Industry City nuova destinazione foodie di New York. Guida a dove mangiare

14 Mag 2018, 12:30 | a cura di

Come riqualificare le periferie degradate, come dare una nuova dignità, identità e ruolo alle aree industriali dismesse? A New York il progetto di Industry City mixa grandi spazi, produzione, vendita e anche somministrazione gastronomica. Tutto ad altissimo tasso di innovazione.

 

In principio erano i Bush Terminal, niente a che spartire con la dinastia politica dei Bush, ma con quella imprenditoriale olandese dei Bosch che si stabilirono a New York quando la città ancora si chiama Nuova Amsterdam. Negli anni in questo pezzo di costa nell'area di Sunset Park affacciata sulla baia a sud di Manhattan e di fronte allo scoglio dove sta la Statua della Libertà nacque uno dei più organizzati sistemi di stoccaggio, produzione, manifattura d'America. Collegato via ferro e via mare, progettato per la massima efficienza. Un enorme magazzino industriale evoluto e, per i tempi, tecnologico e innovativo.

La crisi del Bush Terminal

Come tutti gli impianti di questo tipo anche l'enorme Bush Terminal entrò in crisi negli ultimi decenni del secolo scorso. Negli anni '70 i dipendenti che qui lavoravano (era diventato il più grande centro di produzione di abbigliamento di New York, quando ancora non c'era la concorrenza del Made in China) erano qualcosa come 25mila su una superficie sconfinata di 81 ettari, ma a quel punto iniziò il declino. Negli anni '80 l'area venne rinominata Industry City anche perché l'azienda dei Bush non esisteva più. A partire dagli anni 2000 iniziarono a stabilirsi qui in maniera spontanea artisti e creativi tanto che nel 2014 il New York Times parlò di questo posto come della "Soho di Brooklyn". In realtà le cose iniziarono a prendere una piega diversa a partire dal 2013 quando tutta l'area venne acquisita dal developer immobiliare Jamestown, lo stesso che possiede il mitico Chelsea Market di Manhattan.

Il progetto di riqualificazione di Jamestown

Per sviluppare la gigantesca area e trasformarla in un progetto che funzionasse a livello urbanistico e che rendesse a livello economico, Jamestown puntò tutto sulla legacy industriale e produttiva e quindi sull'identità di questi enormi magazzini in muratura. Questo doveva essere uno spazio in primo luogo di produzione: certo di spettacoli, certo di residenzialità, certo di start up tecnologiche, certo di eventi e di mostre, ma soprattutto di produzione. E così è andata. Non solo per l'arte, l'artigianato, il design, ma anche per il cibo. Industry City, insomma, si sta trasformando in un curioso aggregatore di concetti gastronomici che hanno dalla loro un atout che è rarissimo trovare in Manhattan: lo spazio. Qui c'è molto spazio e relativamente a buon mercato. E allora si può produrre nello stesso luogo in cui si vende e si somministra. E tutto questo dà modo di sperimentare nuovi formati collocati in un ecosistema creativo in cui ogni attività è a supporto dell'altra. Con questa strategia Industry City è passata, come racconta un articolo di Artribune di quasi un anno fa, da 1900 a 6500 "lavoratori" coinvolti. In un contesto in cui produzione, cultura e vendita sono compresenti e si arricchiscono a vicenda in una sorta di nuovo welfare creativo. Un esempio: il bello store di Wanted Design vende oggetti internazionali (moltissimi italiani, specie di Alessi), ma anche e soprattutto accessori prodotti proprio dai designer di Industry City.

Burger Joint a BrooklynBurger Joint 

Il food di Industry City

Inutile dire che gli spazi di Industry City si stanno trasformando in un attrattore considerevole per il mondo del food. Come dicevamo ci sono molti metri quadri a disposizione – anzi molti piedi quadrati come dicono qui - e molte realtà ne hanno bisogno. Oltre allo spazio poi c'è la gente, ci sono i flussi, ci sono i clienti perché l'ecosistema della città funziona e le migliaia di makers, startuppari, artisti e artigiani hanno bisogno di nutrirsi. C'è una grande foodhall nel Building 2 che in effetti ricorda un po' il Chelsea Market, ma poi ci sono proposte gastronomiche assai peculiari anche negli altri edifici, sempre al piano terra. Ecco una guida, sempre tenendo conto che il progetto è in divenire e molte saranno le nuove aperture nei prossimi anni.

PASTICCERIE E CIOCCOLATERIE

Niente più di questi esercizi necessita degli enormi spazi che solo Industry City può garantire a New York. E dunque ecco una cioccolateria come Li-Lac e pasticcerie già famose in città come Colson o One Girl Cookie che si sono installate qui con i loro punti vendita sul davanti e alle spalle grandissimi laboratori di produzione.

