Bruxelles ferma il divieto alla carne coltivata. La legge Lollobrigida non può essere applicata

1 Feb 2024, 17:44 | a cura di
La Commissione europea contesta al nostro paese di aver violato il diritto europeo. La norma del governo che ha scatenato un acceso dibattito viene spedita in un limbo giuridico a poche settimane dalla sua approvazione

Bruxelles chiude la porta in faccia al governo italiano sulla carne coltivata. Almeno per ora. La legge italiana, che ne vieta la produzione e il commercio, non potrà essere applicata perché il governo Meloni ha violato alcune norme procedurali. Per la Commissione europea, il nostro paese ha notificato in ritardo la norma, non rispettando la normale procedura - il cosiddetto Tris - in cui agli stati membri e alla Commissione viene data la possibilità di esprimersi su un disegno di legge che potrebbe ostacolare il mercato unico europeo, prima della sua approvazione. Ma il ministero delle Politiche agricole ha inviato la legge a Bruxelles solo dopo il via libera da parte del parlamento italiano, avvenuto a novembre 2023. Ritardo su cui era intervenuto addirittura il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che aveva congelato la promulgazione della legge in attesa che il governo la inviasse a Bruxelles. Un pasticcio procedurale che lascia nel limbo il ddl voluto del ministro Francesco Lollobrigida.

Cosa non ha fatto il governo

La procedura europea - la Tris - prevede che, nel settore delle regolamentazioni tecniche di materie che possono avere un impatto sul mercato europeo e la libera circolazione delle merci (come nel caso della carne coltivata), i singoli Parlamenti nazionali informino preventivamente la Commissione, notificando in anticipo le proposte di legge per evitare che, una volta approvate, possano contraddire le norme europee. In questo caso, all’iter nazionale si applica una sospensione di tre mesi, che in casi specifici può arrivare fino a sei. L'iter della procedura Tris può chiudersi con un giudizio favorevole oppure negativo, in questo secondo caso la normativa nazionale viene respinta e viene chiesto un lavoro di armonizzazione con le regole Ue. Ma nel caso della carne coltivata, la Commissione non è neppure entrata nel giudizio di merito, poiché  è stato in principio violato il consueto iter.

Il governo italiano, a dire il vero, aveva inviato a Bruxelles la legge rispettando le tempistiche, ma il 17 ottobre, poche settimane dopo, ha deciso di ritirarla, ripresentandola solo ad approvazione parlamentare conclusa (a dicembre 2023). Così facendo si è assunto il rischio che le norme potessero essere disapplicare a posteriori. Che è quello che potrebbe succedere ora.

Le legge fantasma

La risposta dell'esecutivo Ue, infatti, rende l'applicazione pratica della legge molto complicata. La Commissione, nella sua risposta del 29 gennaio, ha comunicato al governo Meloni di aver archiviato la notifica in anticipo rispetto ai tempi previsti (senza neppure esprimere un giudizio di merito), richiamando la giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che ha ribadito più volte che una legge approvata in violazione della procedura Tris - l'articolo 6 della direttiva Ue 2015/1535 - è inapplicabile dai singoli Stati. La Commissione ha quindi invitato l'Italia «a informarla del seguito dato, anche alla luce della giurisprudenza pertinente della Corte di giustizia», aggiungendo che «in questa fase non vi sono ulteriori osservazioni da parte della Commissione».

Il riferimento alla Corte di giustizia non è casuale. Rimanda infatti a un'importante sentenza del 30 aprile 1996, nota come "CIA-Security", secondo la quale una disposizione nazionale che non è stata notificata nell'ambito della «procedura 98/34», mentre avrebbe dovuto esserlo, può essere dichiarata inapplicabile dai tribunali nazionali. Quindi sia il divieto relativo alla vendita e produzione di carne coltivata che quello sul meat sounding si scontrano con questa giurisprudenza. Saranno probabilmente i giudici italiani a decidere sulla carne coltivata, quando si presenterà l'occasione, ovvero quando le aziende vorranno immettere i prodotti sul mercato.

Il governo italiano ha tempo fino a marzo per modifiche alla legge sulla carne coltivata ma è molto difficile che lo faccia, tenendo conto delle posizioni rigide espresse fino ad oggi. E le prime reazioni confermano che il governo italiano non farà nessun passo indietro: “La chiusura della procedura significa che questa legge è serenamente in vigore. C'è un limite alle bugie. Dire che si può disapplicare vuol dire fare chiacchiere da fanfaroni”, dice il ministro Francesco Lollobrigida. Per il governo “la Commissione europea ha chiuso la procedura Tris avviata a seguito della notifica della legge sulla carne coltivata. La chiusura comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto della Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all'Italia di abrogare la legge. La Commissione chiede solo di essere informata sull'applicazione della legge da parte dei giudici nazionali".

E come nelle migliori tradizioni, ora la battaglia si sposta a colpi di ricorsi nei tribunali italiani.

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