UberEats nel mondo: la rapida espansione del nuovo servizio di food delivery

4 Ott 2016, 13:30 | a cura di

Il colosso dei trasporti che si lancia nel food delivery: UberEats, l'ambizioso progetto della piattaforma americana Uber, sembra aver ingranato molto bene a soli pochi mesi dalla sua nascita. Ora il nuovo servizio punta a conquistare l'Europa e a ridurre i costi per i consumatori finali.


Da Uber a UberEats

Uberormai lo conosciamo bene: si tratta di una compagnia californiana che ha fatto la sua fortuna sfruttando una rete capillare di autisti privati attraverso un'applicazione che mette in collegamento diretto passeggeri e automobilisti. Nell'era del food tech, delle startup innovative e dei tanti servizi di delivery, una piattaforma di tale successo che può contare su un bacino d'utenza ampio e articolato non poteva che evolversi naturalmente in UberEats, servizio di consegne a domicilio per chi non può o non vuole recarsi al ristorante. Per far parte del circuito, i ristoratori devono pagare una piccola commissione a Uber (proprio come i clienti finali), e gli utili vengono poi condivisi dalla compagnia con gli autisti. Un gigante del ride hailing che si lancia nel food delivery, dapprima a New York, Los Angeles, Chicago, Washington D.C., Seattle, Atlanta, Houston, San Francisco e, a pochi mesi dalla nascita del progetto, anche Dubai, Amsterdam, Johannesburg, Londra e qualche area di Tokyo. I prossimi sulla lista? Hong Kong, Bangkok, Bruxelles, Taipei, Jakarta e le grandi città europee, a cominciare da Stoccolma.

UberEats in Europa e il confronto con le altre piattaforme

Un progetto ambizioso, una piattaforma che punta a espandersi a livello globale, che ha in programma di entrare in almeno 22 nuovi paesi nel prossimo futuro. “Si può dire che stiamo investendo nello spazio”, ha affermato Simon Rossi, general manager di UberEats Asia Pacific durante il convegno tenutosi a Tokyo la scorsa settimana. Già a maggio infatti gli executive di Uber anticipavano le aspirazioni internazionali della compagnia, che sembravano essere una semplice(?) estensione del core business dell'azienda, il trasporto di persone. E invece negli ultimi mesi le campagne promozionali per UberEats si sono intensificate e sembrano suggerire un progetto ben più ampio dietro. Che punta decisamente all'Europa, dove però dovrà scontrarsi con altre realtà ben consolidate. Come l'inglese Just Eato le tedesche Takeaway.come Delivery Hero, piattaforme concentrate soprattutto sulla consegna nelle zone limitrofe al ristorante, lasciando le consegne più lontane in mano al locale stesso. Realtà minori rispetto al gigante Uber ma che hanno comunque raggiunto una popolarità significativa in breve tempo. Secondo i dati diffusi da Cb Insightssono stati circa 10 i milioni di dollari (8.9 milionidi euro) versati dagli investitori in 421sistemi di food delivery dall'inizio del 2014 a oggi. Un settore in costante crescita che sembra destinato a non fermarsi qui. Fra le piattaforme più grandi, spicca il negozio di alimentari di Amazon.it, un servizio di e-commerce studiato per la consegna a domicilio di alimenti e pasti caldi nato negli Stati Uniti e arrivato in Italia nell'estate del 2015. “Il problema di tutte le altre piattaforme più piccole”, ha commentato Neil Campling, capo della ricerca globale per l'industria tech al Northern Trust Capital Markets, “è che non possono competere con le grandi realtà senza mettere in atto delle logistiche superiori”. Logistiche economiche, commerciali e finanziare che per le aziende più piccole come Takeaway non sono affatto scontate.

Progetti futuri: tempi più brevi e riduzione dei costi

Come scontato, del resto, non è il dominio assoluto dei grandi colossi come Amazon o lo stesso Uber, compagnie per le quali “il food delivery rappresenta solamente una delle tante iniziative e non l'attività principale”. La consegna a domicilio resta comunque per Uber uno dei punti focali su cui concentrare le energie. Ambizioni espansionistiche a parte, fra gli obiettivi futuri dell'azienda c'è quello di accorciare i tempi di consegna e di eliminare le tasse extra per il viaggio, così come il limite massimo di ordine. E così, a breve gli utenti potranno ordinare un hamburger fatto a Kensington e gustarlo comodamente a Whitechapel per lo stesso prezzo che avrebbero pagato nel locale. Genio o follia? Per i risultati, dovremmo attendere le risposte dei fortunati che possono usufruire di questo servizio, nell'attesa che UberEats pianti le sue radici anche nel Bel Paese.

a cura di Michela Becchi

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