Il grande gelo russo. Si chiude un anno complicato che potrebbe influire anche sull'export vinicolo. Tra crollo del rublo e embargo del Cremlino

23 Dic 2014, 14:54 | a cura di
Ancora preoccupazioni dal fronte russo per il comparto vinicolo italiano. Pesa soprattutto il crollo del rublo, che potrebbe danneggiare ulteriormente le esportazioni già fiaccate dall'embargo sul comparto agroalimentare che si protrae dallo scorso agosto. E ora anche il vino, finora graziato, potrebbe essere coinvolto dal provvedimento. Intanto il Cremlino spinge per l'espansione delle vigne di Crimea, su cui investirà 250 milioni di euro.

Se il 2013, in qualche modo, è stato l'anno della Cina in termini di preoccupazioni e incertezze legate al comparto vino (vedi alla voce antidumping), questo che sta per concludersi sembra essere quello della Russia. Il Cremlino, infatti, continua a far stare tutti col fiato sospeso. Tanti i motivi di preoccupazione, ma andiamo con ordine, partendo dal crollo del rublo su euro e dollaro, situazione su cui pesano anche e soprattutto le sanzioni occidentali per la questione ucraina.
La Borsa russa non chiudeva in rosso dagli anni '90, le variazioni sono all'ordine dell'ora e si annuncia un freddo inverno russo. Come ciò influirà sull'Italia? A preoccupare sono, chiaramente le esportazioni che hanno già risentito dell'embargo sul comparto agroalimentare scattato lo scorso 7 agosto. Secondo Coldiretti in tre mesi gli acquisti dei prodotti made in Italy in Russia sono già diminuiti di 300 milioni di euro: meno 33 milioni di euro ad agosto, meno 96 milioni a settembre e meno 169 milioni ad ottobre.
E proprio l'embargo è altra fonte di preoccupazione diretta per il vino, prodotto fino ad ora graziato dal blocco delle importazioni. Ma adesso le cose potrebbero mettersi male: qualche giorno fa è arrivata la proposta di un deputato della Duma, Vladimir Bessonov (fazione comunista) di bloccare l'import di vini francesi in risposta alla sospensione della esecuzione del contratto per la consegna delle portaelicotteri "Mistral" da parte dell'Eliseo. “Vogliamo vietare la vendita dei vini francesi in Russia” ha dichiarato Bessonov “anche solo parlarne può portare ai risultati desiderati ". La speranza per i vini francesi - e di conseguenza europei - è che quell' “anche solo parlarne” possa voler dire che si tratti solo di propaganda, ma che poi non si andrà avanti nella pratica.
Intanto a dare manforte agli intenti di accentramento vitivinicolo c'è la proposta lanciata alla Banca Centrale russa dai produttori di “Legends of Crimea” di creare una banconota da 200 rubli con stampati i vigneti della Regione. Da ricordare a questo proposito che il Cremlino, qualche mese fa, aveva annunciato un investimento di 250 milioni di euro proprio per la crescita delle cantine di Crimea, considerata una delle zone più importanti per la produzione vitivinicola russa.
Ma alla luce degli ultimi fatti, a regnare sovrana è l'incertezza. Così prima di decidere cosa stampare sulle banconote da 200 rubli, a non far dormire sonni tranquilli ai russi sarà un'altra questione: quanto varranno 200 rubli sul mercato da qui alle prossime settimane?

a cura di Loredana Sottile

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