Calcio e cibo: l'alta ristorazione conquista gli stadi

16 Ott 2014, 11:15 | a cura di
La prima è stata la Juventus che ha assoldato Gualtiero Marchesi ed Enrico Bartolini per il Club Gianni e Umberto Agnelli, ma ci sono anche l'Atalanta che si appoggia al catering dei fratelli Cerea, la crystal lounge del Consorzio Vini Chianti Classico nello stadio di Firenze e la Cucina Milanello del Milan. Buon cibo e calcio ora vanno a braccetto.

C’è la serie A della cucina – storicamente identificata dalle Tre Forchette del Gambero Rosso, i Tre Cappelli dell'Espresso e le Tre Stelle Michelin – e c’è la serie A delle società di calcio che guardano con sempre maggiore interesse alla ristorazione, intesa come mezzo per fidelizzare gli appassionati e generare business. Naturalmente, la tendenza non può che aumentare con la costruzione dei nuovi stadi: i progetti presentati recentemente da Sampdoria e Roma, non a caso, danno ampio spazio a locali fast-food come di buona cucina. Per i calciofili-gourmet, il modello è Puerta 57, piazzato all’anello superiore del Santiago Bernabeu: ampie vetrate verso il sacro rettangolo di gioco, ambiente di classe, prezzi elevati. Ma le tapas al banco e soprattutto i piatti di pesce sono di grande livello.

Chi non ha il “locale” (praticamente tutte le società) ha comunque preso l’abitudine di offrire un rinfresco - agli ospiti suoi o degli sponsor – in occasione delle partite. Si va dalle centinaia di presenze a San Siro alle poche decine delle neopromosse. Non si offenderà nessuno se diciamo che lo scudetto va all’Atalanta che si serve del miglior catering italiano (c’è chi dice mondiale), quello della famiglia Cerea, proprietaria del tre stelle Da Vittorio a Brusaporto. Accaniti tifosi della Dea, sono entrati all’Azzurri d’Italia dal 2010, quando è diventato presidente Antonio Percassi: ora sono supporter sponsor e si occupano di servire sino a 500 persone in varie aree dello stadio. Con la mitica efficienza nel servizio, garantita da una ventina di addetti, e la passione per la qualità, “must”di famiglia. “Per noi è l’occasione di stare vicino alla squadra del cuore e far conoscere la cucina del territorio” spiega Francesco Cerea, responsabile della ristorazione esterna e degli eventi “quindi ci sono sempre salumi e formaggi bergamaschi, un primo piatto a rotazione, l’immancabile polentina fatta al momento e che va a ruba, i dolci casalinghi”. Per la cronaca, tutto buonissimo.

Chi ha anticipato i tempi – rispetto alla concorrenza nazionale – è stata la Juventus: per il nuovo stadio ha affidato l’intera parte ristorativa a Top Food, società tra le più note in Italia. Se per i tifosi “normali” c’è una collezione di 30 punti ristoro (ma con le vivande preparate al momento), per quelli fortunati ci sono le aree hospitality dove si gustano piatti veri, realizzati da 20 cuochi che hanno a disposizione 1.500 mq di cucine professionali. Più o meno sono 4mila coperti a match. Il top è Legends Club, lo spettacolare ristorante sul lato Ovest, ma è molto frequentato anche il Club Gianni e Umberto Agnelli. Curiosità: quest’ultimo fu inaugurato nel 2011 con un evento firmato da Gualtiero Marchesi – simpatizzante interista - che in omaggio ai colori sociali preparò un favoloso riso al nero di seppia e scaglie d’argento. Come fu apprezzatissimo lo show cooking di Enrico Bartolini – lo chef del Devero – che in un pre-partita mostrò la preparazione di uno dei suoi signature-dish: il risotto mantecato al gelato di rape rosse e salsa al Gorgonzola.

