Pesce spada a rischio nel Mediterraneo, la proposta Ue delle quote divide pescatori e ambientalisti

20 Nov 2016, 15:00 | a cura di

Trent’anni di sfruttamento eccessivo hanno ridotto del 70% la popolazione dei pesci spada, che ora si trovano in serio pericolo. L’allarme è stato lanciato dal Wwf a Vilamoura, in Portogallo, dove si svolgono i lavori dell'International commission for the conservation of atlantic tunas, che deciderà sui piani di gestione di alcune tra le specie più importanti per la pesca. Ma le quote di ripartizione proposte dall’Unione Europea, che potrebbero entrare in vigore dal 2017, innescano lo scontro fra pescatori e ambientalisti.


Le specie a rischio e la proposta Ue delle quote di ripartizione

Sono pesce spada, tonno rosso e alcune specie di squalo le categorie più a rischio estinzione nei nostri mari e negli oceani. Per evitarne il collasso, dal 2017, l’Unione Europea potrebbe introdurre delle quote di ripartizione, decisione che sarà presa al termine dei lavori dell’Iccat, che ha riunito in Portogallo 48 nazioni fra cui anche Stati Uniti e Giappone.“Siamo molto preoccupati per il futuro del pesce spada del Mediterraneo”, ha spiegato durante i lavori preparatori Giuseppe di Carlo, direttore della Mediterranean marine initiative del Wwf, “circa l'85% della flotta di pesca del pesce spada nel Mediterraneo è costituita da imbarcazioni dell'Ue ed è a questa che spetta prendere l'iniziativa per garantire un futuro sicuro per una specie iconica del Mediterraneo. Vanno prese misure immediate per invertire il declino dello stock”.

L'introduzione del sistema di quote, con il limite massimo che si riduce ogni anno, fa parte di un “piano d'emergenza salva-spada” proposto dalla Commissione europea. Il pesce spada è già sottoposto a un piano di recupero dal 1997 nell’Oceano Atlantico, ma finora non è mai stata presa alcuna misura per il recupero della specie nel Mar Mediterraneo, come invece è già avvenuto con il tonno. Sarà dunque l’Europa il terreno su cui si consumerà lo scontro fra ambientalisti e pescatori, e l’Italia in primis, dato che il nostro Paese è tra i maggiori produttori europei, con oltre il 40% delle catture.

 

Le critiche delle associazioni dei pescatori

I lavori dell’Iccat terranno alta l'attenzione del mondo ittico fino al 21 novembre, ma già in questi giorni si sta consumando lo scontro fra chi sostiene l’iniziativa della Commissione e coloro che invece la criticano. L'Alleanza delle cooperative italiane, settore Pesca, ha lanciato un allarme per le possibili ricadute sull’occupazione.“Il sistema delle quote”, hanno spiegato i rappresentanti in un comunicato, “genera solo precarietà e fuoriuscita dal mercato di aziende e lavoratori, come è avvenuto per il tonno”. E propone altre misure, come “le chiusure spazio-temporali, la ridefinizione degli attrezzi da pesca, i sistemi di tracciabilità e nuove regole per la pesca non professionale”. Molto critica anche Federcoopesca che spiega: “Se dovesse passare il Piano Ue si rischia la 'fishexit'.L'introduzione di quote per lo spada sarebbe una vera Caporetto, perché la flotta è dieci volte superiore di quella del tonno di dieci anni fa, prima che fossero contingentate le catture''. Il nostro Paese, ricordano le associazioni di categoria dei pescatori, si è già mosso in autonomia per la tutela dello spada con l'introduzione di un periodo di fermo pesca e le norme sulla taglia minima, che vietano di pescare gli esemplari che non raggiungono i 140 cm di lunghezza, per preservarne crescita e riproduzione. Adesso non resta che aspettare la conclusione dei lavori Iccat, per capire se la proposta della Commissione Europea sarà ritenuta efficace o se si dovrà optare per altri tipi di tutela, magari con un margine più ampio di autonomia per i singoli Paesi.

 

a cura di Francesca Fiore

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