto bene.

 

Qual è il motivo?

La frutta e la verdura non sono comode da consumare, soprattutto fuori casa. Si può mangiare facilmente un gelato o una pizza, molto meno una pesca o un'insalata. I consumi sono in calo anche per questo.

 

Come ovviare?

In questo entra in gioco l'innovazione: la creazione di nuovi prodotti più comodi, ma anche e soprattutto lo sviluppo di prodotti di IV e V gamma.

 

Di cosa si tratta?

La IV gamma identifica, per esempio, le insalate in busta, già lavate e tagliate. Mentre nella V gamma ci sono i cotti e i preparati, per esempio i minestroni, o insalate di cereali e verdure o altri piatti pronti. Questo settore, dopo un momento di grande crescita, si è fermato. Viene scelto soprattutto da chi ha l'esigenza di ridurre i tempi, non è raro che siano gli stessi consumatori di riso o polenta con cotture veloci. La IV gamma, dopo una lieve contrazione, ha ripreso vigore sui mercati. È un modo intelligente ed evoluto di consumare frutta e verdura. Ha successo soprattutto sui consumatori più giovani. Insieme a questi esiste oggi la I gamma evoluta. Si tratta di prodotti che vengono, semplicemente, selezionati, puliti e confezionati per preservarne l'integrità e l'igiene nel trasporto e lo stoccaggio. Un esempio sono le insalatine da taglio, le baby leaf, che rispetto al prodotto tagliato hanno una minore deperibilità

 

Come è cambiato il mercato in questi anni?

È cambiato lo stile di vita quindi sono cambiati i consumi. Si passano più ore fuori casa e si dedica meno tempo alla preparazione del cibo. L'ortofrutta ha perso una quota importante nel mercato, ma confidiamo che nuove abitudini alimentari come veganesimo e vegetarianesimo possano migliorare la situazione. Anche perché il consumo di frutta e verdura fresca incide sulla salute delle persone e con questa sulla società. Le patologie collegate alla cattiva alimentazione sono un'emergenza ormai tristemente nota.

 

Si parla tanto di ritorno alla terra e i dati sull'occupazione nei campi, in grande crescita, parlano chiarissimo. Cosa ne pensa?

L'ortofrutta è uno dei settori tradizionale in Italia e oggi, dopo un forte cambio di rotta, si è tornati all'attività agricola, anche da parte dei giovani, ma non è un dato non così rilevante e ancor meno lo sono i fenomeni di autoproduzione e filiera chiusa. Sono interessanti come tendenza, ma non importanti al fine statistico.

 

Macfrut | Rimini | dal 23 al 25 settembre 2015 h.9.30-18 | Rimini Expo Centre
Via Emilia, 155 | la fiera è per addetti ai lavori, ma la partecipazione ai singoli è comunque consentita previa registrazione sul sito | ingresso gratuito con registrazione obbligatoria | http://www.macfrut.com/

 

a cura di Antonella De Santis

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