Marco Fadiga lascia Bologna. Sarà il nuovo executive chef Moet&Chandon a Epernay

1 Set 2016, 16:00 | a cura di

Lo chef bolognese chiude Noir e si trasferisce nella Champagne, vincitore di un contest lanciato dalla celebre Maison. Selezionato tra 200 chef internazionali, Fadiga si lascia alle spalle una carriera importante nella sua città. E non nasconde qualche amarezza. 


Dalla Pernice al Bistrot. A Noir

Bolognese di nascita e nel cuore, Marco Fadiga ha costruito la sua carriera in cucina proprio all'ombra delle Due Torri. Chi lo segue da tempo ricorda le esperienze stellate a La Pernice e la Gallina (fino al 2003), poi è arrivato il Marco Fadiga Bistrot, chiuso definitivamente nel settembre 2014, quando lo chef che non ha mai risparmiato qualche frecciatina al panorama gastronomico della sua città – seduta sugli allori di una tradizione di lungo corso fatta di mortadelle e tortellini, ma a suo dire poco propensa a rischiare – decideva di cambiare ancora. Presentando ai bolognesi un nuovo format di “quasi ristorante”, Noir, operativo fino a qualche giorno fa in piazza dei Tribunali. All'epoca, alla conclusione dell'esperienza decennale in via Rialto, Fadiga non esitava a mettere sul piatto il suo piglio irrequieto, la voglia di sperimentare sempre qualcosa di nuovo. Con una consapevolezza dei propri mezzi che non sempre gli ha spianato la strada, tra dichiarazioni tranchant e rivendicazioni del proprio talento. Membro dei JRE, negli ultimi mesi del 2014 Fadiga apriva Noir, da subito eletto ritrovo del jet set bolognese: una ventina di coperti, atmosfera minimal chic, proposte di mare, tanto crudo per l'aperitivo con le bollicine e piatti d'autore concepiti secondo l'estro del momento (“una cucina che nasce emiliana e diventa di ricerca”, si legge sulla sua scheda biografica). Al suo fianco la moglie, Helene Lafore, francese, che gioca un ruolo importante per l'ennesima svolta annunciata nelle ultime ore. Noir chiude. Perché?

Noir chiude. In viaggio per Epernay

Perché finalmente l'inestimabile talento del nostro caro chef Fadiga è stato pesato per quello che è. Ovviamente, non dagli italiani. Ovviamente, non dai bolognesi (tranne casi rari) che gli hanno voltato le spalle. Sono stati i francesi”. È quello che si legge sulla pagina Facebook dell'attività in data 1 settembre: indubbio il rammarico, evidente anche una nota polemica indirizzata ai detrattori dello chef. E, più interessante, il riferimento alla Francia. Sì, perché da oggi chi vorrà ritrovare la cucina dello chef dovrà programmare un viaggio a Epernay, nel cuore della Champagne francese, dove ha sede, tra le altre, la prestigiosa Maison Moet&Chandon. È qui, nella sede principale di una delle più grandi case produttrici di champagne del mondo, che Marco Fadiga prenderà servizio come Executive Chef con effetto immediato. Ma l'inizio della storia affonda le radici alla primavera scorsa, nel mese di marzo, quando la maison ha lanciato un contest per selezionare il suo nuovo chef.

Il contest Moet&Chandon. Fadiga è il nuovo chef della Maison

“Moet&Chandon Wants you!” recitava il regolamento online: all'appello hanno risposto in 200, da tutto il mondo. Tra loro anche Marco Fadiga, desideroso di intraprendere un nuovo percorso in Francia accanto a sua moglie. Un breve video-racconto di sé inviato per la selezione (in giuria anche Yannick Alleno) ha fatto il resto, e così, a luglio, lo chef bolognese si è ritrovato a Epernay per confrontarsi con altri 3 semifinalisti (tra loro anche John Regefalk, in forza alla brigata di Roy Caceres a Roma, da Metamorfosi; e poi John Lawson e Maycoll Calderon), e poi in finale, dove ha “battuto” il collega australiano presentando un Risotto con zafferano, capesante e fiori di zucca fritti allo champagne e una Fricassea di cervello di agnello con scampi e schiuma di aglio confit e lemongrass (concepito negli anni della Pernice). Vittorioso e pronto a onorare molteplici impegni – tra cene esclusive nella sede della Maison o presso lo Chateau de Saran tra i vigneti e trasferte da ambasciatore Moet&Chandon nel mondo – Fadiga non ha risparmiato di togliersi qualche sassolino dalla scarpa, dichiarando la sua stanchezza per un pubblico deludente e una città che vuole spendere poco, contraddicendo quell'idea di rivoluzione gastronomica che sembra essersi fatta strada nell'ultimo anno a Bologna. Dove sta la ragione? Forse nel mezzo. Il Noir, invece, riaprirà con un altro nome, sotto la guida di due nuovi gestori.  

 

a cura di Livia Montagnoli

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