La fame piega il Venezuela. File interminabili per il pane e supermercati assaltati

25 Giu 2016, 08:04 | a cura di

Sono stati mesi difficili per la popolazione venezuelana che cerca di far fronte come può alla crisi economica che ha sconvolto il Paese. E intanto le provviste alimentari scarseggiano, in pochi possono permettersi di acquistare cibo, incendi e saccheggi sono all'ordine del giorno. 


Una crisi senza fine

Erano più di un presagio i morsi della fame che da troppo tempo attanagliano gran parte della popolazione venezuelana, in quel Sud America fin troppo distante da noi per prendere piena consapevolezza della grave crisi economica in cui versa il Paese guidato da Nicolas Maduro. Eppure è ben più di una foto sbiadita quella che rimbalza da un capo all'altro dell'oceano Atlantico per ricordarci che dall'altra parte del mondo, per le strade di Caracas o Cumana, come nelle campagne che circondano le principali città, la fame è diventata una realtà ingombrante con cui confrontarsi ogni giorno. E le immagini “trasportate” dalla rete raccontano di panetterie presidiate dall'esercito, negozi di alimentari e macellerie saccheggiati da cittadini in preda alla disperazione. Di storie di miseria terribili e sanguinose, come la morte della bimba rimasta coinvolta in uno scontro a fuoco tra gang rivali a Cumana, per una mera spartizione di cibo. Un caso emblematico che parla per cento, mille situazioni analoghe che stanno sconvolgendo il Venezuela, travolto dalla fame, come documenta un recente reportage del New York Times. Da giorni l'assalto ai supermercati coinvolge centinaia di persone in cerca di zucchero, patate, farina, e tutto quanto di commestibile sia ancora reperibile sugli scaffali; e il numero di proteste e scontri non accenna a diminuire, anzi sale una settimana dopo l'altra, senza grandi speranze di tornare alla normalità.

Il cibo non c'è più

Soprattutto perché la grave crisi economica in cui versa il Paese ha determinato un progressivo rallentamento delle attività produttive: il Venezuela non produce più cibo a sufficienza per sfamare la popolazione, né può permettersi di importarlo dall'estero. E del resto, ormai, l'87% dei cittadini si dichiara indigente e non ha denaro sufficiente per sfamarsi, come testimoniava qualche mese fa la campagna fotografica realizzata da Reuters entrando in casa della gente per mostrare al mondo i frigoriferi vuoti di tante famiglie venezuelane. Qualcuno, con ironia amara, affida agli inviati della stampa internazionale l'ansia per un futuro che non promette nulla di buono, tra le voci c'è chi parla della drastica “dieta Maduro”: niente cibo né altri generi di conforto. E mentre gli analisti guardano al passato recente del Paese, evidenziando anni di politiche economiche, produttive e sociali sbagliate, le associazioni per i diritti umani puntano il dito contro i provvedimenti del presidente Maduro, accusato di favorire pochi (secondo Trasparency International il Venezuela è il nono Paese più corrotto del mondo), senza preoccuparsi delle necessità di molti. Mentre cerca di spostare l'attenzione sull'opposizione politica, accusandola di incentivare malumori, scontri e devastazioni. Intanto, nel migliore dei casi, i fotografi immortalano file interminabili di persone che aspettano il proprio turno per rimediare un pezzo di pane. La carne, per molti, è solo un miraggio. Chi trasporta provviste gira scortato dall'esercito. Torneremo presto a parlarne per raccontarvi in modo approfondito come stanno le cose.

 

Foto di Miguel Gutierrez per il Wall Street Journal

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