Sulla Statale dell’Aglianico

10 Gen 2011, 15:35 | a cura di

Paternoster e Fucci, la tradizione e l’emergente. I due dirimpettai divisi dalla SS 658 rappresentano i due volti del vitigno simbolo del Vulture. Abbiamo provato diverse annate dei vini delle due aziende: l’aristocratico Don Anselmo e il ricco e severo Titolo

Non

tutte le strade del vino sono uguali. La SS. 658 Potenza-Melfi ha la forma di una larga striscia d’asfalto a scorrimento veloce, immaginata per andare incontro più rapidamente a un futuro di industrie e fabbriche, cancellando qua e là tracce del passato visto che campi e vigne non sono sempre nel posto giusto per progettisti e ingegneri.

La statale del vino crea un lato destro e un lato sinistro, smembra poderi agricoli, ridisegna il profilo dei cru, ma a Valle del Titolo di Barile, nel cuore del Vulture, fa addirittura qualcosa di più. Come un abile espediente narrativo, sembra messa lì apposta per rappresentare visivamente una separazione, una competizione, una rivalità. Di qua la nuova cantina di Paternoster, la più conosciuta delle aziende lucane, di là le vigne con cui è iniziata l’avventura nel vino della famiglia Fucci.

Di qua la forza della tradizione e il carisma del veterano, da papà Pino ad Anna, Rosalba, Vito, Sergio e Anselmo; di là l’entusiasmo e l’ambizione del giovane emergente, o meglio della giovane, poiché fin dal principio è una scommessa che ha il volto fresco e sorridente di Elena. Di qua la grande realtà del territorio, di là il piccolo produttore. Di qua uno dei paradigmi della classicità come il Don Anselmo, di là il prototipo di un aglianico moderno per forma e sostanza come il Titolo.

E ci sarebbe da continuare all’infinito con questo gioco delle parti se non stridesse tremendamente con una quotidianità molto diversa.

Dove basta poco per ritrovare i segni di un’amicizia tra le due famiglie di lungo corso e per scoprire che un pezzo importante della loro storia è stata scritta attraverso un vero e proprio gentleman agreement. Quello fra Pino Paternoster, il papà di Vito e Sergio, e Generoso Fucci, il nonno di Elena, che negli anni ’60 acquisirono insieme dal signor Bozza un grande podere di aglianico ad alberello, piantato negli anni ’50 a Solagna del Titolo, proprio lì da dove siamo partiti. Circa la metà fu comperata dalla famiglia Paternoster, rinforzando il già rilevante patrimonio viticolo aziendale; l’altra parte andò ai Fucci, che si limitarono a vendere le uve e produrre per autoconsumo fino al 2000, quando nacque l’idea di una propria cantina.

Eccoci quindi a guardare con altri occhi i due dirimpettai, consapevoli di svelare, ciascuno a suo modo, le enormi potenzialità di un distretto solo in parte esplorato come quello del Vulture. E con loro etichette come Don Anselmo e Titolo, chiamate a raccontarsi come due alter ego, due facce della stessa medaglia, due versioni diverse della stessa storia. Pronte da tempo ad imboccare insieme quella strada che, a ben ripensarci, conduce ad un futuro assai meno prevedibile, ancora tutto da scrivere.

gennaio 2011

 

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