Winter Fancy Food di San Francisco. Riflessioni a margine di una grande fiera

3 Feb 2014, 09:22 | a cura di
Il cibo made in Italy negli USA va forte, complice la ripresa dei consumi negli States. “È il momento ideale per le imprese italiane che vogliono farsi conoscere in questo paese. Ma l'America non è solo New York: è ora di puntare alla California”. Questo il suggerimento di Pier Paolo Celeste, direttore dell’Istituto Commercio Estero di New York.

Il Made in Italy enogastronomico vive una stagione d’oro negli Stati Uniti. Lo confermano non solo il successo dei ristoranti italiani, tra i più apprezzati, ma anche i dati relativi al consumo dei nostri prodotti e i risultati alle fiere di settore. Come il Winter Fancy Food, il grande salone enogastronomico che si è da poco concluso a San Francisco. Sono state 60 le aziende italiane che hanno partecipato, oltre 19 mila i buyers presenti e 1300 espositori provenienti da 35 paesi. Una specie di mega Salone del Gusto della west coast.
La trentanovesima edizione del Winter Fancy Food si è chiusa con un bilancio più che positivo confermando i trend del mercato americano in termini di import e apprezzamento dei prodotti italiani.
In testa olio di oliva (in barba agli attacchi della stampa americana), formaggio, pasta: i grandi classici del Made in Italy confermano la loro presenza nel mercato americano e il riscontro da parte della clientela. Ma ci sono anche prodotti nuovi, di nicchia, espressione dell’artigianalità italiana. Le tendenze del Winter Fancy Food che si è appena concluso segnalano un consumo più consapevole del cibo, preferendo il biologico o naturale e i prodotti artigianali.

Secondo i dati ICE (Istituto Commercio Estero) degli ultimi undici mesi, l’import americano dall’Italia è cresciuto del 3,9% e quello dell’agroalimentare del 9,2%. L’Italia, sesto fornitore degli Stati Uniti nel mercato agroalimentare, tiene quote molto significative nel mercato statunitense: il 34 per cento per quanto riguarda pasta e olio d’oliva, 32 % i formaggi, e il 32 per cento per l’acqua minerale.
È il momento ideale per le imprese italiane che vogliono farsi conoscere in questo paese” afferma Pier Paolo Celeste, direttore dell’Ice di New York“Non solo perché il Made in Italy è sempre molto apprezzato ma anche perché l’America si è lasciata ormai alle spalle gli anni della crisi e l’indice dei consumi è aumentato negli ultimi quattro mesi. La scelta del mercato americano” continua Celeste “anche se può sembrare la più rischiosa e difficile, rimane senza dubbio quella che garantisce più successo”.

In questa ultima edizione del Fancy Food molte aziende italiane, soprattutto quelle che puntavano su prodotti di nicchia, hanno chiuso nuovi contratti con buyers di tutto il mondo. “L’America però non è solo New York” puntualizza Celeste “il mercato del food della Grande Mela, per quanto resti una vetrina importante, non è l’unico da conquistare. I primi tre stati in testa dell’import italiano sono il New Jersey, New York e la California. Proprio su quest’ultima, consiglierei alle imprese di puntare”. Secondo il direttore Celeste, i consumatori della west coast esprimono preferenze diverse rispetto all’area della Grande Mela. Ad esempio, certi prodotti italiani come il lardo di Colonnata non riscuotono molto successo. Lo stesso non può dirsi per il prosciutto crudo, di cui l’Italia è fornitore con quote di mercato che arrivano al 70 per cento. In California, i consumatori sono più attenti e consapevoli, prediligono il biologico, il cibo a chilometri zero, locale e fresco. Leggono attentamente le etichette e vogliono prodotti di qualità.
Se l’Italia la fa ormai da padrona nell’industria del food, confermando la sua supremazia sulla Francia, su alcuni prodotti rimane indietro. Esempio? I prodotti da forno, biscotti in testa, e i prodotti freschi. Nel primo caso siamo battuti dalla Germania, nel secondo caso, per problemi di logistica, ci superano i paesi del Sud America. Il prossimo appuntamento è il Summer Fancy Food che si terrà a New York dal 29 giugno al 1 luglio. Nel Padiglione Italia, il più importante, ci saranno 350 aziende e 70 sono quelle in lista d’attesa. Ma il direttore Pier Paolo Celeste sta lavorando per poter garantire a tutti spazio e visibilità.

a cura di Liliana Rosano

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