Vino in brik. Uno zoccolo duro da oltre 150 milioni di litri

3 Mag 2016, 08:00 | a cura di

Le strategie dei principali player nella Gdo, tra ricerca di nuovi formati e politiche per la qualitร  dei vini daily. Il mercato 2015 scende a volume, ma la spesa dei consumatori รจ cresciuta dell'8% tra 2009 e 2015


Il vino in brik in cifre

Supera i 152 milioni di litri il vino in brik acquistato nel 2015 nella Gdo italiana. Un terzo di tutto il vino confezionato, per una spesa di 214 milioni di euro pari al 14% del totale. Il cosiddetto vino in cartone, il vino daily, รจ uno zoccolo duro nel panorama della distribuzione organizzata che, sebbene mostri segni di debolezza sulle quantitร  vendute, sembra essersi stabilizzato sul fronte dei ricavi. Da uno sguardo al periodo 2009-2015, quello che comprende gli anni di crisi economica, secondo i dati Iri per il Gambero Rosso, i volumi sono diminuiti del 14% a fronte di un recupero in termini di valore dell'8%. โ€œPer tracciare un bilancio generale possiamo dire che si รจ venduto meno brik, ma a un prezzo piรน altoโ€ sottolinea Virgilio Romano, client service director dell'istituto di ricerca Iri โ€œe questo ha consentito alle imprese di migliorare i conti economici. Nel dettaglio, abbiamo assistito a un riposizionamento del prezzo medio al litro di questo segmento. Dopo un 2011 caratterizzato da una vendemmia scarsa, i prezzi sono saliti nel 2012 fino a dicembre 2013, passando da 1,10 euro/litro a 1,5 euro/litro, con una conseguente riduzione in volume. Negli ultimi due anni, il prezzo รจ stato corretto verso il basso in concomitanza con vendemmie piรน abbondantiโ€.

 

No ai vitigni autoctoni nel formato brik

Raccogliamo la testimonianza di Lorenzo Tersi (wine and food advisor): โ€œStarei molto attento a scomodare i vitigni autoctoni inserendoli nel circuito dei vini in brik. Il rischio รจ quello di creare una distorsione all'interno del mercatoโ€ dice, e aggiunge: โ€œLe filiere cooperative che stanno alla base delle piรน grandi produzioni di questa tipologia in Italia hanno un riconosciuto ruolo sociale ed economico. Pertanto, non convince questa idea di declinare in brik gli autoctoni tra cui il Sangiovese di Romagna o il Pignoletto. Tutte varietร  in costante ascesa, che possono creare una prospettiva ai rispettivi territori di appartenenzaโ€ e conclude: โ€œLa biodiversitร  italiana รจ un vanto e occorre mantenere una coerenza anche nella proposta al consumatore, proprio per evitare che resti disorientato e confuso. Quindi, sรฌ al brik ma no ai vitigni a denominazione o autoctoniโ€.

 

Quali sono gli operatori del settore

Sono pochi i player del brik attivi sul mercato, in mano principalmente ad aziende cooperative romagnole. Considerando il cosiddetto leader (Caviro, col 50% di quote), il follower (Cevico circa 10%) e l'insieme dei brik a marchio del distributore (private label, circa 30%) si raggiunge l'84% dei volumi complessivi e l'87% dei fatturati. Le Private label (Pl) per le catene della grande distribuzione sono prodotte in gran parte dagli stessi Caviro e Cevico, a seguito di accordi con le principali insegne (tra cui Coop e Conad). Piรน indietro, troviamo un altro grande produttore: la Casa vinicola Caldirola, con il marchio La Vignetta. โ€œRispetto a quattro anni faโ€ rileva Romano โ€œle quote sono concentrate nei primi tre player di circa tre punti in piรนโ€. Questo favorisce un โ€œlivello promozionale piรน basso nel brik, con il 27%, rispetto a una media del 50% del vino in bottiglia da 0,75 litriโ€. In altre parole, la concorrenza non eccessiva fa si che ci sia una limitata pressione nelle offerte al ribasso e che il prezzo sia piรน stabile rispetto al segmento in bottiglia.

 

Gruppo Caviro

Il Gruppo Caviro, con sede a Faenza (12 mila viticoltori e un fatturato di circa 314 milioni di euro), รจ il leader del segmento brik: produce i brand Tavernello, Castellino, Poggese e alcune exclusive label per la Gdo. โ€œNegli ultimi anni, i consumi in grande distribuzione si stanno polarizzando su due segmentiโ€, spiega Sergio Dagnino, ceo della cooperativa agricola โ€œovvero il vetro e il brik, a discapito degli altri formati. Nel solo brik, dal 2011 al 2015, Caviro รจ cresciuta del 15%, cercando di evitare le gare sui prezzi, in quanto per la qualitร  che la nostra cooperativa mette nei nostri prodotti รจ giusto che questi non vengano svendutiโ€. Negli ultimi dieci anni, le private label hanno conquistato ampie quote di mercato โ€œma oggi c'รจ uno scaffale piรน pulito. Inoltre, con l'ingresso delle Pl, che propongono prodotti di primo prezzo, noi possiamo muoverci su una proposta di livello superioreโ€.

