Le profezie di Vico

5 Giu 2012, 17:00 | a cura di

Questa non è una crisi passeggera ma è un mondo che cambia e tutto si deve riposizionare, ristorazione compresa. E non può più bastare ritoccare solo i menu. Serve ripensare nel complesso le formule di ristorazione. Questa una delle riflessioni venute nel corso della conferenza stampa appena conc

lusa al  Moon Valley di Vico Equense. E durante la quale Stefania Moroni, Fausto Arrighi, Enzo Vizzari, Paolo Marchi e Max Bergomi hanno risposto sul filo conduttore del tema della Festa alla fatidica domanda: "La sera prima della fine del mondo cosa vorresti mangiare e dove vorresti essere?”

Max Bergomi, docente all’Universita Alma Mater di Bologna ha poi riportato le conclusioni di un’indagine svolta in ambito universitario su 300 tour operator internazionali che rappresentano milioni di turisti nel mondo. Secondo il parere dei buyer intervistati il motivo principale per cui il nostro Paese viene scelto è proprio il cibo, più ancora dei beni artistici e culturali. E dal punto di vista dell’enogastronomia nella percezione internazionale siamo  ormai più appetibili dei francesi. «Questi  buyer – afferma Bergomi – ci mettono ormai davanti alla Francia».
E c’è gia un titolo per la Festa a Vico 2013: "Tu vuo’ fa l’Americano", con sottotitolo dettato da Gennaro Esposito "No, io so’ nato in Italy".

Ma un po’ di curiosità non vi è rimasta? Cosa hanno risposto i big invitati alla domanda: "La sera prima della fine del mondo cosa vorresti mangiare e dove vorresti essere?
Noi ve lo diciamo:

Enzo Vizzari: «Se domani finisse il mondo sarei felice di essere qui a Vico. Da 25 anni sostengo che la Costiera è il distretto con la maggiore concentrazione di buono, bello, autentico e vero in cucina, pari solo al cuore del Piemonte. Qui siamo nell’area che più di tutte negli ultimi dieci anni ha saputo interpretare la crescita del concetto di ospitalità. Qui si è compiuta una rivoluzione, un patrimonio a cielo aperto di eccellenze assolute. Un punto di riferimento del salto di qualità della ristorazione italiana».

Paolo Marchi: «Il mio menu del condannato a morte: il baccalà alla vicentina della Peca e il risotto fatto con delle grasse e grosse cipolle greche, poi il rognone di Alain Chapel e il piccione di Fulvio Pierangelini. Infine la torta di mele».

Fausto Arrighi: «Preferirei mi venisse chiesto con chi vorresti mangiare la sera prima della fine del mondo e con quale cuoco. In ogni caso, io vorrei un’insalatina con pomodorini e rucoletta. Ci complichiamo fin troppo la vita, ma è la semplicità che dobbiamo ritrovare. Insieme alla convivialità: più si è, meglio si sta. Una zuppiera di tortelli in brodo, messa in mezzo alla tavola – il mio piatto della domenica – è anche il mio piatto da fine del mondo».

Stefania Moroni
: «Il mio piatto da fine del mondo? Gli spaghetti al pomodoro di mio papà, Aimo»

Ed è sempre Stefania che tira le fila della Festa: «Non veniamo a Vico per l’immagine o per un gettone di presenza. Chiediamoci perche siamo ogni anno di più per un evento che non ha forse uguali al mondo. Dove si verifica che tanti cuochi si riuniscano cosi per una festa? Eppure non sappiamo comunicarlo mentre dovremmo avere le televisioni e i media mobilitati. Nessuno di noi fa nulla per un tornaconto personale ma solo per il piacere di divertirci e di stare insieme. Questa sera saranno 93 chef con 40 centimetri a testa per cucinare. Questa Festa in Campania è un miracolo che si ripete ogni anno. Grazie San Gennaro!».

Maria Consolo
5 giugno 2012

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