Mondo Start-up. Newgusto: in viaggio tra le cucine di tutto il mondo

23 Lug 2014, 09:15 | a cura di
Il modo migliore per conoscere la tradizione gastronomica di un posto è mangiare in casa delle gente comune. E se non conosci nessuno? Ci pensa Newgusto: couchsurfing del cibo che mette in condivisione le cucine di tutto il mondo. Ecco come funziona la start-up di oggi.

Tempo di vacanze, di viaggi e di scoperte. Tempo di itinerari da organizzare e mete da raggiungere, tempo di indirizzi da scovare alla ricerca di sapori che raccontino la storia e le tradizioni delle nostre destinazioni vacanziere. Il food è diventato un itinerario nell'itinerario, perché il viaggio passa sempre più attraverso un percorso gastronomico che faccia scoprire l'anima dei luoghi. Qual è il mercato da non farsi sfuggire, il piatto imperdibile o il ristorante più gettonato, cercando di schivare locali turistici? Scatta così la corsa ai suggerimenti di parenti o amici oppure ci si affida al web. Ma pensate che bello sarebbe mangiare proprio a casa della gente del posto, scoprire abitudini e tradizioni delle persone comuni. Ecco, questo è il ragionamento che ha fatto Cristiano Mazzocchetti quando ha deciso di sviluppare Newgusto: il couchsurfing della tavola grazie al quale, invece del divano, si condivide la propria cucina. Insomma un vero food surfing che raccoglie a oggi 15.000 iscritti provenienti da tutto il mondo. Ecco l'intervista a Cristiano, che ci racconta come si è sviluppata la start-up a distanza di tre anni dalla sua nascita.

Che cos'è Newgusto?
È una piattaforma che permette di provare la vera cucina locale senza il rischio di imbattersi in ristoranti turistici. Su Newgusto si può essere semplicemente un ospite che desidera mangiare in giro per il mondo, oppure un cuoco disposto a ospitare persone in casa propria per condividere la propria cucina. Parola d'ordine? Sharing. Condivisione.

Come è nata l'idea?
L'idea è nata pensando ad un viaggio. Sono uno che viaggia fuori dagli schemi, con sacco a pelo e zaino in spalla, per intenderci. Mi sono reso conto che in Italia non c'era alcuna piattaforma che permettesse di mangiare a casa della gente del posto. E siccome utilizzavo già Couchsurfing o Airbnb per dormire a casa degli autoctoni, mi sono domandato perché non avrei potuto anche mangiare a casa di questi.

Come l'hai concretizzata?
Ho parlato di questa idea a tre amici, gli attuali soci, i quali l'hanno appoggiata in pieno. Abbiamo così cominciato a svilupparla avendo già le competenze per poterlo fare.

Chi collabora attualmente?
Siamo in quattro: Giovanni Di Gregorio (sviluppatore web), Graziano Romanelli (visual design), Antonio Ruscitti (sviluppatore mobile) e il sottoscritto.

Come funziona?
Basta iscriversi. Ci sono tre profili: uno completamente gratuito (utile per chi vuole solo essere ospitato) dove si possono caricare massimo cinque menu senza i prezzi; il profilo Pro per chi vuole aprire alla community il proprio home restaurant: il cuoco può organizzare eventi, al quale gli ospiti si possono prenotare, può aggiungere i menu e i prezzi, le foto della cucina e dei piatti, la localizzazione geografica, il link alla mail, a Facebook e ad altri social network. Per accedere a questo profilo il costo annuo è di 19 euro. Infine il terzo profilo è destinato agli operatori del settore, l'utenza Stunning, che ha un costo annuo di 89 euro.

Quindi per gli ospiti la registrazione è gratuita?
Assolutamente sì, basta iscriversi gratuitamente, cercare una località con dei cuochi presenti, scegliere nelle loro pagine il menu che più piace e prenotare indicando il numero di persone e la data. Una volta conclusa la cena possono lasciare poi dei feedback relativi all’esperienza.

