Vinitaly 2016. Sicilia, a spasso tra i vini dell’Etna

16 Apr 2016, 11:17 | a cura di

Nulla racconta meglio la storia, la cultura, i sapori veri di un territorio, di un vino realizzato con le uve che da secoli fanno parte di una specifica tradizione agricola. Parliamo del vino prodotto sul Mongibello, ovvero l'Etna.

Il Vinitaly è una splendida occasione per un giro d’Italia del vino. È un’opportunità per approfondire la conoscenza di una regione, per compiere un viaggio alla scoperta dei vini tipici e caratteristici di un terroir, con attenzione particolare a quelli prodotti con vitigni autoctoni. In un ciclo di quattro degustazioni, vi parleremo dei vini siciliani. A cominciare da quelli dell'Etna.

La zona dell'Etna

La terra del più grande vulcano attivo d'Europa è ricca di storia nel campo della viticoltura, anche se solo negli ultimi decenni si è affacciata alla ribalta, italiana e internazionale, con vini di grande personalità ed eleganza. La renaissance dell’Etna è iniziata nel corso degli anni ’80, con un processo di recupero di vigne storiche centenarie, ancora a piede franco e coltivate ad alberello. Adozione di potature con basse rese e i progressi nel campo della vinificazione, hanno riportato l’attenzione degli appassionati sulla qualità dei vini prodotti con le uve autoctone del territorio: carricante, nerello mascalese, nerello cappuccio e minnella. Anche se la bellezza dei vigneti dell’Etna vale da sola un viaggio in Sicilia. Il paesaggio è caratterizzato da rocce basaltiche, plasmate dalla lava incandescente, sabbie nere, sciare di antiche eruzioni, ceneri, pomice, piante di ginestre e macchia mediterranea. Le vigne sono coltivate a un’altitudine compresa tra i 400 e i 1.000 metri. Il clima è fresco, ventilato, mitigato dalle brezze del mare e con forti escursioni termiche sia stagionali, che tra il giorno e la notte. Una serie di condizioni ideali per una viticoltura d’eccellenza capace di donare uve ricche di profumi e di aromi intensi.

I vini dell'Etna: i bianchi

I bianchi sono prodotti fondamentalmente con il carricante, un vitigno autoctono coltivato da secoli sulle pendici del vulcano e caratterizzato da un’abbondante produttività. In passato il carricante era vinificato insieme ad altre varietà a bacca bianca, come catarratto, inzoliae minnella. Oggi viene prodotto in purezza e regala vini dalle interessanti e tipiche caratteristiche varietali. È fresco, fine ed elegante, con bouquet delicato, sostenuto da una vivace acidità e da una mineralità tipica del territorio.

Tra gli assaggi, ottimo per rigore e pulizia espressiva l’Etna Bianco A’ Puddara 2013 di Tenuta di Fessina.Si presenta con limpida freschezza agrumata, profumi di ginestra, note minerali e saline. Ritroviamo freschezza ed eleganza anche nell’Etna Bianco Archineri 2015 di Pietradolce,prodotto da vigne centenarie ad alberello e affinato in acciaio, per conservare intatta tutta la caratteristica acidità del carricante, esaltata da una nitida vena minerale. Finezza e sapidità si sposano a belle note agrumate e fruttate nell’Etna Bianco Arcurìa 2014 di Graci. Di maggior complessità e struttura l’interpretazione di Benanti, che con Etna Bianco Superiore Pietramarina 2012, ci offre un bicchiere che apre sui profumi floreali di ginestra, per arricchirsi di note agrumate, di frutta gialla, sentori di erbe aromatiche e nuances fumé. Al palato spicca per freschezza, mineralità e sapidità finale. Affascinante l’Etna Bianco Superiore ll Musmeci 2013 di Tenuta di Fessina, prodotto da vigne centenarie a Milo, nel cru aziendale della Tenuta. Esprime un bouquet profondo, con profumi floreali di zagare, fiori bianchi, macchia mediterranea, sentori iodati e di pietra focaia. Al palato conserva una nitida freschezza, con note agrumate, fruttate, mineralità e bella persistenza. Complesso e profondo l’Etna Bianco Superiore Cuvée delle Vigne Niche 2014 di Tenuta delle Terre Nere,un vino di spiccata personalità, destinato a dare il meglio dopo un affinamento di qualche anno in bottiglia.

Gli spumanti

Il vitigno autoctono a bacca rossa più diffuso sull’Etna è il nerello mascalese. È coltivato da sempre sulle pendici nord-orientali del vulcano, secondo il tradizionale sistema ad alberello. Nel corso del tempo, sono state recuperate numerose vecchie vigne, in grado di produrre uve d’altissima concentrazione aromatica. Con un colore rubino scarico, piuttosto trasparente, si distinguono non per intensità e potenza, ma per raffinatezza ed eleganza.

