Versi di vini. Francois Villon e lo scherno in versi

5 Mar 2016, 15:46 | a cura di

Davvero un brutto tipo Francois Villon: assassino, ladro, farabutto e arguto rimatore. Cosรฌ continuiamo la nostra rubrica sulle poesie dedicate al vino lasciandoci alle spalle i poeti latini e ci inoltriamo nel Medio Evo.


Francois Villon

Vero nome: Francois de Montcorbier (1431 โ€“ dopo il 1463 ) il cognome di Villon lo prese da un prete che fu suo protettore dopo la prematura morte del padre. Villon seguรฌ regolari studi e nel 1452 si licenziรฒ presso la facoltร  delle arti di Parigi. La sua biografia รจ quella di un cattivo soggetto: scampรฒ dalla forca per aver ucciso un sacerdote, finรฌ varie volte in prigione, fu una persona rissosa e dedita ai furti. Dopo il 1463 si persero le sue tracce. I temi delle sue poesie, raccolte nei Lais e nel Testament, sono i piรน vari e contradditori: dal riso plebeo ai crucci di unโ€™anima tormentata, dal brutale mondo delle taverne al commosso meditare sul destino umano, dallโ€™orrore di fronte alla morte alla nostalgia per la giovinezza perduta, agli scherni rivolti a personaggi del suo tempo, come nel caso del suo avvocato difensore (tratto dal Testament CXXV, traduzione di Luigi de Nardis).

(Prologo)

a mastro Gian Cotardo (Jean Cotart)

che in tribunale mi difese

per lโ€™anima sua โ€“salga in cielo!-

ho composto questa ballata.

Ballade

โ€œPadre Noรจ, che piantaste la vigna,

e voi che al monte, Lot, foste a trincare,

tanto che Amore, che a ingannar sโ€™ingegna,

con le figlie si spinse a fornicare

(non ve lo voglio qui rimproverare),

Architriclรฌn, maestro di questโ€™arte,

tuttโ€™e tre prego in alto dโ€™allogare

lโ€™anima del buon mastro Gian Cotardo!

Egli discende dalla vostra razza,

e il piรน caro e il miglior gli piacea bere,

anche se non aveva un soldo in tasca;

fra tutti si mostrรฒ miglior arciere;

mai strappargli nessun potรจ il bicchiere;

a tracannare fu sempre gagliardo.

Signori, non vogliate ostacolare

lโ€™anima del buon mastro Gian Cotardo!

Lโ€™ho visto spesso pieno fino al gozzo

rincasar vacillando e scalpitando,

e una volta si fece un grosso bozzo,

ben mi ricordo, dโ€™un beccaro al banco;

cercato avreste invano al mondo un tanto

bevitor, pronto a bere presto o tardi.

Fate entrar, quando udrete un grido alto,

lโ€™anima del buon mastro Gian Cotardo!

Principe, non aveva di che sputare,

sempre gridava: โ€œNella gola io ardo!โ€

E mai la sete non potรจ stagnare,

lโ€™anima del buon mastro Gian Cotardo!

 

a cura di Giuseppe Brandone

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