In Italia il cibo è caro. L'Eurostat sul consumo alimentare rispetto alla media europea

31 Gen 2017, 16:06 | a cura di

Non è un bel primato quello che l'Italia difende riguardo al caro prezzi della spesa alimentare, superiore rispetto alla media, sopra i dati di Germania, Regno Unito, Belgio. Picchi importanti per latte, uova e formaggi, meglio il pesce. In Polonia e Albania i mercati più economici. 


Quanto costa mangiare in Italia?

In Italia il cibo si paga a caro prezzo. Almeno stando al confronto con la maggior parte degli altri Paesi europei. Certo, il Belpaese non conquista il podio, che spetta a Svizzera (fuori dall'UE, fa classifica a sé), Norvegia e Danimarca nell'ordine, ma comunque si attesta sopra la media europea, ben sopra, per esempio, a Germania e Belgio, e pari merito, invece, con i cugini francesi, con i quali in fatto di cibo, se non altro per il valore simbolico che riveste la buona tavola in entrambe le culture, siamo sempre destinati a confrontarci. Più concretamente i dati Eurostat – recentemente resi noti, ma relativi al 2015 – per l'Italia raccontano di una media percentuale superiore di 9 punti rispetto alla media UE (al decimo posto, davanti pure a Gran Bretagna, Lussemburgo, Grecia), in merito al costo di cibo, bevande non alcoliche e tabacco (ma ai danesi dice decisamente peggio, considerando il 145% dato il valore 100 che fa registrare la spesa alimentare). E di più, se l'ambito di indagine si restringe al solo perimetro gastronomico, l'Italia si attesta a 11 punti sopra la media per tutti i principali alimenti del paniere, con picchi importanti quando si arriva alle voci latte, formaggio e uova (21 punti in più, un quinto sopra gli altri).

 

Il rincaro dei prezzi. In aumento latte, uova e formaggi

E mentre anche il prezzo di pane e cereali fa registrare percentuali crescenti, la buona notizia arriva dal mercato ittico: grazie agli 8mila chilometri di costa che circondano la Penisola, il prezzo del pesce si mantiene intorno alla media europea, più contenuto, per esempio, rispetto al costo della carne (+12%, ma in Svizzera si raggiunge il +252!). A sorpresa, in negativo, anche il comparto ortofrutticolo mantiene prezzi al consumatore elevati. Molto diverso il quadro che si profila in alcuni Paesi dell'Est: la Polonia, per esempio, chiude la classifica, con prezzi decisamente più bassi in media (al 63%), anche se è l'Albania il mercato più economico per quanto riguarda la carne. Se l'andamento del mercato alimentare entro i confini nazionali può costituire da un lato una spia sulla qualità delle produzioni nazionali, dall'altro le voci di spesa elevate in un Paese dove di contro il potere d'acquisto continua a impoverirsi destano preoccupazione generalizzata.

 

Le distorsioni della filiera

A tal proposito è Giovanni d'Agata, presidente dello Sportello dei diritti, a farsi portavoce del malessere: “Quelli dell'Eurostat sono dati preoccupanti, che manifestano l’aumento dei prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori e il contestuale impoverimento generale dei cittadini”. E Coldiretti rincara la dose: “In Italia iprezzi medi dei prodotti alimentari sono più cari della media Ue a causa delle 'distorsioni di filiera' che vedono aumentare in media quasi del 500% i prezzi nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola”. Senza dimenticare l'elevato ricorso all'importazione, soprattutto per quanto riguarda latte e carne, “per colpa di un errato modello di sviluppo industriale, che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile”, sostiene Coldiretti. Oltre al danno, la beffa, per un Paese che ha sempre contato sulla sua vocazione agricola.

 

a cura di Livia Montagnoli

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