In viaggio. La nuova Las Vegas, meno slot machine e più gourmet

7 Ott 2016, 13:04 | a cura di

Era, ed è ancora la mecca dei giocatori d’azzardo: città inventata in mezzo al deserto, fantasmagoria di neon e colori, forme e culture. Las Vegas, oggi, si reinventa perfino gourmet: e una nuova cultura del cibo influenza anche l’urbanistica con soluzioni sempre più a misura d’uomo e di natura.

Passeggiare lungo la Strip, nickname del Las Vegas Boulevard, è come fare un viaggio virtuale in poche ore tra Parigi, New York, Luxor, Roma e Venezia, in un salto spazio temporale cui ci si adatta rapidamente, risucchiati in un cosciente oblio collettivo. Modulo residenziale, i resort sono micro città che ospitano anche fino a 5.000 persone: le lobby ai piani terra si snodano come labirinti; intere strade, shopping mall e percorsi a zig zag tra soffitti bassi, luci led, roulette, tavoli gioco e slot machine, alienano la dicotomia dentro-fuori-falso-reale, in un perenne buio notturno cinematografico h24 senza orologio e senza tempo. Las Vegas è sempre stata così: ma da un po’ cerca di costruirsi l’identità di una città normale, con tante risorse da offrire. E sembra riuscirci.

 

bar las vegas

Las Vegas 2016: il paradiso dei foodies

Tra gli effetti speciali di intrattenimento a garanzia di full immersion sensoriale in mondi altri, negli ultimi anni si è fatta spazio prepotente la cultura del cibo. L’alta cucina è diventata uno dei mezzi di comunicazione più di impatto nell’attrarre un numero sempre crescente di turisti e visitatori. Las Vegas si è trasformata in pochi anni in una delle maggiori capitali gastronomiche mondiali. E qui non c’è simulazione, è tutto vero, di qualità: dai buffet all-you-can-eat degli anni ’40, alle proposte gourmet di chef e sommelier stellati in arrivo da ogni dove, lo spazio per il cibo di qualità si diffuso per soddisfare palati sempre più esigenti. Qui non si sentono gli odori di città, né di street food, ma tutto lascia credere che presto Las Vegas farà anche venire l’acquolina.

 

SWThe Wynn Steakhouse

Dopo la crisi del 2010, in appena 5 anni Las Vegas ha ridefinito totalmente l’offerta eno-gastronomica e oggi vanta una raccolta dei migliori chef e sommelier al mondo, icone televisive incluse. Ognuno di loro ha qui un avamposto. Nelle classifiche del Restaurant Business Magazine Las Vegas – con 5.000 ristoranti per 2 milioni di abitanti in tutta la Contea di Clark – è il terzo miglior posto al mondo dove aprire un ristorante dopo Kahului-Wailuku, Lahaina e Kapaa nelle Hawaii. Solo pochi anni fa il business del cibo è esploso inaspettato. E ora, con oltre 42 milioni di visitatori, questa consapevolezza si è estesa ai valori urbani di una città che non è più solo casinò, ma riconosce le sue contraddizioni proprio come carattere identitario.

Oggi a Las Vegas, la Strip e Downtown si sfidano per creatività, arte, cibo e intrattenimento. E insieme bilanciano la zona residenziale di Henderson. Di là si consuma, ci si intrattiene e si vuole stupire, di qua si cerca di abitare, fare cultura e proporre alternative ai ristoranti stellati dei resort, in risposta ad una domanda sempre crescente di formule a misura d’uomo, per il popolo hipster, artisti e gastro-esploratori. Le risorse ambientali uniche del Parco del Grand Canyon completano uno scenario tutto da esplorare, per niente scontato, spiazzante anche per i più cinici, come succede al mattino presto, quando l’alba raccoglie tutto nella magia dorata del deserto.

 

Mr CHowMr Chow. I piatti firmati

 

La mappa della nuova Las Vegas golosa. La strip

Cosa c'è di nuovo? Tutto! Cene a tema, spettacoli e assurdità fantasmagoriche sono tutte ancora lì, ma lo scenario gastronomico è ormai in continua evoluzione, al passo con le trasformazioni urbane. Ad ogni nuovo resort corrisponde una nuova offerta culinaria in concorrenza sempre maggiore con le precedenti. I buffet dei grandi numeri sono ancora molto popolari, ma la nuova tendenza è la versione gastronomica, come al Wicked Spoon del Cosmopolitan.

