I migliori mieli d'Italia. Mirko Bagini di Albosaggia

5 Mag 2017, 14:30 | a cura di

In Valtellina, il giovane Mirko Bagini mette in pratica la tecnica dell'apicoltura nomade per realizzare mieli pregiati, dai classici a quelli più particolari, come quello di lampone. Ci siamo fatti raccontare la sua storia.


Le origini

Albosaggia è un piccolo comune della provincia di Sondrio immerso nel verde più incontaminato della Valtellina. Qui, Mirko Bagini ha fondato la sua azienda apistica nel 2008, ma il suo amore per l'apicoltura risale a molto tempo prima, a quando aveva solamente 10 anni. “Mio papà ha sempre avuto degli alveari e così fin da bambino ho iniziato ad aiutarlo in campo, ma a quel tempo si trattava solo di un hobby”. Passano gli anni, e l'interesse di Mirko si trasforma in passione e la passione diventa poi un lavoro a tutti gli effetti: “Appena compiuti 18 anni, ho aperto l'azienda agricola, iniziando a sviluppare un'attività ben strutturata”. Praticando il nomadismo, ovvero lo spostamento di apicoltore e api in giro per vari terreni per raccogliere il nettare di diverse piante e realizzare così più tipologie di miele. “Il lavoro è aumentato ma mantengo sempre lo stesso approccio artigianale e di rispetto per la natura che mio padre mi ha trasmesso”.

La produzione

3 linee di prodotto, 11 varietà di miele e circa 200 unità di api: questi i numeri dell'azienda, che si basa sul lavoro di sole due persone, Mirko – a tempo pieno – “e un mio amico che mi aiuta soprattutto durante il periodo di raccolta del nettare”. Acacia, millefiori, millefiori di alta montagna, tiglio, castagno, melata, rododendro ma anche mieli più rari come quello di melo, lavanda e soprattutto lampone, “il nostro cavallo di battaglia”. Perché sono davvero pochi gli apicoltori che riescono a realizzare un prodotto simile, “molto delicato, perfetto se abbinato ai formaggi freschi”. Mirko lo ha scoperto per caso qualche anno fa e da allora non lo ha più abbandonato: “Eravamo andati a raccogliere il nettare di rododendro in un campo della zona e, una volta ottenuto il prodotto finito, come sempre siamo andati a farlo analizzare in laboratorio”. Solo in quel momento si è accorto che quello che aveva realizzato era in realtà miele di lampone: “In pratica, lo abbiamo prodotto per sbaglio”. Un errore che ora rappresenta una delle specialità dell'azienda. Nelle sue tenute, Mirko ha solamente l'acacia, mentre per tutti gli altri fiori si affida al lavoro di piccoli agricoltori del territorio, “solitamente spostandomi più in alto possibile, laddove l'ambiente è meno inquinato”.

L'annata difficile

È proprio la sua acacia ad aver subito maggiormente i danni dell'annata appena trascorsa, fra le più ostiche di sempre: “Il clima freddo seguito da un caldo improvviso ed eccessivo ha rovinato l'intero lavoro, bruciando tutti i petali di acacia”. La nuova campagna promette meglio, ma se le temperature non si innalzano il problema potrebbe ripresentarsi:“Specialmente in questo periodo, per l'acacia dovrebbero esserci fra i 10/12°C durante la notte, e 22°C durante il giorno, invece qui in zona siamo arrivati anche ai 2°C di notte e raggiungiamo un massimo di 14°C il giorno”. In questo modo, “la pianta non produce nettare, compromettendo tutta l'annata”. È per questa perdita di produzione che negli ultimi 4-5 anni, il prezzo del miele di qualità si è notevolmente innalzato: “Stiamo parlando di una differenza sostanziale. Siamo passati dai 4 ai 7/8 euro al chilo per il miele di acacia”.