Quanti iscritti ci sono?
A oggi la nostra community conta 15.000 utenti, di cui la maggior parte (circa il 95%) con un profilo base. Poi solo due mesi fa abbiamo concluso un accordo con Ristoroma.it (portale che vende servizi ai ristoratori e anche i nostri account) grazie al quale contiamo di aumentare gli iscritti.

Dove sono localizzati gli iscritti?
È possibile vederlo nel sito anche se non tutti sono geolocalizzati, perché al momento dell'iscrizione non hanno indicato l'indirizzo. Oltre agli iscritti italiani, la maggior parte si trova in Sud America, ma anche New York e Los Angeles, Parigi, Londra...

Perché un ospite si dovrebbe fidare della cucina di uno sconosciuto?
Semplicemente perché nel piatto troverà gli stessi ingredienti che mangia anche il cuoco. Tra i vantaggi ci metto anche il prezzo, che il più delle volte è un semplice rimborso spese.

Come vi siete fatti conoscere?
Ci siamo affidati al web, specialmente ai social network, e al passaparola. È infatti la community stessa ad accrescere la fama di Newgusto, con le recensioni, le immagini e tutti i contenuti che vengono condivisi.

Qual è stato l'investimento iniziale?
Il nostro tempo. Ovviamente è stato fondamentale avere già il know how necessario per sviluppare l'idea.

Newgusto è anche app?
La sta sviluppando Antonio, tempo una ventina di giorni e Newgusto sarà app per Apple.

Come vi differenziate dai vostri competitors?
I nostri competitors il più delle volte si tengono una percentuale sulle transazioni, noi no. L'unica spesa per gli utenti (e guadagno per noi) è la quota d'iscrizione, tra l'altro solo se si vuole un profilo pro o stunning. Una volta iscritti gli utenti hanno totale libertà: grazie alla chat, cuochi e ospiti si possono mettere d'accordo tra di loro e concordare il prezzo della cena o decidere di fare una sorta di baratto dove il cuoco mette il cibo e l'ospite porta il vino o il dolce.

Legislativamente come funziona?
Trattandosi di un portale abbiamo dovuto aprire un semplice account. Poi da un punto di vista igienico sanitario o finanziario è come se fossero cene a casa di amici, quindi non c'è una vera regolamentazione. È una zona ancora grigia nella legislazione italiana, anche perché non trattandosi di locali pubblici non è minimamente considerata ristorazione abusiva.

Come garantite la sicurezza dei vostri iscritti? Selezionate i cuochi o gli ospiti?
Nessuna community filtra i propri utenti, nemmeno noi. È la community stessa che si auto controlla attraverso i vari feedback e le valutazioni (stile eBay per intenderci). La community vede, sperimenta, segnala nel bene e nel male. Infatti, a evento concluso, sia il cuoco che l’ospite possono scambiarsi pubblicamente i feedback, condividere foto e commenti sulla bacheca dell’evento, in modo che anche gli altri utenti possano farsi un’idea per le cene future.

Il vostro guadagno sta solo negli account?
Per ora sì, contiamo ovviamente di ampliare le entrate con pubblicità ma anche attraverso l'organizzazione di corsi di cucina. Ora come ora non viviamo solo di questo ma speriamo che quel che è nato per gioco, in un futuro sia anche in grado di mantenerci.

Che difficoltà avete dovuto affrontare all'inizio?
È difficile aprire un negozio fisico forse, ma per aprire un account non c'è voluto molto: abbiamo solo dovuto registrare l'impresa alla Camera di Commercio. Le uniche difficoltà sono state da una parte la mancanza di fondi e dall'altra la diffidenza delle persone, non tutti sono pronti ad accogliere degli estranei dentro la propria casa.

newgusto.com

A cura di Annalisa Zordan

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