Vino a scuola. Ecco cosa prevede il disegno di legge

1 Apr 2016, 12:30 | a cura di

Un disegno di legge presentato dal senatore Dario Stefàno propone l'insegnamento obbligatorio di storia e civiltà vitivinicola in tutti gli Istituti. Qualche mese era stata presentata anche la proposta Sani. Intanto nel bresciano sono già operativi i corsi Bere Consapevole. Ma non tutti sono d'accordo...


Il disegno di legge Stefàno

Nelle scuole primarie e secondarie, di primo e di secondo grado, è istituito l'insegnamento obbligatorio di una disciplina denominata storia e civiltà del vino”. Suona così il primo articolo del disegno di legge d’iniziativa del sen. Dario Stefàno, presentato a Roma nella sala Nassirya del Senato della Repubblica, insieme a Federvini, Unione Italiana Vini, Assoenologi e al prof. Attilio Scienza.

Lo abbiamo visto per voi, e dopo avervene già parlato qui ora vogliamo approfondire la questione. All'articolo 2 si definisce l'individuazione dei docenti abilitati all'insegnamento della materia, il numero 3 demanda al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Miur) l’avvio dei corsi di qualificazione professionali per i docenti, mentre il 4 dispone che i programmi didattici di Storia e Civiltà del vino saranno stabiliti da un'apposita commissione, istituita dal Miur. “È giunto il momento che anche l’Italia, orgogliosa della sua storia vitivinicola” spiega Stefàno “promuova una maggiore consapevolezza e conoscenza, a cominciare dalla scuola dell’obbligo, di quello che è anche un percorso identitario, valoriale e unificante del Paese”.

 

Il parere delle associazioni del vino

Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, commentando la proposta osserva che “c’è un’attenzione crescente nei confronti del vino, visto sempre più come fenomeno non solo produttivo, ma soprattutto di importanza culturale. D’altra parte il vino è fattore identitario e quindi è giusto che sia materia di studio anche nelle scuole”. Parere favorevole anche quello di Matilde Poggi, presidente Fivi: “Mi sembra una proposta moto ben fatta e che condivido in pieno. Mi piacerebbe inoltre che all’insegnamento frontale, soprattutto per le classi di bambini più piccoli, fossero affiancate delle uscite sul campo per toccare con mano quello che è il nostro lavoro di vignaioli”. Per Domenico Zonin, presidente UIV, la proposta Stefàno è “un atto di coraggio e responsabilità sociale della politica che salutiamo con grande favore perché siamo convinti che non solo contribuirà ad allargare l’orizzonte culturale dei giovani, ma assolverà una preziosa funzione di educazione sociale al bere moderato e responsabile perché consapevole”.

 

Il disegno di legge Siani

Ma quella di Stefàno non è l’unica proposta di legge attualmente sul tappeto. Infatti lo scorso 5 ottobre 2015, l’on. Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura della Camera, ne ha presentata un'altra che ha come titolo il 'Riconoscimento del vino quale elemento del patrimonio culturale nazionale e disposizioni per la diffusione della conoscenza della storia e della cultura del vino', poi, assegnata, in sede referente, alla Commissione Cultura, Scienza e Istruzione. “Il vino” dice Sani “è una parte integrante della cultura italiana ed è un elemento rappresentativo della nostra identità e delle nostre radici: il vino racconta la storia e la cultura dell’Italia, ne definisce il territorio e ne disegna il paesaggio. Il provvedimento vuole riconoscere, sull’esempio di altri Paesi europei a vocazione vitivinicola, il vino come patrimonio culturale nazionale”. Per quanto riguarda l’insegnamento della materia – a differenza del ddl Stefàno, che invece riguarda tutte le scuole – Sani lo prevede solo nelle scuole secondarie con indirizzo agrario, agroalimentare e agroindustriale e negli istituti professionali alberghieri, anche al fine della formazione di esperti (wine teller) “che trasmettono e comunicano anni di tradizione enologica e vitivinicola, nonché di arte, storia, antropologia ed estetica dell’Italia tramite e grazie al vino”.

Nella proposta, inoltre, si prevede l’obbligo di riservare adeguati spazi “nella programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale, alle realtà storiche, artistiche, sociali, economiche ed enogastronomiche che valorizzano e promuovono il vino quale patrimonio culturale nazionale. Noi abbiamo allargato il ragionamento” spiega Sani “sul riconoscimento come patrimonio, auspicando la promozione della cultura enologica nelle classi tecniche e su mezzi di comunicazione generalisti come la televisione pubblica”.