RISTORANTI A TEMA

Forse il più preso d'assalto è l'Avocaderia. Passata già di moda in Europa, la tendenza del mangiare avocado in ogni forma e foggia sembra ancora essere in auge a New York e questo punto vendita a Industry City lo dimostra. Non sembra affatto male, poi, Ejen, che fa cucina semplice coreana, così come Taco Mix e Kotti. Il primo propone taco freschissimi, Kotti invece è un piccolo banco che prepara un perfetto kebab in stile berlinese ed è subito Kreutzberg.

Ends Meat a Brooklyn

Ends Meat 

CARNE

Non ci crederete ma qui a Industry City potrete trovare la sede distaccata di Burger Joint. Le leggendarie file che è necessario affrontare nella sede storica di questo mitico ristorante di soli hamburger a Midtown, qui sono peraltro un ricordo. C'è poi il progetto di Ends Meat, salumeria che punta a utilizzare tutte le parti degli animali che macella. E prima dell'estate dovrebbe aprire Hometown barbecue, filiale di un osannato ristorante iper carnivoro con sede nella non lontana Red Hook. E allora sarà la volta di ribbs, brisket, pastrami e pulled pork.

SUPERMERCATI D'ECCEZIONE

Quello dei supermercati di grandi dimensioni sarà il prossimo sviluppo di Industry City. Sta per aprire Breadberry ma soprattutto ci sarà la prima espansione di Sahadi's, emporio gastronomico storico a Brooklyn che dall'inizio del Novecento non si era mai mosso e che allestirà qui la sua prima filiale. Di fronte, a breve, sarà la volta anche di Japan Village, supermercatone giapponese con dentro izakaya, alimentari e molto altro su una superficie (giusto per continuare a parlare di spazi) pari a oltre 1800 mq.

DISTILLERIE

Aperta solo il venerdì e il sabato ma a differenza di tutti gli altri vendors di cibo collocata in posizione panoramica sul tetto di uno dei building della zona, la Industry City Distillery è uno dei simboli della rinascita di questo quartiere così come lo sono le sue vodke. Ma la produzione (torna il concetto di produzione anche nel coté liquoristico così come il concetto di spazio) non si ferma qui: c'è Barrow's Intense che realizza ad IC un liquore allo zenzero e c'è infine Brooklyn Kura che è un progetto di produzione del sake da sole materie prime americane. Qui a Industry City c'è una tap room di grande fascino, in uno dei cortili verdi, dove poter assaggiare il prodotto seduti al bancone: è uno dei progetti più originali di tutto il distretto.

CAFFÈ

Celebre a New York per servire le tazze di caffè “più care della città”, Extraction Lab è una delle istituzioni caffeicole di Industry City. Si tratta in realtà dello show room di una nota azienda che produce macchine da caffè ultra tecnologiche. Qui una fila di docks pronti ad estrarre la bevanda (ma anche the e tisane) sono su un lungo bancone in un ambiente minimal. In aggiunta solo libri, riviste e piante. Da mangiare solo qualche dolcetto in stile nordico. I chicchi solo, però, provenienti dalle più reputate torrefazioni del mondo. Anche per giustificare il prezzo. Altri caffè? C'è il Maglia Rosa, di stile italiano.

SCUOLE DI CUCINA

Potevano mancare? Non potevano mancare. Per ora c'è "solo" Brooklyn Kitchen che accoglie con messaggi di apertura e invoglia con corsi gratuiti. Ma con ogni probabilità è solo la prima delle enne scuole di cucina che atterreranno qui nei prossimi anni. 

VINO

Spazio. Ancora. Più che un'enoteca sembra un enorme magazzino di import export di bottiglie il grande Moore Brothers Wine Company. È qui che il popolo di Industry City viene a comprare una buona bottiglia.

Ovviamente la lista non finisce qui sia riguardo a quello che c'è ma soprattutto riguardo a quello che ci sarà a breve. Il progetto Industry City è in fase di decollo e nei prossimi mesi i piani di arrivo qui con ogni probabilità si intensificheranno. Sembra che grandi restaurant group newyorkesi (da quello di Torrisi a Enrique Olvera) siano interessati a non restare fuori dalla partita. I gestori del development non devono fare altro, adesso, che preservarne il ruolo. In realtà gli affitti stanno già aumentando, gli investimenti sono stati considerevoli (un miliardo di dollari alla fine dei 10 anni di lavori) e vanno ripagati, ma così si rischia di allontanare artisti e creativi come in parte sta già succedendo. Se Industry City riuscirà a non snaturarsi e a mantenere questo mix di funzioni e di popolazione, sarà nei prossimi mesi e anni uno dei progetti urbani (e gastronomici) da seguire. Viceversa sarà semplicemente una nuova riuscita operazione immobiliare a New York e si potrà passare oltre.

 

Industry City – Usa –NY 11232 – Brooklyn - 220 36th St #2-A - +1 (718) 736-2516 ext. 200 - www.industrycity.com

 

a cura di Massimiliano Tonelli

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