Nepal a Expo 2015. I contenuti del padiglione

6 Ago 2015, 10:16 | a cura di

Nonostante il terribile terremoto di aprile, è oggi completato il Padiglione Nepal. Simbolo di gratitudine, pace, solidarietà. 

Il 12 luglio il Nepal ha finalmente inaugurato il suo Padiglione con una cerimonia ufficiale in presenza delle autorità italiane e nepalesi. Un evento che ha dato il giusto risalto agli enormi sforzi fatti per terminare l'edificio, nonostante il catastrofico terremoto del 25 aprile, il quale, ricordiamolo, ha causato migliaia di morti nonché la distruzione di edifici secolari, tra cui la torre Dharahara di Katmandu, considerata parte del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. 

Concept: La sicurezza alimentare e la sostenibilità per lo sviluppo

Il Nepal, con una superficie di 147.000 chilometri quadrati e oltre 26 milioni di abitanti, è uno Stato in cui la produzione di cibo non riesce a tenere il passo della crescita demografica, nonostante l'agricoltura occupi una buona fetta dell'economia totale per via della grande biodiversità, delle condizioni climatiche favorevoli e della disponibilità di acqua corrente proveniente dai ghiacciai della catena montuosa dell’Himalaya. Nonostante tutto ciò, dicevamo, il Nepal non riesce a garantire la quantità di cibo sufficiente per la propria popolazione perché mancano un’irrigazione adeguata dei campi agricoli e l'energia necessaria. Da qui la decisione di partecipare a Expo con l'obiettivo di adottare, nel futuro prossimo, programmi di sviluppo dell’agricoltura di montagna. Agricoltura che si è sviluppata nel corso dei secoli, con metodi naturali come i terrazzamenti, ma che ha bisogno di essere sviluppata e innovata. 

Padiglione: le tradizionali abitazioni nepalesi

È la dimostrazione concreta che il Nepal ha avuto la forza di rialzarsi. L'improvviso e inaspettato rientro in patria di molti operai, infatti, non ha fermato i lavori: l'edificio è stato portato a termine da molti volontari e dai lavoratori e tecnici italiani della società Geo Construzioni Generali di Lograto e Soncino. Forse è per questo che viene considerato, dallo stesso vicecommissario Amrit Ratina Shakya, un padiglione di gratitudine e di pace, che tra l'altro ricorda la forma del mandala, ovvero il diagramma circolare composto dall’unione di figure geometriche. Un palese richiamo al cerchio della vita che riveste un significato spirituale e rituale nel Buddhismo e nell'Hinduismo. Per costruire l'edificio, progettato da Implementing Expert Group (Ieg), lo stesso gruppo di architetti scelto dal governo nepalese per seguire anche le esposizioni universali precedenti, sono state istruite squadre di carpentieri, muratori, artigiani e artisti al fine di replicare in maniera fedele gli elementi costruttivi delle più belle abitazioni tradizionali nepalesi. Non a caso l’atmosfera che vi si respira all'interno è quella degli antichi insediamenti delle valli di Kathmandu, con porticati e templi caratterizzati da colonne intagliate a mano. 

Percorso espositivo

Il padiglione, che si sviluppa su una superficie di 2750 metri quadri, raffigura un percorso di trekking che attraversa le valli fino ad arrivare alle grandi montagne ricche di flora e fauna. Non a caso il suo skyline ricorda l'Himalaya. E durante il percorso espositivo vengono illustrate le specificità dell'agricoltura di montagna, con la possibilità di assistere alla preparazione di piatti tipici che ovviamente sfruttano il patrimonio agricolo nepalese. Eccellenze gastronomiche, come i pork momo (ravioli di farina d'orzo, cotti al vapore e ripieni di carne di maiale e spezie), i samosa (involtini di verdura fritti), i mini bara (pancake di lenticchie) o il kheer (budino di riso con frutta disidratata), che si possono gustare comodamente nel ristorante del padiglione. 

Solidarietà

Il Padiglione nepalese, rimasto incompleto durante i primi mesi di apertura di Expo, ha mostrato, tra le altre cose, il lato bello delle persone: tantissimi visitatori, infatti, sono comunque entrati per fare una donazione destinata alla ricostruzione del Paese. A oggi la somma raccolta ammonta a oltre 300.000 euro ma la raccolta benefica prosegue fino alla fine di Expo. Per chi invece può permetterselo, il consiglio è quello di andare in Nepal perché il miglior modo per aiutare il Paese, ora, è andare a far visita al popolo colpito. Il turismo, uno dei perni dell'economia del Nepal, rappresenta infatti il motore della ripartenza. 

a cura di Annalisa Zordan

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