Tra le peculiarità del Legends Club, l’adattamento del menu all’orario delle partite – sono quattro nella massima serie - che dimostra l’eccellenza raggiunta e la capacità del personale. Quindi se i bianconeri scendono in campo alle 12.30, si parte già alle 10.40 con una selezione di dolci e di salumi – tipo brunch – per passare giustamente ai primi durante l’intervallo: piatti italianissimi come i paccheri al ragù e i ravioli di zucca con burro, salvia e amaretti. Se il match è all’orario classico (le 15), si prepara un vero e proprio pranzo alle 13 con antipasto (vitello tonnato, treccia di bufala con cuore di bue e origano, battuta di vitello con salsa al Grana Padano e così via), un primo a scelta, un secondo di carne o di pesce (esempio filetto di maiale con salsa ai tre pepi o filetto di orata ai ferri con maionese alle erbette e insalata di patate) e un dolce. Nel menu per la partita alle 18, scompare il secondo all’intervallo ma prima del calcio d’inizio, alla lunga selezione di dessert, si aggiungono sushi e sashimi come antipasti. Infine, se il match inizia alle 20.45, c’è la possibilità di cenare serenamente alle 19 con il menu simile nella struttura (ma non nei piatti) a quello del match alle 15. In ogni caso, il post-partita è sempre caratterizzato da un servizio caffetteria con piccola pasticceria per festeggiare o addolcire il risultato della squadra bianconera.

Una moda che sta prendendo piede è quella delle sky lounge legate al wine & food. A San Siro, dalla scorsa stagione, funziona quella della Collina dei Ciliegi, l’azienda vinicola della famiglia Gianolli che ha acquistato nel 2014 uno dei monumenti della ristorazione italiana: l’Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagnano, vicino Abbiategrasso. Quindi nella Sky Lounge Vip La Cassinetta si può assistere a tutte le partite presentate allo Stadio San Siro, non solo quelle del Milan, e, come durante l’estate passata, anche ai concerti. In più si possono trovare i vini della cantina e assaggiare qualche “piattino” dell’affermato chef Silvio Salmoiraghi. A Firenze, in occasione della prima di campionato, ha debuttato la crystal lounge del Consorzio Vini Chianti Classico. Cucina prevalentemente toscana (ma anche prodotti di altre regioni italiane) per venti coperti, accompagnata dal vino più famoso della regione. “L’idea ci è venuta dai tifosi viola” spiega Giuseppe Liberatore, direttore generale del consorzio “da anni li vedevamo sventolare bandiere del Gallo Nero e ci siamo detti perché non usare il Franchi come vetrina esclusiva di un vanto toscano come il vino?Ed eccoci in questa bellissima location, a fianco della tribuna d’onore”

Al Milan, invece, il merito di aver infranto un altro muro: un locale “brandizzato” lontano dallo stadio, in attesa di fare grandi cose nell’eventuale nuova arena in zona Expo. Dalla primavera scorsa, è attivo – all’interno della sede al Portello - Cucina Milanello: il bar-ristorante gestito da My Chef, gruppo leader sulle autostrade e gli aeroporti: l’originale Michelangelo all’interno di Linate è l’ultimo gioiello tra i suoi 150 “presìdi” in Italia, che fatturano circa 120 milioni di euro all’anno. Aperto tutto il giorno come caffetteria e solo a pranzo come ristorante, Cucina Milanello ha una piccola carta veloce e gustosa con l’Insalatona Milanello e l’hamburger di chianina come punti forti. Ad assaggiarli, insieme agli altri piatti, spesso ci sono in primis gli a.d. Adriano Galliani e Barbara Berlusconi. Ovviamente l’ambiente è dominato dai colori rossoneri e abbondano i maxi-schermi nelle sale. La notizia: entro fine anno aprirà per cena, con un menu meno asciutto, e – si dice – grosse sorprese. Tifosi e gourmet attendono di conoscerle.

a cura di Maurizio Bertera

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