Quali rischi per i vini a denominazione d'origine in Europa? Parla Bernard Farges

26 Feb 2016, 15:00 | a cura di

Dal cyber-squatting su Internet ai negoziati Ttip con gli Usa, dal dossier etichettatura della Commissione Ue al sistema autorizzazioni per i nuovi impianti. Intervista al presidente francese di Efow, Federazione europea delle denominazioni d'origine

Da poco piรน di un mese guida la Federazione europea dei vini a denominazione d'origine (Efow), il sindacato che rappresenta nei tavoli istituzionali gli interessi delle filiere vinicole di cinque grandi Paesi produttori del vecchio continente, Francia, Italia, Spagna, Ungheria e Portogallo. Bernard Farges, 51 anni, produttore-viticoltore a Mauriac en Gironde, in quel di Bordeaux (รจ anche presidente di Cnaoc e del Civb), ha oggi il delicato compito di proseguire il complesso lavoro fatto da Riccardo Ricci Curbastro (Federdoc) nei suoi due mandati. Tutela e promozione delle Do, i principali obiettivi della Federazione. Ma le questioni aperte non mancano. Anzi, Farges si รจ da subito trovato una difficile matassa da sbrogliare come il dossier etichettatura proposto dalla Commissione Ue. Ed รจ proprio su questo tema ha voluto porre l'accento.

La proposta di semplificazione della Commissione europea sta andando in una direzione che, secondo Efow, non favorisce le denominazioni d'origine. Avete parlato di rischio "smantellamento" del Regolamento 607/2009. Perchรฉ?

Crediamo che con questo dossier la Commissione stia cercando di rimettere in gioco le regole del settore. Per questo siamo preoccupati e lo siamo per due ragioni in particolare. Innanzitutto, รจ inaccettabile che solo una parte dei testi venga discussa ai tavoli; questi testi devono sostituirne altri e per noi รจ impossibile fare un'analisi d'insieme. Inoltre, smantellare uno dei testi base del settore (il regolamento 607/2009) sparpagliando le singole disposizioni in testi legislativi diversi, che di solito sono di tipo orizzontale, come ad esempio le norme sul commercio, non rappresenta per noi il modo giusto per semplificare. E anche per gli operatori del settore non vediamo alcuna semplificazione.

Qual รจ l'altro punto che non convince?

Ci sembra chiaro che la Commissione Ue tenti di rimettere in discussione i delicati equilibri delle ultime riforme, del vino del 2008 e della Pac 2013. A guardare i testi, notiamo che il progetto provoca problemi a numerose regole del settore, soprattutto per i vini a denominazione. Nel dettaglio, non ci sono piรน in questi testi alcuni elementi essenziali su cui poggiano le Do, come l'impossibilitร  per i prodotti senza Ig di indicare un'origine geografica inferiore a quella del Paese d'origine. Ma ci sono anche tutta una serie di modifiche sostanziali alle attuali regole, dalle menzioni tradizionali ai nomi dei vitigni, fino alla forma delle bottiglie. Ecco perchรฉ chiediamo alla Commissione di rivedere il metodo e di rispettare gli equilibri delle ultime riforme.

Perรฒ, il commissario all'Agricoltura, Phil Hogan, ha rassicurato l'Italia e il ministro Maurizio Martina sul fatto che non ci saranno rischi per i vitigni autoctoni. L'Italia teme per Lambrusco, Vermentino e altre Dop. Dobbiamo fidarci di Hogan?

Deve tenerne conto e garantire l'equilibrio trovato nel 2008, nell'ultima riforma. Sono in molti coloro che non vogliono rimettere in gioco l'attuale legislazione all'interno del settore vino, tra gli Stati Membri e nel Parlamento europeo. Ci auguriamo che Hogan capisca quale sia la posta in gioco prima di intraprendere qualsiasi modifica della legge comunitaria.