Tra le new entry più recente, ha subito conquistato fama internazionale Mr Chow all'interno Caesars Palace. L’originale nasce a Londra nel ’68, poi New York, Beverly Hills, Miami e Malibù. Un’ambiente tutta bianco, dalle pareti ai tavoli al soffitto, avvolge in un’aura di relax già all’ingresso. La sala è circolare, sviluppata intorno a un elemento centrale che incombe dal soffitto: una sorta di ufo bianco traslucido come di porcellana, enorme. Servizio discreto, ma attento. La particolarità di Mr Chow è forse proprio nell’immagine: un’eleganza ineccepibile, minimal e insieme informale. Originale anche la firma di Mr Chow sui piatti, come un bigliettino scritto a mano. Il maître spiega: questa è una trattoria. Un'informazione talmente in contrasto con la scena che si teme di aver sbagliato posto. Ma è trattoria perché non si ordina da un menu, e perché tutto avviene in modo familiare e a ritmo strategico. Menu classico cinese: non si fa in tempo a lasciarsi stupire da un piatto, per gusto, fragranza e bontà che ne arriva già un altro. Gamberi verdi quasi crudi, tagliatelle tirate a mano, il satay di pollo più buono che c’è, poi filetti morbidi di branzino zenzero e coriandolo. Nel frattempo la luce bianca diventa azzurra, l’ufo di porcellana scende piano dal soffitto, apre lento i petali, poi si richiude e sale a riposizionarsi dov’era. La performance avviene ogni mezz’ora: si tratta di scultura cinetica (The Moon) in fibra di vetro firmata TAIT, gruppo di designer di Lititz in Pennsylvania.

Sempre in stile orientale, ecco The Wynn Steakhouse: uno dei quattro ristoranti negli Stati Uniti dove mangiare un filetto di Kobe d'eccellenza. Al Wynn si entra in una favola, anche per gli anti-romantici più incalliti: si cena bordo lago, in una atmosfera che fa pensare alle notti capresi, quando non avviene l’inverosimile, e il Lago dei Sogni si trasforma in un teatro di Light Art giapponese. Al Wynn c’è anche un nuovo concept per il buffet. Qui lo chef Russell Parker ha introdotto 120 nuovi piatti, preparati ad arte e in in porzioni più piccole, ispirati alle ricette di famiglia di Frank Sinatra: spaghetti e polpette, chele di granchio Giona e piatti su ordinazione, come i panini all’anatra di Pechino e il sushi fresco.

Lungo la Strip, lo chef Brian Malarkey all’Herringbone porta i sapori della cucina costiera californiana a Las Vegas. Al Bellagio c’è Harvest con un menu basato sulla cucina di mercato: lochef Roy Ellamar si preoccupa di cercare prodotti sostenibili a km. Zero. Al Bellagio troviamo anche il Lago di Julian Serrano, primo ristorante italiano della dinastia Serrano. Al nuovo F. Pigalle vale provare la fonduta speciale in abbinamento insolito con formaggio, bistecca o cioccolato. Non poteva mancare Alain Ducasse, che ha aperto il suo nuovo ristorante Rivea al Delano: menù ispirato ai mercati della Provenza con incursioni italiane. Daniel Boulud ha aperto db Brasserie, quella che lui definiscela sua brasserie ideale,al The Venetian.

 

 

Downtown: il nuovo laboratorio foodie

La scena gastronomica off Strip negli ultimi anni è diventata incandescente. Camminare per le strade di Downtown è un po’ come rivivere lo stupore di Rob Venturi – esponente del postmodernismo e protagonista della scena urbanistica di Las Vegas negli anni ’60 – a passeggio lungo la Strip 40 anni fa, storditi dal fascino degli spazi aperti e dalla visione in movimento dall’automobile. Si avverte fibrillazione, mutamento. Qui la grana urbana cambia, gli edifici sono al massimo di due piani, le strade larghissime, i cavi elettrici ancora aerei: pali elettrici e cavi sospesi riportano alle atmosfere immobili e rarefatte di Wenders, in Alice nelle città.

Eppure di immobile qui non c’è più niente. Solo due anni fa la scena gastronomica al Fremont East Entertainment Districtera ricca di nuovi ristoranti, bar o take away dalle grandi aspettative. Oggi l’attenzione si è spostata un po’ più in là, fuori dal circuito del Fremont, che ha già ceduto il passo all’assalto turistico di massa.

I gestori dei locali lamentano l’incapacità di far rete e far crescere una realtà di nicchia alternativa alla Strip. Così lo spazio è ora occupato dalla libera iniziativa individuale, che forse avrà più fortuna delle grandi company. Itsy Bitsy: ramen e whisky, vicino al food-district del Container Park, è uno di quelli alla moda con piatti semplici, veloci e qualità garantita. Bradley Manchester ha da poco debuttato al Glutton con un menu eclettico di nuova cucina americana: prodotti locali, pasta fatta in casa e frutti di mare dal Pacifico del Nord Ovest.