Cominciamo le nostre degustazioni con gli Spumanti Metodo Classico della Cantina Murgo. Può sembrare strano, ma l’altitudine delle vigne e il clima fresco con forti escursioni termiche, sono condizioni perfette per la produzione di spumanti.Inoltre, il nerello mascalese, per finezza del bouquet, struttura e acidità, ben si adatta alla rifermentazione in bottiglia. Michele Scammacca del Murgo ci racconta della sua passione per lo Champagne e del sogno di produrre un grande Metodo Classico sull’Etna, un progetto che si concretizza nel 1990 con la prima annata imbottigliata. Oggi la gamma è composta da un Brut, un Extra-Brut e un Rosé, tutti caratterizzati da lunghi affinamenti e bassi dosaggi zuccherini. Eccellente l’Extra Brut 2008, che si affina almeno 5 anni sui lieviti prima del dégorgement (sboccatura). Il bouquet è elegante e di buona complessità aromatica, con profumi di ginestra, note di crosta di pane e sentori evoluti di frutta secca. Buon corpo, grande profondità gustativa, vibrante freschezza, mineralità e persistenza finale. Di grande finezza il Brut Roséaffinato sui lieviti per almeno 30 mesi. Ha un bellissimo colore rosa antico ed esprime profumi delicati e freschi di lampone, rosa e melograno. È un Metodo Classico di bella struttura, decisamente adatto agli abbinamenti gastronomici.

Il nerello mascalese e i rossi

Tra i rossi dell’Etna, molti gli assaggi interessanti. Piacevolmente immediati l’Etna Rosso A’ Rina 2014 di Girolamo Russo, fresco, minerale, con tannini già morbidi el’Etna Rosso Arcurìa 2014 di Graci, con fragranti ed eleganti note fruttate, tannini equilibrati, freschezza e mineralità. La Tenuta Terre Nere ha scelto da sempre di produrre vini dalle singole vigne, per esaltare le differenze tra i terreni dei vari cru. Particolarmente interessante, per finezza quasi eterea l’Etna Rosso Guardiola 2014. È prodotto con le uve del vigneto più alto della Tenuta, coltivato tra gli 800 e i 1000 metri su terreni poveri di sabbie e pietre basaltiche. È un vino teso, sottile, quasi balsamico, con bouquet raffinato, minerale, ancora un po’ spigoloso per tannini e acidità ma di grande prospettiva. Sulla stessa linea l’Etna Rosso Rovittello 2012 di Benanti, prodotto con vecchie vigne coltivate sul versante nord del vulcano a 750 metri di altitudine. Un vino austero con tannini eleganti ma ancora in bella evidenza, fresco e intensamente minerale.

Le vigne centenarie dell’Etna Rosso Vigna Barbagalli 2013 di Pietradolce, si trovano a quasi 1000 metri sul versante nord dell’Etna. Il vino ha un profilo raffinato e minerale, con trama tannica molto fine e viva freschezza.Una piacevole conferma L’Etna Rosso Cisterna Fuori 2013 di Ciro Biondi, che produce di questa etichetta solo 2000 bottiglie da un cru nel comune di Trecastagni. Profumi floreali, con note di rosa appassita e viola, un bel bouquet fruttato di grande eleganza, minerale e sapido.

Tra i millesimi più vecchi presenti in degustazione ci sono piaciuti in particolare l’Etna Rosso Il Musmeci 2010 di Tenuta di Fessina, intenso, complesso, con tannini fini, eleganti e sottili note minerali el’Etna Rosso Aetneus 2009 di Custodi dell’Etna, dal bouquet armonioso e di grande persistenza.

Il nerello cappuccio

Il nerello cappuccioo mantellato è un vitigno autoctono a bacca rossa coltivato sull’Etna insieme al nerello mascalese. Il suo nome deriva dalla particolare conformazione della parte vegetativa della pianta, che assume una forma a cappuccio o mantello a protezione dei grappoli. Tradizionalmente era presente in piccole percentuali nelle vecchie vigne di nerello mascalese, per conferire ai rossi maggior morbidezza, ma attualmente rappresenta solo il 3% della superficie vitata dell’Etna. Il vino prodotto con il nerello cappuccio è un rosso fresco, fragrante, piacevolmente fruttato, con tannini morbidi, adatto a un consumo immediato o a un medio invecchiamento. Nel tempo è andato via via scomparendo e sono pochi i produttori che hanno preservato questa varietà, creando nuove vigne da vecchi cloni. Di piacevole beva il Sicilia Nerello Cappuccio 2013 di Benanti, con bouquet di frutta rossa matura, nuance leggermente speziate, tannini morbidi e sorso fresco. Molto piacevole il Sicilia Nerello Cappuccio Laeneo 2014 di Tenute di Fessina,armonioso, fresco, con aromi fragranti di piccola frutta rossa, morbide spezie e sentori di macchia mediterranea.

La minnella bianca

Un cenno finalemerita la minnella bianca o “minnedda janca”, un vitigno autoctono ormai presente sull’Etna in pochissime vigne. Il nome deriva dai suoi acini dalla forma che ricorda un seno, “minna”in siciliano. Le sue origini sono piuttosto misteriose, ma da sempre è stata coltivata tra i vigneti di nerello mascalese o di carricante e poi vinificata insieme ad altre uve a bacca bianca del territorio, per conferire morbidezza e aromi fruttati leggermente aromatici. Solo pochissime cantine hanno scommesso sulla sua vinificazione in purezza, una di queste è Benanti. Tuttavia, come ci racconta Antonio Benanti, la minnella è stata prodotta nella loro linea dedicata ai Monovitigni fino al 2007, per poi essere abbandonata. Tra i bianchi dell’Etna, il carricante si è dimostrato il vitigno qualitativamente più interessante e con maggiori prospettive commerciali, tanto che oggi la minnella in purezza è scomparsa dal mercato, se si esclude qualche eroico vigneron, purtroppo non presente al Vinitaly.

 

a cura di Alessio Turazza

 

 

 

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