Congresso di Assoenologi. Intervista a Riccardo Cotarella

3 Giu 2014, 08:25 | a cura di
Enologi ed enotecnici a rapporto per il 69esimo Congresso di Assoenologi. Temi clou? Produzione, export e competitor, con uno sguardo particolare rivolto alla Francia. L'intervista al presidente dell'Associazione (e presidente del Comitato Vino per Expo) con qualche anticipazione sull'esposizione di Milano.

Grande attenzione per i Paesi europei produttori di vino e individuazione di una strategia per incrementare il successo del nostro export. Il Congresso di Assoenologi (1-4 giugno a San Patrignano in Romagna) è un’assise molto diversa rispetto alle precedenti, non solo per il record di iscrizioni - oltre 600 prenotati dei quali la maggioranza verrà da fuori regione - ma anche perché c’è una vera e propria svolta culturale dei contenuti congressuali. A partire da un focus sulla Francia. Dopo anni in cui l’autoreferenzialità e l’appiattimento sull’innovazione tecnologica erano preponderanti, l’apertura e il confronto con i nostri competitor di oltreconfine è una scelta conseguente al nuovo ruolo del nostro vino nel mondo. Un processo di allargamento degli orizzonti culturali e professionali necessario per affrontare le sfide dei nuovi mercati dove la cultura del vino non è affatto scontata. Con la presenza al Congresso del ministro delle politiche agricole Martina e di tutte le più alte cariche istituzionali della Regione Emilia Romagna a cui è dedicata una delle degustazione che comprende cinque vini a base sangiovese e un albana passito. Nella sessione intitolata Il vino nei numeri tra produzione e consumo, si confrontano, moderati da Bruno Vespa, Carlo Dalmonte, presidente Caviro, Serge Dubois, Union Internationale des Œenologues, Giovanni Mantovani, direttore generale Vinitaly, Giuseppe Martelli, direttore generale Assoenologi, Ruenza Santandrea, presidente Cevico, Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini e Domenico Zonin - presidente UIV. Nella seconda parte intitolata Una strategia per vincere le sfide di domanila parola va a Oscar Farinetti (Eataly), Mario Moretti Polegato (Geox), Lucio Tasca D'Almerita, Ettore Nicoletto (Santa Margherita), Marilisa Allegrini, Massimo D’Alema (La Madeleine), Letizia Moratti (Castello di Cigognola).Lo slogan congressuale Raccontare il vino: storia territori persone e cultura indica una strada sintetizzando la ricchezza della nostra proposta vinicola. Ne abbiamo parlato con Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi e presidente del Comitato Vino per Expo.

Al congresso di quest’anno finalmente si parla in modo approfondito di estero e soprattutto di Francia.
Per noi comprendere cosa sta succedendo negli altri Paesi è fondamentale. Iniziamo con la Francia. A parlarne saranno i colleghi che lavorano nelle zone che tutt’oggi ispirano l’intero mondo del vino. Se a Cyril Payon, presidente dell'Union des Enologuestocca la presentazione della Francia vinicola, Thierry Gasco, direttore e Chef de cave Pommery, ci parla della Champagne, mentre Nadine Gubline, consulente ed enologa di primo piano, si occupa della Borgogna. Termina Berrouet Olivier, direttore enologo di Château Pétrus che illustra Bordeaux. Alla fine, i colleghi francesi guidano una degustazione. Poi nell’ambito delle varie sessioni congressuali, ci sono gli interventi di Edmund Diesler, presidente Bund Deutscher Önologen e di Martin Santiago Jordi, presidente della Federación Española de Asociaciones de Enólogos.

Il congresso cade in un momento di grande proiezione del vino italiano all’estero mentre i consumi interni sono particolarmente depressi. Come e con chi il Congresso affronta questi temi?
Innanzi tutto studiamo i numeri e poi ne parliamo con le persone che hanno ruolo di primo piano in ambito commerciale, girano il mondo e conoscono i mercati. Sono della partita esponenti di aziende storiche ma anche di aziende giovanissime, grandi e piccole, e poi politici, imprenditori tutti legati al vino. Insomma un discorso a 360°. Quanto al resto, basta piangersi addosso. Tutti i consumi dei Paesi produttori sono in calo, dalla Francia alla Spagna all’Italia e a ciò corrisponde un aumento in altri Paesi. Bisogna prendere atto della situazione e andare avanti. Una delle domande a cui il Congresso cerca di rispondere, è proprio in quali Paesi bisognerà concentrare le attenzioni per incrementare i consumi. All’estero ci sono tanti spazi da conquistare e noi abbiamo tanto vino da vendere: dobbiamo essere bravi per far scegliere il nostro.

E a proposito di essere bravi, il 2015 sarà l'anno di Expo. In quanto presidente del Comitato per il Padiglione Vino, quale anticipazione può darci?
Il prossimo 20 giugno scadrà il termine per la presentazione del nostro progetto. Posso anticipare i percorsi tematici: il primo sarà emozionale e riguarderà la storia e la realtà odierna del vino italiano. In quest’ambito è previsto l’impianto di un piccolo vigneto dove, nel corso dei sei mesi di esposizione, si potranno svolgere varie attività dimostrative di pratiche agronomiche. Ci sarà anche un museo del vino italiano: un percorso veloce, legato alle sensazioni. L’altro percorso invece sarà dedicato alle degustazioni e alle presentazioni dei vini non solo dal punto di vista tecnico. Infatti coinvolgeremo i registi che hanno girato film sul vino, scrittori appassionati di vino, giornalisti, critici italiani e stranieri. Organizzeremo delle visite nelle cantine con spostamenti in treno, aerei, ecc. La Francia già sta programmando in questo senso. Il 20 giugno tireremo le fila definitivamente.

a cura di Andrea Gabbrielli

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 29 maggio.
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