Nel 2016 produzione mondiale in calo del 5%. Le stime dell'Oiv

20 Ott 2016, 12:18 | a cura di

Sarà una delle stagioni ai minimi degli ultimi 20 anni, ma l'Italia si conferma al primo posto nel ranking mondiale, davanti a Francia e Spagna. Bene Usa, Australia e Nuova Zelanda. Mentre in Argentina, Cile e Brasile il clima ha condizionato il raccolto. 


2016. Annata no per il vino. Ma l'Italia c'è

Quella del 2016 sarà ricordata come una tra le annate più scarse degli ultimi vent'anni. Le previsioni dell'Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) indicano per l'anno in corso una produzione di vino pari a 259 milioni di ettolitri, ovvero un -5% rispetto al 2015 (esclusi succhi e mosti d'uva). All'appello mancano oltre 15 milioni di ettolitri. A determinare questa discesa sono alcune performance negative dei grandi produttori: la Francia, che lascia sul campo ben 6 milioni di ettolitri (-12%), e l'Argentina che registra un brusco calo perdendo il 35% della produzione (da 13,4 milioni a 8,8 milioni di ettolitri) e scala verso il basso cinque posizioni in un ranking mondiale guidato ancora una volta dall'Italia, nonostante il calo del 2% stimato per quest'anno. A perdere terreno sono anche il Cile, dopo un 2015 che aveva fatto registrare cifre record, con un -21% a 10,1 milioni di ettolitri (2,7 mln di hl in meno) e il Sudafrica, la cui produzione scende nuovamente sotto i dieci milioni di ettolitri dopo cinque anni: i 9,1 mln di hl significano un -19% e l'ottava posizione nella classifica.

Il calo di produzione. La panoramica sull'Europa

L'Europa, secondo le stime Oiv, presentate a Parigi, dovrebbe avvicinarsi a 158,3 milioni di ettolitri di vino prodotti, facendo registrare un forte calo di 7,9 milioni di ettolitri rispetto a un livello produttivo che nel 2015 era di 166,2 mln/hl. L'Italia si conferma anche quest'anno primo produttore al mondo, nonostante il segno meno sulle previsioni per la campagna 2016. Un ruolo da leader e da motore trainante per il vino mondiale, con l'Oiv che stima una produzione made in Italy pari a 48,8 milioni di ettolitri, il 2% in meno rispetto al 2015. Rimanendo nel Vecchio Continente la Spagna, terza nel ranking, registra una lieve progressione dell'1% a 37,8 milioni di ettolitri. Considerando gli ultimi cinque anni, Italia e Spagna, in particolare, registrano una produzione superiore alla media, mentre Francia, Germania e Portogallo sono al di sotto. Questi ultimi due Paesi, rispettivamente, dovrebbero produrre 8,4 e 5,6 milioni di ettolitri con un calo del 4% e del 20% (-1,4 milioni di ettolitri). Salgono i quantitativi della Grecia (2,6 mln di hl, +2%) e spicca la forte ripresa della Romania che, dopo alcune vendemmie negative, rimbalza del 37%, guadagnando 1,3 milioni di ettolitri a 4,9 milioni di ettolitri. Austria e Ungheria sono in calo, del 21% a 1,8 mln/hl e del 6% a 2,7 mln/hl.

Il resto del mondo

Negli altri continenti, come ha illustrato il direttore generale dell'Oiv, Jean Marie Aurand, si prevede un rallentamento generale come già accaduto nel 2015. Malgrado gli Stati Uniti registrino 22,5 milioni di ettolitri di vino (+2%), sono Argentina, Cile e Brasile a perdere terreno. Il Brasile dovrebbe attestarsi intorno a 1,4 milioni di ettolitri, con un livello di produzione dimezzato (-50%). Un clima non favorevole, ha rilevato Aurand, è la ragione di questa debacle dei principali Paesi sudamericani. Indisponibili, per ora, le previsioni sulla Cina, che lo scorso anno era il sesto produttore, con 11,5 milioni di ettolitri.

Complessivamente positiva la situazione in Oceania. Per l'Australia, si prevede una risalita dei livelli produttivi del 5% sul 2015 a 12,5 milioni di ettolitri di vino, quindi nella media dell'ultimo quadriennio. Ed è buona la stima per la Nuova Zelanda che, con 3,1 milioni di ettolitri di vino (+34% sul 2015), sfiora il record raggiunto nel 2014 quando gli ettolitri di vino prodotti furono 3,2 milioni.

Sul fronte dei consumi globali, infine, l'organizzazione diretta da Aurand, prevede per quest'anno un consumo di 243,2 milioni di ettolitri, all'interno di un trend generale ribassista, che si registra ormai dal 2009, dopo due anni di consumi al massimo nel 2007 e 2008 (pre crisi economica) a quota 250 milioni di ettolitri.

 

a cura di Gianluca Atzeni

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