L'Isola del Tesolio: a Mazara del Vallo per riflettere sul futuro dell'extravergine di oliva siciliano

21 Set 2018, 15:26 | a cura di

Durante il convegno Lโ€™Isola del Tesolio, svoltosi a Mazara del Vallo, si รจ fatto il punto sullo stato dellโ€™arte del comparto olivicolo dellโ€™isola.

 

โ€œOlea prima omnium arborum estโ€ (l'ulivo รจ la piรน importante fra le piante): cosรฌ Columella nel suo De Rustica. Siamo nel I secolo d.C., lโ€™olio di oliva ancora non veniva utilizzato nellโ€™alimentazione, eppure era giร  un prodotto molto diffuso (per uso cosmetico, per la saponificazione, o come medicamento). Attualmente il consumo di olio di oliva, a livello mondiale, รจ pari a 2,95 miliardi di chili (dati relativi al 2017), la metร  dei quali nei paesi Ue. I maggiori consumatori sono gli italiani con 557 milioni di chili, seguono gli spagnoli con 470 e gli Usa (315 milioni di chili). Numeri che, negli ultimi 25 anni, hanno subito un incremento del 49% e che sembrano destinati a crescere ancora. I benefici della dieta mediterranea, infatti, (riconosciuta dallโ€™Unesco come bene orale e immateriale dellโ€™Umanitร  nel 2010) si stanno diffondendo in tutto il mondo e cosรฌ il consumo di olio dโ€™oliva, fra i protagonisti di questo modello nutrizionale. Gli italiani continuano a essere i maggiori consumatori, eppure, con solo 370 milioni di chili prodotti, sono ben lontani dal riuscire a soddisfare il fabbisogno interno. Nel Belpaese, la produzione si ferma a 370 milioni di chili, mentre quelli importati sono 500 milioni. Primo produttore mondiale รจ la Spagna, che copre anche i 2/3 della nostra importazione. Eppure, lโ€™Italia รจ il Paese che puรฒ vantare il maggior numero di cultivar: se ne contano piรน di 500, contro le 138 presenti in Spagna. Si puรฒ affermare dunque che il 40% delle varietร  coltivate di olive da olio si trovi in Italia. Nonostante questa immensa ricchezza del territorio, il gap fra consumo e produzione di olio nel nostro Paese rimane significativo.

 

La Sicilia dellโ€™olio e il Co.Fi.Ol

La Sicilia รจ il terzo produttore nazionale di olio, dopo Puglia e Calabria. Sono ben 150 le cultivar presenti nella regione, 619 i frantoi oelari, sei le Dop nelle province di Trapani, Palermo, Messina, Catania e Ragusa. Nel 2016 lโ€™olio extravergine di oliva siciliano รจ stato riconosciuto a indicazione geografica protetta. extravergine che, รจ bene ricordarlo, si distingue dallโ€™olio vergine di oliva non soltanto per il grado di aciditร  (che non deve superare 0,8gr per 100gr), ma anche per le caratteristiche organolettiche riscontrabili tramite un Panel test, ovvero un esame sensoriale. Proprio di extravergine si รจ discusso nel corso della XII edizione del convegno โ€œLโ€™Isola del Tesolioโ€ svoltasi lo scorso 8 settembre a Mazara del Vallo, e promossa dal Co.Fi.Ol., il consorzio della filiera olivicola. Questo consorzio รจ stato fondato nel 2011 da Manfredi Barbera (imprenditore del settore a capo di unโ€™azienda che produce olio extravergine siciliano da quattro generazioni), che lo ha presieduto per dieci anni. Fra i principali obiettivi, quello di sostenere la coesione e lo sviluppo della filiera olivicola siciliana. In questa direzione, il Co.Fi.Ol promuove lโ€™associazionismo fra i vari attori del comparto, dai frantoiani ai coltivatori, fino alle piccole e medie aziende.

 

Lโ€™Isola del Tesolio

I numeri ci mostrano come le potenzialitร  del comparto olivicolo in Sicilia siano estremamente elevate, proprio per questo si รจ sentita lโ€™esigenza di dedicare unโ€™intera giornata a questo tema, per poter riflettere e confrontarsi sulle prospettive future e, soprattutto, sulle strategie da mettere in atto per fornire nuovi stimoli di crescita al settore. Nel corso del convegno, si รจ partiti dal tema centrale del dibattito, ovvero lโ€™utilizzo dellโ€™olio extravergine dโ€™oliva a marchio Igp Sicilia allโ€™interno della dieta mediterranea, fino a fare il punto sullo stato dellโ€™arte dellโ€™intero settore. โ€œLa grande ereditร  che ci ha lasciato il nostro territorioโ€ ha dichiarato Alessandro Chiarelli, presidente Co.Fi.Ol โ€œha dato i suoi frutti, ma non รจ piรน sostenibile. Le nostre aziende oggi hanno lโ€™esigenza di cambiare passo, che vuol dire innanzitutto andare verso un ammodernamento degli impiantiโ€. Chiarelli ha anche sottolineato la โ€œnecessitร  di misure che prevedano un rapporto di partenariato fra agricoltori e frantoiani, perchรฉ รจ difficile riuscire a chiudere la filiera da soliโ€. Esigenza sottolineata anche da Francesco Tabano, Presidente Federolio, secondo il quale โ€œsi dovrebbe riuscire a collaborare in una sorta di staffetta organizzata che dal primo che prende il testimone (lโ€™agricoltore), arrivi fino a chi taglia il traguardo, ovvero chi mette il prodotto in commercio sugli scaffaliโ€. Per far fronte alla crescente richiesta mondiale di olio extravergine di oliva, inoltre, รจ โ€œnecessario aprirsi a unโ€™agricoltura moderna, senza abbandonare la nostra storia, la nostra cultura, i nostri paesaggiโ€. Anche Paolo Inglese (Professore ordinario di scienze agrarie, alimentari e forestali presso Universitร  degli Studi di Palermo) nel suo intervento ha voluto evidenziare come uno dei maggiori problemi della produzione olearia siciliana sia โ€œla totale mancanza di ammodernamento degli impianti negli ultimi cinquantโ€™anniโ€. Necessario, a suo parere โ€œsaper coniugare i volumi alla qualitร , per non continuare a produrre economie residualiโ€. In questo senso, si puรฒ pensare, per esempio, allโ€™utilizzo di โ€œadeguamenti tecnologici differenziati a seconda delle cultivarโ€. Per riuscire ad essere competitivi sul mercato internazionale, continua Inglese, โ€œรจ necessario produrre olio extravergine di ottima qualitร , contenendo i prezzi: questa la sfida che la Sicilia deve raccogliere, pensando, per esempio, di formare nuove figure professionali come quella dellโ€™oleologo che, al pari dellโ€™enologo per i vini, si occupi di sperimentare e creare dei blend di olioโ€.

 

a cura di Valentina Ferraro

 

 

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