Veniamo agli accordi Ttip. Gli Usa sono in piena campagna elettorale per le presidenziali. E si ha la sensazione che, da ora in avanti, ci sarร  un rallentamento dei negoziati. L'argomento vino, purtroppo, non รจ stato affrontato. Nel frattempo, il governo Obama ha firmato a fine 2015 il Trans pacific partnership (Tpp) con l'area asiatica. La situazione attuale non รจ propriamente quella auspicata, giusto?

Gli Stati Uniti sono il nostro primo mercato, dove il consumo รจ cresciuto in modo importante nell'ultimo decennio. Infatti, dal 2013 gli Usa sono il piรน grande consumatore mondiale. La discussione sulle indicazioni geografiche รจ ferma dalla fine della prima fase dell'accordo sui vini tra Ue e Usa nel 2006. Tuttavia, il fatto che il Parlamento Ue, un gran numero di Stati e la Commissione Ue abbiano posto tale questione tra i punti non negoziabili, obbliga gli Stati Uniti a trovare una concreta soluzione. Sarร  molto difficile raggiungere l'accordo entro il 2016, ma il risultato รจ piรน importante dei tempi coi quali questo si raggiunge.

Una vera e propria battaglia si svolge nel Pacifico. Alcune regole del Tpp ci riguardano e seguiremo con attenzione la ratifica di questo accordo. Si tratta di mercati molto promettenti e in piena crescita, e per il nostro settore ciรฒ rappresenta una reale opportunitร . Per questo, crediamo che la Commissione debba concentrare i suoi sforzi di negoziazione in questa parte del mondo, chiudere e ratificare rapidamente una serie di accordi.

Gli accordi di libero scambio non possono limitarsi alla semplice eliminazione delle barriere tariffarie. Cosa chiedete in particolare?

Riteniamo che qualsiasi accordo debba consentirci di avere un miglior accesso al mercato dei Paesi terzi. E ciรฒ passa per il riconoscimento e la protezione delle Ig vinicole. Il fatto che un produttore in un Paese terzo possa usare liberamente le nostre denominazioni per produrre e commercializzare del vino ci provoca serie difficoltร . In effetti, tutto ciรฒ impatta non solo sulle nostre quote di mercato e sulla fidelizzazione del consumatore, ma riduce nel lungo termine il concetto stesso di indicazione geografica.

Parliamo di autorizzazioni. Il nuovo sistema รจ in vigore dal 1 gennaio 2016. I grandi produttori, come l'Italia, probabilmente chiederanno all'Europa di aumentare il limite dell'1% per il vigneto nazionale. Lo faranno nel 2017, nell'anno della revisione della Pac. Ci sarร  bisogno di aumentare il potenziale sopra l'1% per soddisfare i mercati?

Difficile, in questo momento iniziale, misurare i concreti effetti sui nostri terroir e sullo sviluppo del vigneto. Faremo un primo bilancio dopo la fase di chiusura dei singoli dossier che termina a fine aprile 2016. Allora sapremo se le richieste dei viticoltori avranno sorpassato o meno i plafond nazionali. Non escludiamo certo che si possa chiedere alla Commissione di migliorare le regole d'applicazione. In ogni caso, siamo soddisfatti per essere riusciti a preservare uno strumento di regolamentazione del nostro potenziale produttivo. Oggi, la viticoltura รจ l'ultimo settore in Europa che gode di un tale strumento. Molti altri settori agricoli ci invidiano.

Efow, tra i suoi compiti principali, si occupa degli aspetti sociali legati al consumo di vino. Quali progetti prevedete, in concreto, in questo 2016? E come giudica l'aumento delle preferenze dei consumatori per i vini a basso tenore alcolico?