Il gusto per la cucina italiana è approdato anche off Strip, nelle aree residenziali di Henderson, Downtown e North Downtown: una tendenza recente che mostra il consolidarsi di abitudini quotidiane e localoltre ogni forma moda o intrattenimento. I fan di Ferraro’s, vicino al campus dell’Università del Nevada, sono ormai una riconosciuta comunità foodie.New entry è la pizzeria Forte all’interno del Sunset Station: un progetto che presto, nei programmi della famiglia Ferraro, diventerà una rete con 10 sedi nei prossimi 2 anni.

È Downtown ormai il luogo in cui si sperimenta, si fa innovazione, si alimentano le polemiche e i dibattiti di una sorta di competizione-rivalità con la monumentalità finanziaria della Strip. Ed è proprio grazie al confronto che nascono le scommesse più attraenti come il progetto dell’incubatore gastronomico inventato da Josh Clark e Theo van Soest, proprietari del Goodwich, premiato chiosco di panini nel bel mezzo del nulla e di un parcheggio. L’idea è mostrare il talento degli chef locali in uno spazio (da affittare, come una start-up) dove ognuno con il suo proprio stile in cucina possa sperimentare, condividere, farsi conoscere e lanciarsi sul mercato. Josh e Theo cavalcano una delle tendenze forse più attuali a Las Vegas, tanto da diventarne la cifra identitaria più vitale: il continuo e libero mix di influenze e tradizioni culinarie dal mondo ad opera di giovani chef di ultima generazione, liberi da condizionamenti di scuola ma ben attenti alla qualità delle proposte, con particolare attenzione alla semplicità. Vedremo.

 

Carnevno

Gli italiani: non solo trendy

Las Vegas spaccia stile e immagine europei agli americani. Se nell’immaginario globalizzato l’Italia è simbolo di lusso, stile, tempo libero, benessere e sensualità, e soprattutto tempio indiscusso del buon cibo, a Las Vegas non può che occupare posto d’onore. Molti dei casinò sono legati a un tema italiano: il Venetian, Palazzo, Caesar Palace e Bellagio sono alcuni.

A Monte Lago, pochi chilometri a sud-est di Downtown, è nato un intero villaggio residenziale ispirato allo stile toscano, “molto italiano”a detta di chi in Italia non ci è mai stato.

Secondo le classifiche del Restaurant Business Magazine, tra i primi 15 migliori ristoranti di Las Vegas in ordine di fatturato, 5 sono italiani: Carnevino, Lago, Delmonico, Spago e Bartolotta. Non c’è un resort che non abbia un ristorante made in Italy, se ne contano circa cento e innumerevoli sono quelli in cui ritrovare tracce della nostra cucina nei menu fusion, per mano di chef di ogni provenienza. Giada è uno dei più popolari: al The Cromwell, per opera di Giada De Laurentiis. Sulla terrazza panoramica, con vista sull’incrocio tra la Strip e Flamingo Road (ritenuto dai locali un posto molto vibe), si può gustare uno degli sconespiù buoni al mondo, aromatizzato al rosmarino, accompagnato da un Eton Mess, yogurt, fragole e quinoa: indimenticabile. Anche se il locale è penalizzato da un design che ricorda un po' una catena fast food.

Al resort Ariadel City Centre di recente ha aperto dopo i grandi successi di New York l’italo-americano Carbone, di Mario Carbone, Rich Torrisi e Jeff Zalaznick. Con gli interni disegnati da Ken Fulk di San Francisco. La cucina di Carnevino al The Palazzo, ai primi posti nelle classifiche 2016 per migliore ristorante e migliore steakhouse al mondo, ha una media 100mila coperti all’anno per 240 posti tavola. È un concept di Mario Batali e Joe Bastianich. I vini in lista raggiungono prezzi anche oltre i 10mila dollari. L’executive chef, Nicole Brisson, esperta quanto giovanissima, si è specializzata in Italia, dove ha imparato a restituire sapori autentici, come in una buona cucina di casa. Alla bistecca proveniente da allevamenti biodinamici del Colorado, Nicole abbina piatti della cucina di strada napoletana, con effetto romantico inaspettato, straniante quando si realizza di trovarsi in una Venezia virtuale traslata nel deserto. Scarpetta al Cosmopolitan propone piatti mediterranei ispirati alla cucina siciliana dall’inverosimile fragranza per materie prime e profumi dall’orto.