La vendita

Ma Mirko non demorde e continua il suo lavoro con cura e passione. Il suo canale principale di distribuzione è la vendita al dettaglio, che avviene soprattutto durante fiere e manifestazioni del settore: “Partecipo molto attivamente a tutti i mercatini locali e i vari eventi enogastronomici dedicati ai prodotti artigianali, perché credo che siano delle occasioni uniche per confrontarsi e farsi conoscere al pubblico”. E lo fa anche con il sostegno della Fondazione Campagna Amica, associazione promossa da Coldiretti per promuovere l'agricoltura italiana attraverso una serie di attività a tutela dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni e della cultura agroalimentare della Penisola. “La Fondazione ci aiuta a organizzare degli eventi volti a valorizzare il nostro prodotto”, che è infatti disponibile anche nei diversi mercati di Campagna Amica, in particolare nel Nord Italia. Ma i mieli di Mirko si trovano anche presso alcune botteghe specializzate, “molto poche a dire il vero”, e presto anche online, “attualmente stiamo ristrutturando il sito, che comprenderà una sezione dedicata all'e-commerce”.

La comunicazione

Sono proprio le fiere di settore a consentire all'apicoltore di comunicare al meglio il duro lavoro che si cela dietro un vasetto di miele: “Durante questi eventi raccontiamo ai consumatori come funziona l'apicoltura nomade, spiegando loro le differenze fra le varie colture e i diversi tipi di territorio”. Perché ogni miele ha una storia che va raccontata. Ma come? “Non esiste metodo migliore dell'assaggio. La degustazione di un prodotto è una fase fondamentale della formazione del consumatore”. Prima di comprare il vasetto, dunque, il cliente dovrebbe sempre assaporarne il contenuto “per percepire profumi e sentori caratteristici di ogni tipologia, solo così può fare un acquisto davvero consapevole. Capita spesso, infatti, che qualcuno finisca per prendere un tipo di prodotto diverso da quello che voleva inizialmente”. È un modo semplice e immediato per coinvolgere il pubblico e abbracciare così una fetta di clientela più ampia.

Ma non finisce qui, perché a partire dal prossimo anno scolastico Mirko sarà presente anche nelle scuole elementari con un percorso formativo sull'apicoltura: “Ci stiamo ancora lavorando, ma la nostra intenzione è di puntare sui più piccoli, che apprendono in fretta. Parleremo loro di api, miele ma anche di ambiente e territori, perché l'educazione alimentare comincia fin dall'infanzia”.

La scelta del biologico e il rispetto per l'ambiente

E così anche l'educazione ambientale, “tema molto delicato e complesso, che va spiegato a grandi e piccini”. Mirko sostiene l'importanza di una produzione biologica, con trattamenti – laddove necessario – che non siano in alcun modo dannosi per il territorio circostante. Per esempio, ogni anno a fine stagione deve occuparsi della prevenzione delle malattie per le sue api, e lo fa in maniera sostenibile e salutare, per la terra e gli insetti: “A fine ciclo produttivo occorre fare attenzione agli acari che possono infettare le api. Per combatterli, utilizzo l'acido ossalico, rimedio completamente naturale che riesce a far diventare più acido il ph all'interno della cassetta e uccidere così l'acaro”.

Apicoltura urbana

Quando si parla di ambiente, si apre la riflessione su una delle tendenze del momento, che sta prendendo piede specialmente nel Centro-Nord Italia: l'apicoltura urbana, ovvero l'allevamento di api in città. È davvero una buona idea? “Dipende molto dalla zona. Ho tanti amici che realizzano un buon miele di tiglio in città, ma è impossibile stabilire se sia meglio o peggio per le api”. Perché ogni caso è a sé, e se è vero che la maggior parte dei terreni di alta montagna sono fra i più incontaminati della Penisola, è altrettanto vero che molte aree della pianura centro-settentrionale sono piuttosto inquinate, specialmente negli ultimi anni. “La campagna non è sempre sinonimo di aria buona. Tante pianure emiliane e toscane non sono adatte all'agricoltura proprio perché i terreni sono ricchi di pesticidi e diserbanti, e spesso si trovano in prossimità di fabbriche e grandi industrie. In questo caso, naturalmente, una zona urbana pulita è preferibile”.

Mirko Bagini | Albosaggia (SO) | via Gerone | tel. 340 3212535 | www.facebook.com/mielevaltellina/

a cura di Michela Becchi

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