Metti una cena a teatro. Il nuovo Skenè a Roma

18 Gen 2013, 17:13 | a cura di

Si rifà alla tradizione dei dinner theatre di stampo anglosassone Skenè, il nuovo spazio romano che coniuga cibo e arti varie. Teatro innanzitutto, ma anche poesia e musica. Con un menu che affianca la proposta artistica a quella gastronomica, senza che l'una sia il contorno dell'altra. Mettendole sullo stesso piano.

Ecco quindi che Skenè unisce al calendario artistico una proposta gastronomica firmata da Laura Galli - che approda alla tavola da autodidatta - ed Emanuel Casali che invece ha alle spalle un percorso di studio e di esperienze professionali nel settore.

 

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Tradizionale, accogliente, familiare la cucina della prima, più legata ai sapori contemporanei il secondo.

Nel complesso una proposta semplice che mira a dare momenti di piacevolezza coniugando nello stesso spazio, ma non nello stesso momento, cibo e teatro.

 

 

Dunque come è impostata la serata?
Finita la cena si spengono luci e parte lo spettacolo. Una volta finito, si scambiano due chiacchiere con gli attori, magari davanti a un bicchiere di vino.

Dove nasce l'idea di Skenè?

Ci risponde Laura Galli, ideatrice del progetto: “abbiamo messo insieme alcune passioni di famiglia, trovato lo spazio, ampliata la cucina, il resto è venuto da sé”.

Crede che la cucina possa richiamare le persone a teatro?
Ne dubito, il teatro è una passione, può allettare l'idea di una proposta completa, dove tutto trova uno spazio e un momento adatto. Diciamo che la cucina è un valore aggiunto”.

Un valore non secondario, visto il momento felice che vive l'enogastronomia utilizzata sempre di più come elemento di richiamo per piattaforme che fanno altro (cultura, ricettività…).
“L'unica vera difficoltà sono gli orari, lo spettacolo inizia alle 22, la cena verso le 20.15 e per qualcuno è un po' presto.”
Okkay, ma cosa si mangia?
“Il menu cambia settimanalmente secondo stagione e mercato, ma a volte la cucina trae ispirazione dalla scena”.
 

 

 

È il caso di “Maturina fantesca, erede di Leonardo da Vinci” di e con Patrizia La Fonte.

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Lo spettacolo, in scena fino al 19 gennaio, racconta di Maturina, l'ultima fantesca di Leonardo da Vinci, e la immagina raccontare cose e persone dal suo punto di vista: quello della cucina. Curiosità e riflessioni spesso parlano il linguaggio del gusto. Nella pièce, infatti, compaiono molte ricette dell'epoca, da gustare nel menu rinascimentale della cena che precede lo spettacolo.

 

Chiediamo a Patrizia La Fonte come nasce questo lavoro di cui è anche interprete, quanto c'è di vero e quanto di verosimile.
Maturina è esistita davvero, è stata accanto a Leonardo per 16 anni, si sa che ebbe in eredità due ducati, un abito e un soprabito di pelliccia”.
Era la cuoca di Leonardo?
“Non se ne ha la certezza, ma io l'ho immaginata così, al fianco del genio dalla parte della gola”.
Da dove arrivano le ricette incluse in questo lavoro?
Molte dal De Arte Coquinaria del famoso cuoco Mastro Martino da Como, della metà del 1400. È il primo grande volume di cucina italiana e testimonia il passaggio dagli usi medioevali a quelli rinascimentali. Parla di piatti consumati anche ai tempi in cui si svolge lo spettacolo. Ho poi consultato il codice Atlantico e il Codice Arundel di Leonardo, e gli studi su L'ultima cena”.
Come poteva mancare?
“Il pesce è il simbolo di Cristo, e l'anguilla o l'aringa all'arancia amara era un piatto molto comune, e sembrerebbe rappresentato nel dipinto”. Anche questo è nel menu delle serate.

La ricerca bibliografica della La Fonte, durata un paio di anni, raccoglie altre notizie, per esempio legate l'Acquarosa: “questa ricetta, che noi proponiamo come sorbetto, era in realtà una bevanda a base di limone e petali di rosa macerati nell'alcol, tipica dell'attuale Turchia. Ne parla Leonardo stesso e accredita l'ipotesi che sua madre, Caterina, venisse da quella zona. Caterina era un nome usato per le serve che provenivano dall'est del Mediterraneo. Leonardo rimase con la madre per pochi anni, possibile che questa bevanda fosse legata ai suoi ricordi d'infanzia”.
Si dice che Leonardo fosse vegetariano, ma è vero?
“Con buona pace dei vegetariani parrebbe di no: esistono molti appunti, potremmo chiamarle liste della spesa, in cui compare anche la carne”.

 

Lo spettacolo, scritto in volgare, procede per immagini e sapori, senza forzature: Leonardo era interessato alla cucina, soprattutto ai suoi aspetti salutistici, molti lavori contengono indicazioni alimentari, e non solo: nell'ultimo scritto datato, Leonardo interrompe bruscamente alcuni calcoli geometrici con la frase: “eccetera, perché la minestra si fredda”. Era il 1518.
 
Maturina fantesca, erede di Leonardo da Vinci
di e con Patrizia La Fonte
fino al 19 gennaio
Skenè
Via Francesco Carletti, 5 Roma
www.skeneroma.it

 

 

 

Antonella De Santis

18/01/2013

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