Gli italiani tagliano ancora la spesa per gli alimenti. I dati Ismea

17 Nov 2016, 09:23 | a cura di

Consumatori più attenti al risparmio, agli aspetti salutistici ed etici delle produzioni agroalimentari. Meno carne, salumi, latte, formaggi e uova; più frutta, pesce e derivati dei cereali. Ecco i dati Ismea-Nielsen del periodo gennaio-settembre 2016. 


Spesa alimentare a risparmio. Il quadro dei consumi

Si svuota leggermente il carrello della spesa degli italiani e si conferma la tendenza alla sobrietà negli acquisi di generi alimentari, così come resta alta l'attenzione al risparmio, con scelte che tengono conto in maniera crescente degli aspetti salutistici dei cibi. Il quadro che emerge dall'analisi del periodo gennaio-settembre 2016 effettuata da Ismea, su dati Nielsen, indica una debolezza dei consumi domestici, in diminuzione dello 0,7% nel terzo trimestre dell'anno rispetto al trimestre precedente, per un calo complessivo dell'1% sullo stesso periodo del 2015, anno in cui si era registrato un recupero della spesa familiare per l'agroalimentare. In generale, siamo di fronte a un'Italia a doppio binario, come emerso anche dalla recente indagine Censis, in cui una parte della società con redditi alti va, e può andare, alla ricerca di elementi salubri e sostenibili nei cibi acquistati, e un'altra componente sociale, con redditi più bassi, che taglia la spesa alimentare rinunciando di fatto, con maggiore frequenza, ad alimenti che sono la base della dieta mediterranea. Il segno meno interessa quasi tutte le voci: carni, salumi, latte e derivati, uova fresche, oli e grassi vegetali, bevande analcoliche e alcoliche. In risalita i derivati dei cereali, i prodotti ittici e la frutta fresca.

Prodotti confezionati e prodotti freschi

Quasi due terzi della spesa degli italiani è costituita da prodotti confezionati. Questa voce è in recupero dell'1,2%, grazie a derivati dei cereali, frutta fresca confezionata e ittico surgelato. Per quanto riguarda i prodotti freschi, la spesa risulta in calo del 5% rispetto aun anno fa, soprattutto per carne (-6,4%), formaggi (-6,3%) e salumi (-11%). Considerati complessivamente, fresco e confezionato registrano tendenze positive solo per prodotti ittici, frutta e alcuni prodotti come aceto, zucchero-dolcificanti, cioccolata e altri snack.

 

Il pesce e i prodotti ittici

Questo segmento vale il 7,4% della spesa totale degli italiani per l'agroalimentare, ed è in aumento rispetto alla quota del 7,2% registrata nel 2015. Nei primi nove mesi 2016, questa voce cresce del 2,6% proseguendo un trend positivo. Bene, nel dettaglio, il pesce fresco (+4,8%), così come l'altra metà del comparto, ovvero le conserve di pesce (+1%) e il pesce congelato (+1%); in calo gli affumicati ed essiccati (-1,5%).

 

La frutta e gli ortaggi

Grazie al contributo degli agrumi (+8,3%) e della frutta in guscio (+7,6%), questa voce aumenta dell'1,7% in totale. A perdere è la spesa dei consumatori italiani per la frutta trasformata (-0,2%) a cui ha contribuito in particolare il calo degli acquisti di succhi di frutta (-3,1%).

In recupero rispetto al primo semestre, il comparto degli ortaggi è quasi stabile (-0,3%), soprattutto grazie al +0,2% dei prodotti di quarta gamma (ovvero i confezionati freschi e pronti al consumo) e dei trasformati; mentre a perdere terreno sono i legumi freschi (-1,9%) che sale la spesa per le patate (+9,8%).

 

Le carni

Le tendenze salutistiche e la maggiore attenzione all'aspetto etico dell'alimentazione giocano un ruolo importante nel calo complessivo registrato nei nove mesi (-5,6%) che si aggiunge al -5,7% del 2015 sul 2014. La quota di spesa destinata a questa voce agroalimentare è passata dal 11,2% del 2014 al 10,1% del 2016. A perdere di più sono le carni suine (-8,5%), bovine (-4,6%) e avicole (-4,5%).

 

I salumi

Peggiora il conto complessivo del comparto che nel 2015 aveva perso l'1%. In nove mesi, gli italiani hanno speso il 5,2% in meno, soprattutto per wurstel (-18%), prosciutti crudi (-3,7%) salami (-4,9%).

 

Latte e derivati

Prosegue il trend negativo, con un -3,6% nei primi nove mesi, che si aggiunge al -3,4% del 2015. Gli italiani destinano a questa voce il 14% del totale della spesa agroalimentare. Le voci più penalizzate sono il latte (-5,6%) sia fresco sia Uht. I formaggi perdono un 3,4% complessivo, con un calo dei semiduri e dei molli (-5,9 e -5,7%) a fronte di un -1% dei duri, che limitano le perdite. Limita i danni la spesa per gli yogurt che lasciano sul terreno l'1,3% in nove mesi.

 

Cereali

Questa voce vale il 14% del totale dei beni agroalimentari acquistati dalle famiglie è pressoché stabile (+0,1%). Nel dettaglio, scende la spesa per la pasta secac e per le merendine (-1,2% e -1,3%), stabili il pane e sostituti (-0,2%) e i prodotti della prima colazione -0,5%. In rialzo, il riso (+3,6%), gli gnocchi (+2,3%), la pasta fresca (+1,7%), le basi per pizza (+4,6%) e i dolci da ricorrenza (+7%).

 

Bevande alcoliche e analcoliche

Il -0,8% complessivo dei nove mesi 2016 segna un'inversione di tendenza dopo il +3,2% del 2015 sul 2014. Nel dettaglio delle singole voci, secondo l'analisi Ismea su dati Nielsen, la spesa per le bevande analcoliche scende del 3,8%, tiene quella per le acque minerali e per la birra (+0,4%). Il consumatore, anche in questo caso, si dimosta attento a ridurre l'acquisto di bevande ricche di zuccheri, nel segno della ricerca di un maggiore benessere e salute. Infine, i vini: la categoria perde l'1,4% totale, proseguendo il trend calante del 2015. L'unica tipologia che risulta in crescita è quella degli spumanti, +10%.

 

a cura di Gianluca Atzeni

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