Save the truffle: salvare le aree da tartufo attraverso il turismo responsabile

13 Nov 2016, 14:30 | a cura di

Salvare il tartufo attraverso il turismo responsabile. È il progetto di Carlo Marenda e Edmondo Bonelli che con Save The Truffle hanno deciso di rimettere al centro dei flussi turistici piemontesi il tartufo e le sue mille qualità. Ma senza parlare di vendite che, per un prodotto così prezioso, non sono certo l’unica via possibile. 

 


La tutela del tartufo e il turismo responsabile

Uno - Carlo Merenda - è un trifulau albese di 33 anni, che ha avuto in “eredità” tre cani dal naso sopraffino e tutta la sapienza di uno storico cercatore di tartufi come Giuseppe Giamesio, in arte Notu. L’altro, Edmondo Bonelli, è un naturalista di 34 anni, che studia tartufi, ma anche rocce e fossili. Insieme hanno dato vita a Save The Truffle, nella patria del tartufo bianco, Alba. Il motivo è semplice, anche se potrebbe non essere di immediata percezione, data l’eccellenza che il tartufo di Alba rappresenta per l’Italia. Negli ultimi anni, spiega Merenda, “sono aumentate le superfici coltivate, è cresciuto il valore delle produzioni, ma le aree tartufigene si sono ridotte del 30%”.

Ed è proprio questo l’obiettivo del progetto, tutelare le aree per la ricerca del tartufo attraverso la chiave della cultura, piuttosto che quella della commercializzazione del prodotto. Il turismo responsabile è invece lo strumento per realizzare il progetto: attraverso la consapevolezza delle risorse, il turista può contribuire a tutelare il territorio. “Puntiamo sulla didattica nelle scuole, ma la facciamo anche con i turisti nelle escursioni nel bosco. Il nostro lavoro è culturale. Il 60% dei cercatori ha più di 60 anni, abbiamo la necessità e il dovere di preservare questa memoria storica”.

 

I valori del bosco

Ma il lavoro non si fa solo con turisti e studenti: sono i proprietari dei terreni nei boschi a dover essere convinti della necessità di tutelare le piante da tartufo. Anche in un’area come quella di Alba in cui le aziende vitivinicole e agricole hanno aumentato progressivamente le superfici coltivate, riducendo al minimo la parte boschiva. “Ai proprietari dei boschi spieghiamo i vantaggi di una gestione sostenibile. Chi ha una cantina può associare la visita allo stabilimento con una passeggiata nel bosco”.  E continua:“Quando il bosco viene ben gestito porta vantaggi per tutti, anche al vigneto adiacente,  contribuendo a eliminare, per esempio, la flavescenza dorata”.

 

La raccolta fondi e la tartufaia

Attualmente Save the truffle è impegnata nell’istituzione di una tartufaia dove poter svolgere attività di ricerca, che ancora manca al Comune di Alba. Dopo una serie di studi sul terreno è stata individuata un’area pubblica all’interno del Parco di San Cassiano, a forte vocazione tartufigena. Nella parte restante del parco comunale saranno inserite nuove piante micorrizate, in modo da ricreare le condizioni necessarie allo sviluppo del tartufo. Per sostenere le attività di Save the truffle è attiva una raccolta fondi: i soldi raccolti saranno impiegati per il recupero di quattro aree ambientali in regione, compresa quella di San Cassiano. Per contribuire al progetto c’è tempo fino a dicembre.

 

www.savethetruffle.com

 

a cura di Francesca Fiore

 

 

 

 

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