La fabbrica del gusto. L’enogastronomia piemontese dopo il 2006

29 Mar 2017, 13:11 | a cura di

Torino e il Piemonte undici anni dopo le Olimpiadi invernali del 2006. Una storia di rinascita nel segno del gusto. 

Nel 2007, in una città ancora frastornata dalla sbornia olimpica, Piero Chiambretti affermò che Torino non era grigia, ma grigia metallizzata: attraente, elegante e di moda. In una parola, cool. Oggi, a undici anni dai XX Giochi olimpici invernali, avventurarsi in un rendiconto dell’enogastronomia piemontese non solo è possibile, ma dà una certa soddisfazione. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono stati eletti Patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco nel 2014; l’industria enologica è in costante espansione; Torino è divenuta ormai un centro propulsivo del turismo del gusto grazie a festival incentrati su diverse nicchie di settore (Vegan Festival, Street Food Festival, Torino Cocktail Week, Cioccolatò), è forte di una rete d’eccellenze e seducente per gli chef stellati che proprio qui inaugurano nuovi progetti, non più pionieristici ma connessi a una base solida.

Diamo i numeri? No: e anzi, eccone qualcuno. Il Paniere della Provincia di Torino comprende un territorio di 315 Comuni e include 32 prodotti, oltre ai vini DOC. Circa 900 produttori, una trentina di punti vendita e una sessantina di ristoranti partecipano alle iniziative di promozione. Il Paniere, riporta il sito internet dedicato, “unisce bellezze naturali, tradizioni millenarie, luoghi di interesse storico e architettonico, ma anche un ampio e variegato patrimonio di tipicità agro-alimentari e di eccellenze del gusto”. Questo “logo-ombrello” protegge e garantisce prodotti nati da una tradizione documentata che utilizza solo materie prime locali, e sussume tutto il “potenziale per lo sviluppo” lanciato dal trampolino olimpico del 2006, quando la provincia divenne sponsor ufficiale dei Giochi assieme ai grandi marchi dell’agroalimentare. Così, accanto alla monocultura del turismo invernale, sono state definitivamente aperte nuove possibilità per le montagne piemontesi.

Il territorio, con 48.000 ettari coltivati a vite, può vantare 17 DOCG e 42 DOC. Assieme alle bellezze artistiche e all’offerta culturale, l’enogastronomia ha richiamato nel 2015 oltre 4,5 milioni di turisti stranieri e incassato 13 milioni di pernottamenti. Il settore agroalimentare ha visto un incremento dell’export del 3,8% nel 2016.  L’Unione europea riconosce 21 tra prodotti DOP e IGP, tra cui la “tonda gentile” delle Langhe, il marrone della Val Susa e quel tartufo,  pienamente autoctono, che già l’albese Giacomo Morra dispensava agli attori di Hollywood negli anni Cinquanta, in tempi in cui Torino e Piemonte erano sinonimi di fabbrica e nient’altro. Da quelle meteore spedite oltreoceano si è partiti per costruire una storia diversa, sino ad arrivare, oggi, allo sbarco newyorkese delle sperimentazioni di Affini e Vermouth Anselmo da Manzo; alla prossima edizione di Biteg, Borsa Internazionale del Turismo Enogastronomico, a Cuneo il 28 e 29 aprile; e alla prossima finale di Bocuse d’Or nel 2018, il più importante premio di alta cucina del mondo. Chissà, magari un’altra–golosa–olimpiade.

 

a cura di Luca Bugnone

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