Fast food all'italiana. Territorio, stagionalità, replicabilità: segreti da esportazione

5 Ago 2016, 11:00 | a cura di

Da Gramburger a 'O Macarò, a Johnny Bruschetta. La formula informale e scanzonata che fa il verso al fast food d'importazione piace agli imprenditori italiani. La differenza? Alti standard di qualità e prodotti garantiti. 


Dallo street food al fast food

Street food mania. Quante volte l'abbiamo scritto? Mai troppe a guardare quanto un fenomeno di ritorno apparentemente importato dall'estero – e invece radicato nella cultura nazionale – sia ancora in grado di radunare folle di avventori in cerca di cibo semplice e buono e momenti da condividere, che si tratti di un raduno di piazza o dell'ultima bottega aperta in città. E anzi la tendenza è stata capace di affinare lo stile, così che oggi, nel 2016, ci troviamo finalmente a parlare di cibo di strada di qualità (se non addirittura d'autore), prontamente censito dalla guida Street food del Gambero Rosso: l'ultima edizione è appena uscita in libreria. Ma pur registrando l'andirivieni di food truck, apecar e cucine su ruote, non possiamo tralasciare la china che, come diretta conseguenza della moda imperante, sta rivoluzionando anche l'immagine del fast food (sporco, brutto e cattivo, questo sì, d'importazione) per ricondurlo nell'alveo del cibo genuino, locale, di stagione. E rispettoso del consumatore.

Gli ultimi esempi che abbiamo rintracciato sul territorio italiano, peraltro, parlano di un movimento esteso a contesti diversificati, non necessariamente dipendente dal panorama (e dalla platea) cittadino. Certo, la scalabilità continua a restare prerogativa importante, pur nel rispetto di standard di produzione elevati. Lo abbiamo visto con Pescaria a Polignano, come con PanB all'interno del centro commerciale di Vimercate. Ma pure le grandi città vantano esempi degni di nota, tra tutti non ci stanchiamo di ricordare Banco a Roma, che del fast good ha fatto un Vangelo, e recentemente ha raddoppiato nel cuore di Trastevere. Mentre tra i veterani del genere ci sentiamo di annoverare Fud, che della tradizione siciliana ha fatto un perfetto brand da “fast food”, a Catania e Palermo.

Gramburger a Lanciano. Abruzzo chiama Italia

E le idee continuano a girare, toccando anche località decentrate. Come Lanciano, 35mila abitanti in provincia di Chieti, Abruzzo. Anzi Frentania, com'è chiamato il territorio compreso tra le foci dei fiumi Sarno e Biferno, a cavallo tra Abruzzo e Molise. Qui, da qualche giorno, ha inaugurato il primo locale di una catena di fast food ribattezzata Gramburger. La particolarità? Ingredienti del territorio che fanno bene all'economia locale, radunando un gran numero di aziende abruzzesi (anche per attrezzature e forniture d'arredo). Per la carne, invece, si spazia tra i migliori allevamenti italiani, anche se il vanto della casa resta il panino Abruzzese, con hamburger di arrosticino, ventricina arrostita e pecorino abruzzese. Dietro al progetto ci sono due imprenditori locali, Piero Brighella e Rocco Finardi; l'idea è quella di sviluppare un franchising che già da settembre valuterà le richieste di adesione di affiliati in tutta Italia, forte di proposte trasversali, dal Uagliò con hamburger di salsiccia affumicata , friarelli e tabasco al Toscanaccio, focaccia con hamburger di Chianina, maionese al pepe nero e lardo di Colonnata. Al motto di “qualità nella diversità”.

'O Macarò a Napoli. Italian pasta fast food

Tutto incentrato sull'appeal della tradizione partenopea è invece 'O Macarò a Napoli, un pasta bar sul modello che abbiamo visto proliferare recentemente a Roma (uno, Mama Pasta, l'abbiamo premiato come campione regionale del Lazio). La pasta è quella del Pastificio Setaro di Torre Annunziata, gli ingredienti sono tutti campani, i sughi tradizionali (dal ragù allo scarpariello, all'ischitana), i piatti sono preparati sul momento, pronti da consumare o take away. Gli ordini disponibili via app.

 

Johnny Bruschetta raddoppia

Orgoglio regionale grida anche il raddoppio dello scanzonato Johnny Bruschetta, che dalla tradizione toscana ha ereditato taglieri, salumi, formaggi e crostoni di pane. Lo spirito del locale che un anno fa inaugurava a Firenze, zona Sant'Ambrogio, condivide con le osterie locali l'atmosfera verace, con il modello fast food un menu tutto incentrato sulle bruschette, in oltre 30 varianti, servite in tavola in tagliere (lunghi anche 2 metri). Anche qui prodotti del territorio, stagionalità a pane studiato per la causa. I nomi in menu sono quelli delle località più celebri della Toscana. E l'idea è piaciuta tanto da replicare a Marina di Massa (MS), dove il secondo locale, a portata di mare, ha appena inaugurato. Ingredienti reperiti nel raggio di 50 km, 40 varianti di bruschetta in menu, vini toscani e birre artigianali. Ma Daniele Martini, ideatore del brand, guarda già a Londra.

È il momento di invertire il senso di marcia: fast food all'italiana da esportazione.

 

Gramburger | Lanciano (CH) | viale delle Rose | www.gramburger.com

'O Macarò | Napoli | via Cervantes, 66 | tel. 081 4203103 | www.omacaro.it

Johnny Bruschetta | Firenze | via de' Macci, 77r | tel. 055 2478326 | www.johnnybruschetta.com

Johnny Bruschetta | Marina di Massa (MS) | via San Leonardo, 480/d  

 

a cura di Livia Montagnoli

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