Nizza

9 Feb 2009, 18:22 | a cura di

Bella, solare e vivace. Potrebbe essere il ritratto di una donna, invece è una città. Affacciata sulla Riviera francese, accoccolata ai bordi del Mediterraneo, Nizza la bella si offre soltanto a chi le sa parlare, come amano dire da quelle parti. E proprio come accade con una donna un po’ ritrosa bisogna corteggiarla, perch&e

acute; difficilmente si svelerà subito.

Luogo di arte e storia, principale centro urbano della Costa Azzurra e quinta città di Francia per popolazione è anche un’insospettabile destinazione golosa che si può sgranocchiare giusto il tempo di un week end. Basta perdersi tra i fitti vicoli della città vecchia (vieux Nice) e lasciarsi guidare dai giochi di luci e ombre che si alternano tra le facciate colorate dei suoi palazzi in stile italiano. Una calda e sinuosa paletta cromatica che va dal giallo all’ocra fino al rosso, spezzata soltanto dal verde delle persiane di legno.

Delimitata dalla collina detta “Château” (su cui sorgeva un castello), dal boulevard Jean-Jaurès e dal cours Saleya, la vecchia Nizza è una meta irrinunciabile per scoprire, a tutte le ore, sapori e profumi della città.

Al mattino presto il mercato ortofrutticolo invade il cours Saleya. Piccoli produttori scesi dai monti vicini allestiscono alacremente i loro stand in un susseguirsi di colori e odori che stordiscono.

Destreggiarsi tra le bancarelle per assaggiare un’oliva della cultivar “cailletier” dal sapore fruttato e zero acidità, piccola, nera e gustosa è quasi un’arte. Passeggiando lungo la strada mentre lo sguardo si perde tra carnosi asparagi bianchi, focacce, spezie, salumi e formaggi, l’immancabile pausa “casse-croûte” o in nizzardo “merenda” non può che essere a base della deliziosa socca di Chez Thérésa: farina di ceci, olio d’oliva, acqua e sale per una sottile farinata che si mangia caldissima, appena sfornata. Bisogna aver pazienza, puntare la scontrosa venditrice Susy ormai famosa e qualche volta anche far la fila per accaparrarsene una fetta, in quanto arriva dritta dritta dal forno, poco lontano, trasportata in enormi teglie da un volenteroso fornaio in sella a un rombante motorino. Altra sosta golosa al centro del mercato è quella per l’estouffadou dolce tipico a base di polenta, burro e mandorle dal sapore d’antan, mentre per apprezzare i prodotti biologici bisogna spingersi fino a place Gautier.

Lasciato il mercato occorrono pochi passi per raggiungere la Maison Auer. Gli storici “confiseurs” di origine svizzera approdati in Francia a metà dell’800 sono ormai arrivati alla quinta generazione. La boutique in stile Belle Epoque è una bomboniera di legno beige e dorato, cristallo e vetri colorati, che custodisce squisiti canditi artigianali. Clementine, mandarini, melone, ciliegie e albicocche avvolti nello sciroppo di zucchero e lasciati asciugare, danno vita a delizie di ineguagliabile bontà. Oltre ai canditi, fiore all’occhiello della casa, si trovano confetture, gelatine di frutta, marron glacés e cioccolatini.

Accanto, aperto da pochi mesi, c’è l’Auer Gourmet piccolo negozio e tea room che offre una sfiziosa selezione di prodotti di qualità quali paté e terrine d’anatra, caviale e fleur de sel. Più avanti, in rue Raoul-Bosio, si nasconde il micro-ristorante La Mérenda. Inutile affaticarsi a prenotare un tavolo…non ha telefono! Piccolo, tanto da avere poco più di una ventina di coperti, è sempre affollato. Seduti su mini sgabelli e gomito a gomito con gli altri clienti si mangiano, su tovaglie di carta, i piatti di Dominique Le Stanc ex chef al celebre Negresco. La sua cucina stretta al territorio è di un’intrigante semplicità. Dalla lavagnetta in ardesia si scelgono classici regionali come le acciughe ripiene fritte, la “daube de boeuf à la provençale” (spezzatino di manzo alle erbe) e la pasta al “pistou” (pesto di basilico, aglio e olio d’oliva).

Qualche metro più in là, la Cave Bianchi spicca per la varietà delle proposte. Ospitata in quelle che un tempo erano le cantine del monastero di St-Dominique è il luogo ideale per scoprire i cru locali come il vino di Bellet prodotto da pochi vigneti sui contrafforti delle Alpi o il Saint-Jeannet delle colline della Costa Azzurra. In rue St-François-de-Paule si incontra la Maison Alziari, dedicata all’olio, la cui particolarità è quella di proporre prodotti provenienti dall’omonimo frantoio costruito nel 1868 e ancora in attività, oltre a vari oggetti da tavola in ulivo.

Avanzando a passo veloce, per gustare la fragranza di una croccante baguette, del pane ai fichi, di quello biologico fatto con sale di Guérande o una tipica “fougasse” (focaccia) ai fiori d’arancio bisogna andare alla boulangerie Espuno le cui invitanti specialità sono tutte cotte nel forno a legna. La freschezza dei sontuosi plateau di frutti di mare si ritrova invece al Gran Café de Turin, rinomato bar à coquillage dall’ambiente informale: ostriche, ricci, gamberi grigi, lumache, granchi dell’Atlantico, fasolari e vongole freschissimi, per un piacere raffinato ma dai costi contenuti.

Da non mancare poi La Poulette dove acquistare polli di Bresse e formaggi, e il maître glacier Fenocchio per un soave sorbetto alla frutta, un insolito gelato alla lavanda o allo zenzero. E se la voglia di scoprire non è stata appagata del tutto basta avventurarsi a piedi verso il porto, fin da Florian dove irresistibili petali di rose e violette canditi, delicati sciroppi ai fiori d’arancio, papavero e melone, eleganti confetture al gelsomino e leggeri bonbon ai gusti della Provenza richiamano profumi d’infanzia e sapori dimenticati.

Una volta fuori dalla vieux Nice si può prendere un taxi per raggiungere in pochi minuti il pittoresco villaggio di Falicon. Dalla sala del Parcours-live Restaurant si godono due viste: una impareggiabile sul mare e un’altra “live” sulle cucine grazie a schermi tv. Qui Jean-Marc Delacourt propone un menu mediterraneo con un pizzico d’estro esotico (da menzione, la mousse di cioccolato con tartare di mango al pepe lungo e gelato al cocco). Il viaggio si ferma qui. Ma rimane in bocca il sapore di Nizza, una sinfonia di colori e dolcezze.

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