 

 

GLI INDIRIZZI

 

The Strip

 

Mr Chow | Caesar Palace | 3570 Las Vegas Blvd. South | NV 89109 | tel. +1 (866) 227 5938 | prezzo 100 dollari | www.caesars.com

The Wynn Steakhouse | Wynn Las Vegas and Encore Hotel | 3131 Las Vegas Blvd. South | NV 89109 | tel. +1 (877) 321 9966 | +1 (888) 352 3463 | prezzo 130 dollari | www.wynnlasvegas.com

Herringbone | 3730 Las Vegas Blvd South | NV 89109 | tel. +1 (702) 590 9898 | prezzo 120 dollari | herringboneeats.com

Harvest | Bellagio Resort | 3600 Las Vegas Blvd. South | NV 89109 | tel. +1 (888) 987 6667| prezzo 120 dollari | www.bellagio.com

Lago | Bellagio Resort | 3600 Las Vegas Blvd. South | NV 89109 | tel. +1 (866) 259 7111 | +1 (702) 693 8865 | prezzo 80 dollari | www.bellagio.com

F Pigalle | 508 E Fremont St. | NV 89101 | tel. +1 (702) 550 4797 | fpigalle.com

Rivea | Delano Resort | 3950 Las Vegas Boulevard South | NV 89119 | tel. +1 (877) 632 5400 | www.delanolasvegas.com | www.alain-ducasse.com

db Brasserie | The Venetian Resort | 3355 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | tel. +1 (702) 430 1235 | prezzo 70 dollari | www.dbbrasserie.com

Guy Savoy| The Caesar Palace| 3570 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | +1 (702) 731 7286 | 185 dollari | https://www.caesars.com

Michael Mina | The Bellagio Resort | 3600 Las Vegas Blvd South | tel. +1 (702) 693 7223 | NV 89109 | 100 dollari | http://www.michaelmina.net

Atelier Joel Roubuchon | The MGM | 3799 Las Vegas Blvd South | tel. +1 (702) 891 7358 | NV 89109 | 230 dollari | www.mgmgrand.com

Twist | by Pierre Gagnaire | The Mandarin Oriental

3752 Las Vegas Boulevard South | NV 89158 | tel. +1 (702) 590 8888| 140 dollari | www.mandarinoriental.com

MOzen Bistrot | Mandarin Oriental | 3752 Las Vegas Boulevard South | NV 89158 | tel. +1 (888) 881 9367 | prezzo 60 dollari

www.mandarinoriental.com

 

Downtown

 

Itsy Bitsy | 150 N Las Vegas Blvd #100 | NV 89101 | tel. +1 (702) 405 9393 | itsybitsyramen.com

Glutton | 616 E Carson Ave #110 | NV 89101 | tel. +1 (702) 366 0623|gluttonlv.com

The Goodwich | 1516 Las Vegas Blvd South | NV 89104| tel. +1 (702) 910 8681| www.thegoodwich.com

 

Gli italiani

 

Ferraro’s | Paradise Esplanade | 4480 Paradise Rd | NV 89169 | tel. +1 (702) 364 5300 | prezzo 55 dollari | www.ferraroslasvegas.com

Pizza Forte | Sunset Station | 1301 W Sunset Rd | Henderson | NV 89014 | tel. +1 (702) 547 7777

Scarpetta | The Cosmopolitan | 3708 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | tel. +1 (702) 698 7960 | prezzo 75 dollari | www.scottconant.com

Bartolotta Costa di Mare | chef Mark Lo Russo | The Wynn Resort | 3131 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | tel. +1 (702) 770 3305 | prezzo 100 dollari | www.wynnlasvegas.com

Carnevino | The Palazzo | chef Nicole Brisson (Batali-Bastianich) | 3325 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | tel. +1 (702) 789 4141 | prezzo 170 dollari | carnevino.com

Giada | chef Giada De Laurentis | The Cromwell | 3595 Las Vegas Boulevard South | NV 89109 | tel. +1 (855) 442 3271 | prezzo 70 dollari | www.caesars.com

Carbone | chef Mario Carbone, Rich Torrisi, Jeff Zalaznick | Aria City Centre | 3730 Las Vegas Boulevard South | tel. +1 (877) 230 2742 | prezzo 70 dollari | www.aria.com

Dalmonico | The Venetian | 3355 Las Vegas Blvd South | NV 89109 | tel. +1 (702) 414 1000 | prezzo 90 dollari | www.venetian.com

Nove | Downtown | 4321 West Flamingo Road | 

NV 89103 | tel. +1 (702) 942 6800 | prezzo 70 dollari | www.palms.com

 

a cura di Emilia Antonia De Vivo

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