L’uomo dei fondi e doppi fondi. Mario Soldati gourmet

13 Feb 2017, 15:29 | a cura di

Sabato 11 febbraio il Centro Pannunzio di Torino ha ricordato Mario Soldati, pioniere della critica enogastronomica ed esploratore della società italiana attraverso la cultura del cibo.

La vincitrice del Premio di Alta Gastronomia “Mario Soldati” 2016 Monica Mercedes Costa ha aperto il valzer d’incontri, conferenze e letture che costituisce la preziosa offerta culturale del Centro Mario Pannunzio, di cui Soldati fu presidente per molti anni. Il primo dei sabati pannunziani cade a sessant’anni dalla messa in onda di “Alla ricerca dei cibi genuini. Viaggio nella valle del Po”, primo reportage sulla cucina italiana. È una sfumatura perlopiù trascurata quella del Soldati autore di “Vino al vino”, ideatore, regista e conduttore della trasmissione RAI e gourmet per riviste che ci ha regalatato Monica Costa accompagnata dai ricordi di prima mano del Direttore Generale del Centro Pannunzio, Pier Franco Quaglieni, che con affetto amicale descrive Soldati “brusco e persino un po' autoritario” in fatto di cibo e di vino. L’occasione si presta senz’altro a dare ulteriore profondità al ritratto a suo tempo offerto dal critico letterario Cesare Garboli di un Soldati “uomo dei fondi e doppi fondi”.

Scrittore eclettico, uomo di televisione e pioniere della divulgazione enogastronomica, nel 1957 Mario Soldati introduceva il suo programma riconoscendo alla cucina il legame indissolubile con la cultura: “Nella cucina c’è tutto. C’è la natura dell’uomo, il clima, quindi l’agricoltura, la pastorizia, la caccia, la pesca. E nel modo di cucinare c’è la tradizione di un popolo, c’è la storia, la civiltà”. Per scoprire questa tradizione, seguendo l’esempio di Pellegrino Artusi, Hans Barth, Paolo Monelli e altri “ghiottoni erranti”, Mario Soldati viaggiava. Monica Costa non a caso ha insistito sull’indissolubile intreccio tra viaggi e cibo, evoluzione del Gran Tour alla scoperta delle bellezze artistiche italiane che, finalmente, diventava anche esplorazione delle delizie della tavola. Dalla “Guida gastronomica d’Italia” del Touring Club del 1931 agli “Itinerari ghiotti” di Giovanni Mariotti fino ai tre resoconti di viaggio di Mario Soldati, noi contemporanei rileggiamo questi grandi classici che paiono ormai archeologia del cibo e, rileggendoli, ci mettiamo in viaggio.

“Perché rifare un viaggio già fatto?” chiedeva Mario Soldati nell’introduzione alla sua trasmissione. “Perché mi sono rimaste delle curiosità”, rispondeva. Seguire Soldati nelle sue esplorazioni significa sì ricordare un antesignano dell’enogastronomia, elencare vitigni e ricette ormai “specie estinte” impossibili da imbarcare sull’Arca della Fondazione SlowFood per la Biodiversità. Ma significa anche ricordare che, vent’anni prima delle interviste di Nuto Revelli e della denuncia della scomparsa delle lucciole da parte di Pier Paolo Pasolini, Mario Soldati andava in cerca delle eccellenze del territorio e già parlava di una civiltà che iniziava a perdere il gusto, a perdere il palato tra scatolame e fiumi nei quali l’inquinamento rendeva impossibile pescare. Mario Soldati raccontò l’Italia con coscienza civile, viaggiando tra cibo e parole. Poliedrico, cosmopolita ed esuberante come la nostra cucina e la nostra letteratura, seppe intrecciare l’una e l’altra facendone non solo utensili per soddisfare la curiosità, ma anche per riflettere sul proprio tempo.

 

a cura di Luca Bugnone

 

foto presa da http://www.internetculturale.it

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