 

Gli ostacoli da affrontare

Sani, appare, però, un po' più scettico sull'idea di estendere l'insegnamento a tutte le scuole, come previsto dal ddl Stefàno: “Non sarebbe compatibile economicamente: basti pensare che ogni ora in più nella scuola italiana ha un costo di 200 milioni di euro”. Al di là di come andrà a finire, tutto fa pensare che i tempi siano finalmente maturi per affrontare - seppur in ritardo rispetto ad altri Paesi - il tema della cultura del vino nelle scuole. Non sarà però un percorso privo di ostacoli: l’Associazione italiana dei club alcologici territoriali(Aicat)che già in passato aveva diffidato l’Expo e il Palazzo del Vino, ora prende di mira la proposta di legge Sani con una petizione su Change.org mentre presenta esposti in Procura contro l’iniziativa “Bere Consapevole”.

 

Il progetto “Bere Consapevole”

Se sul fronte parlamentare è preponderante la fase propositiva, sul campo ci sono già iniziative operanti a partire dal progetto 'Il Bere Consapevole - il vino fra i giovani attraverso l’istruzione e la cultura'. Promosso dalla Consulta Nazionale del Vino Italiano (che riunosce Agivi, Ais, Aspi, Donne del Vino, Donne della Vite, Cervim, Conaf, Fisar,  Fivi,  Mtv, Oicce, Onav, Seminario Veronelli, Sive, Slow Food Italia, Vinarius) e dall’Ordine nazionale assaggiatori di vino (Onav) è partito lo scorso mese di novembre nelle scuole della provincia di Brescia. “L’idea è di spiegare ai giovani cosa vuol dire produrre vino di qualità, diffondere una corretta educazione al consumo fornendo loro gli strumenti per avvicinarsi al vino in modo intelligente” dice Vito Intini, presidente Onav e coordinatore Co.NVi. Grazie al contributo di Mario Maviglia, dirigente reggente dell’Ufficio scolasticoregionaleperlaLombardia, è stato possibile fissare un calendario di incontri in 6 scuole della provincia di Brescia (Liceo Scienze Umane “De Andrè” di Brescia, Istituto Professionale “De Medici”di Gardone Riviera, Istituto Tecnico “Pastori”-di Brescia, Istituto Istruz. Sup. “Mantegna”di Brescia, Istituto Istruz. Sup. “Capirola”di Leno, Istituto Istruz. Sup. “Perlasca”di Idro) dove hanno partecipato circa 150 studenti per ognuna.

Il programma di studi concordato e organizzato da Co.NVI, 'Il Bere Consapevole - il vino fra i giovani attraverso l’istruzione e la cultura' prevede i seguenti incontri:

Il Vino e la Guerra di Troia: da 6000 anni a.C. fra i Sumeri della Mesopotamia con il mito di Gilgamesh, nella Georgia, fra i Fenici, i Cartaginesi, gli Egizi, i Greci e la Roma Imperiale.

Il Vino dei Longobardi, di Carlo Magno, dei Castelli feudali e delle Abbazie: dal triste calice di Rosmunda al trattato di Carlo Magno, alla festosità dei castelli, alla medicina silenziosa delle Abbazie.

Il Vino ed il Rinascimento: fra brindisi politici avvelenati e i viaggi sulle navi veneziane il vino entra nel vetro dei soffiatori di Venezia. Il Vino nelle pitture, sculture e scritture degli artisti d’epoca.

L’ '800 del grande Verdi e di molti altri geni musicali: il Vino è ormai protagonista anche nella musica.

Racconta Teresa Bordin, ingegnere elettronico e consigliere Onav, docente dei corsi “Abbiamo ricevuto un’ottima accoglienza da parte degli insegnanti e degli studenti i quali ci hanno rivolto molte domande, sia durante sia dopo, in un clima di grande attenzione. Ora inizieremo con il secondo ciclo di incontri”. Attualmente sono in corso contatti con istituti di tutta Italia, licei compresi, che richiedono di avviare anche da loro 'Bere Consapevole', mentre è iniziato un dialogo con il Ministero dell’Agroalimentare. “Al momento i costi dei docenti e i rimborsi spese sono stati a carico dell’Onav” spiega Intini che poi aggiunge “non ci interessa vantare la primogenitura dell’idea, ci interessa molto di più portare a casa il risultato e ottenere che nelle scuole si parli di vino”.

 

a cura di Andrea Gabbrielli

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 24 marzo

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