Diversi Vignaioli Irpini. Il bilancio dopo cinque anni dalla costituzione. Diversi da chi?

8 Mag 2016, 14:31 | a cura di

Il consorzio di promozione nato 5 anni fa riunisce sette piccole realtà della viticoltura irpina che non arrivano a produrre più di 100mila bottiglie di alta qualità. Tra Tarasi, Fiano d’Avellino e Greco di Tufo. 

Insieme non superano le 150 mila bottiglie e i 35 ettari vitati, ma la concentrazione qualitativa è molto alta, così come lo sono le quote rosa. Parliamo delle sette aziende del Consorzio DiVi, Diversi Vignaioli Irpini (Antico Castello, Bambinuto, Contrade di Taurasi, Guastaferro, Le Ormere, Villa Diamante,Tenuta Sarno 1860), di cui ben cinque con una rappresentanza femminile. Nato 5 anni fa, è un consorzio di promozione. Cosa diversa quindi di un consorzio di tutela. E le regole per entrarvi sono molto selettive: una produzione che non superi le 100 mila bottiglie per azienda (ma nella realtà sono ben al di sotto) e l'alta qualità certificata dalle maggiori guide nazionali. Ma la domanda che poniamo a Francesco Romano, presidente appena entrato in carica, è per cosa sta quel “diversi” del nome? “Ogni realtà” ci spiega “è un mondo a sé che rappresenta differenti zone e interpretazioni dei vini del territorio: Taurasi, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. E ci teniamo che ognuno mantenga la propria specificità, a patto che non si facciano compromessi sulla qualità. Ad accomunarci tutti sono le ridotte dimensioni aziendali che ci consentono di essere dei vignaioli, ovvero di vinificare le proprie uve, e la possibilità di non perdere di vista la qualità”. Nonostante la piena autonomia di ognuno, l'immagine che il piccolo consorzio sta cercando di costruire è quello di squadra, come dimostra anche l'ultimo prodotto arrivato presentato a Vinitaly: la grappa ottenuta dalle migliori vinacce di ogni consorziato. Un primo esperimento da 500 bottiglie che potrebbero raddoppiare nei prossimi anni. D'altronde è un periodo particolarmente favorevole, soprattutto all'estero, con crescite notevoli che, nel complesso, portano le vendite del consorzio oltre il confine nazionale, ad un tondo 50%.

 

a cura di Loredana Sottile

 

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