I nostri soci ritengono fondamentale promuovere il consumo responsabile come il punto di partenza delle politiche europee in materia di consumo di alcolici. Il prolungamento del mandato al Forum europeo alcol e salute da parte della Commissione Ue รจ, in questo senso, un attestato di fiducia. Quest'anno una importante verifica sarร  data dalla pubblicazione dello studio sugli ingredienti e il loro valore nutrizionale. Efow e, piรน in generale, la filiera del vino devono essere propositivi.

Per quanto riguarda i vini a basso tenore alcolico, penso che il progresso di queste tipologie risponda all'attenzione dei consumatori per prodotti piรน leggeri. Pertanto, la nostra offerta deve sapersi adeguare a questa domanda, perchรฉ molti nuovi consumatori conoscono il mondo del vino proprio attraverso questi vini, spesso piรน semplici e piรน facili da approcciare. L'educazione al vino attraverso questi prodotti รจ, in fondo, un eccellente mezzo per avvicinare i consumatori ai vini piรน tradizionali. Si arricchisce la nostra offerta e, allo stesso tempo, la varietร  della clientela.

Veniamo a internet, che in futuro sarร  uno dei canali privilegiati per vendere vino, come lei ha dichiarato appena insediatosi. Ma รจ proprio questo un ambito dove difendere le denominazioni รจ piรน difficile. Come bisogna agire?

Fino a oggi, i negoziati si sono concentrati essenzialmente sul mondo reale, l'offline, e non sono stati abbastanza attenti al mondo virtuale dell'online. Tuttavia Internet รจ un mezzo sempre piรน usato per informarsi e fare acquisti e in futuro potrebbe essere uno dei nostri mercati piรน importanti. Cito un dato: le vendite online di vino sono cresciute del 30% ogni anno. รˆ pertanto fondamentale definire le regole del gioco per assicurare una concorrenza leale. La battaglia condotta da Efow sul dossier .wine e .vin ha permesso di evidenziare le difficoltร  che ci sono e quelle a cui andremo sempre piรน incontro. Abbiamo saputo negoziare un accordo commerciale che ci soddisfa ma non basta. Oltre 1.930 nuovi nomi di domini generici (generic top level domains) sono nati in seguito alla liberalizzazione della rete senza che ci sia stata una reale riforma della governance di Internet. Pensiamo che la Commissione Ue, in collaborazione con gli Stati membri, la societร  civile e i settori che hanno un'alta propensione all'export debbano fare delle riflessioni approfondite su questo dossier e occuparsi di questa nuova realtร  prima che sia troppo tardi. Cioรจ, prima che potenziali mercati per i nostri produttori siano vittime del cyber-squatting.

La promozione dei vini รจ uno dei temi piรน sentiti dai produttori. Lei viene da Bordeaux. Ci spiega quale strategia รจ migliore per farla?

Storicamente, Bordeaux ha costruito la sua notorietร  e la valorizzazione dei vini puntando sulla qualitร  dei prodotti, ma anche sugli Chateaux e su marchi piรน noti. Questa notorietร  รจ stata costruita diffondendo i suoi vini in tutto il mondo, spesso anche grazie a venditori stranieri. Consideri che molte societร  a Bordeaux hanno ancor oggi dei nomi di origine inglese, olandese, austriaco e belga. In seguito, la creazione Aoc negli anni Trenta ha fatto in modo che vigneto Bordeaux nel giro di 25 anni si sia trasformato quasi al 100% ad Aoc. Una scelta forte, che ha consentito alle imprese di concentrarsi sulla valorizzazione dei vini piuttosto che sui volumi prodotti, attraverso la ricerca di mercati nuovi. In ognuno di questi entrano dapprima i vini piรน prestigiosi, poi รจ la volta dei nostri Bordeaux e Bordeaux superiori che sviluppano la rete, prima che il resto della gamma completi tale processo. Il consistente numero di esportatori presenti sul mercato contribuisce a una maggiore diffusione, grazie al duro lavoro per mantenere e sviluppare tutti i giorni le vendite in un contesto di forte competizione.

a cura di Gianluca Atzeni

Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 18 febbraio

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