Per chi lo produce, il formato brik mantiene dei vantaggi di tipo economico ed ecologico: โ€œIl vero problema per chi lavora in questo comparto, tuttavia, non sta tanto nel materiale usato, che sia brik o vetroโ€ sottolinea Dagnino โ€œquanto nel fatto che i consumi di vino si stanno spostando verso l'occasionalitร ; e questo non รจ sintomo di maggiore qualitร . Stiamo perdendo i vini della tradizione, ecco perchรฉ dobbiamo puntare ad accrescerne la qualitร โ€. In che modo: sia per Tavernello sia per Castellino, il Gruppo Caviro ha lavorato a una nuova ricetta, modificando anche le regole di ritiro delle uve dai soci, utilizzando serbatoi termo-condizionati per il trasporto, rinnovando la squadra di enologi. โ€œOtto milioni di euro sono andati negli ultimi sei anni al miglioramento dei processi qualitativiโ€. E c'รจ stato anche il passaggio al vetro: il lancio del Tavernello frizzante nel 2010, seguito dai varietali come Chardonnay e Syrah-Cabernet e del Tavernello Pignoletto (โ€œOrmai per noi Tavernello รจ diventato un superbrandโ€, sottolinea Dagnino), dicono anche che Caviro proseguirร  sulla strada della diversificazione.

 

Cevico

Altro importante player รจ Cevico, grande cooperativa con oltre 5 mila viticoltori e 137 milioni di euro di fatturato, per la quale il formato brik rappresenta una quota tra 20% e 25% dei ricavi. Per il gruppo con sede a Lugo di Romagna, il brand di punta in questo specifico segmento รจ il marchio San Crispino, distribuito in undici formati. โ€œPosto che non siamo prevalentemente un'azienda del brik, in questo comparto non siamo certo rimasti fermiโ€ spiega Paolo Galassi, amministratore delegato di Due Tigli, societร  del gruppo Cevico โ€œe abbiamo lavorato sia sui vitigni, proponendo le Igt Sangiovese-Merlot e Pinot-Chardonnay della linea Carattere antico, sia sui formati, posizionandoci su 0,75, 0,50 e 0,25, quest'ultima una monodose con tappo apri e chiudi.E proprio con questi formati alternativi stiamo registrando un trend di crescita rispetto ai tradizionaliโ€.

Il concetto di brik, per il Gruppo Cevico, non fa leva solo sul rapporto qualitร -prezzo ma รจ legato alla filiera dei viticoltori che sta dietro il marchio San Crispino. L'ultimo spot televisivo (che vede tra i protagonisti proprio uno dei soci), punta a veicolare al pubblico questo legame col territorio: โ€œDentro il brik vogliamo ci sia la terra, la fatica, la qualitร  del nostro prodottoโ€, aggiunge Galassi, ricordando come dal punto di vista comunicativo sia complesso, e a volte difficile, spiegare al consumatore che dentro un formato di questo tipo c'รจ un prodotto che puรฒ confrontarsi tranquillamente sul fronte della qualitร  con vini in vetro e che, in questo senso, costituiscono un benchmark per l'azienda: โ€œNon si deve pensare a un brik che costa il 40% in piรน della media del suo comparto, ma a un brik che costa quasi il 50% in meno di una bottiglia da 0,75 litriโ€.

 

Casa vinicola Caldirola e Morando

Tra Missaglia, in provincia di Lecco, e Costigliole d'Asti, ogni anno si producono circa 50 milioni di litri in brik. Fanno capo alla societร  costituita dalle case vinicole Caldirola e Morando e sono suddivisi tra i marchi La Vignetta, Maestri Cantinieri, Pigiato, Buona vendemmia e altri. Per Caldirola, in particolare, il mercato brik vale circa 20% del fatturato totale. Come spiega il direttore commerciale Luigi Maggioni รจ in parte realizzato con La Vignetta (โ€œl'alter ego di Tavernello e San Crispinoโ€), in parte con le private label prodotte per le principali catene della distribuzione moderna, tra cui Carrefour, Auchan, Bennet, Despar, Gigante, Agorร . Ad esclusione di Conad e Coop che sulle Pl lavorano con Caviro e Cevico.

โ€œNel 2015 registriamo una crescita a volumi dell'8,3% e negli ultimi tre mesi notiamo una stabilizzazione dei prezzi, tornati a quote piรน normali dopo i forti rialzi dello scorso biennio. Il prodotto a marchio perรฒ sta soffrendo, perchรฉ l'attuale posizionamento tra leader, follower e Pl non รจ del tutto corretto: noi follower dovremmo stare a una decina di centesimi sotto il leader, ma con un gap piรน ampio rispetto al prodotto a marchioโ€. Sul fronte qualitร , l'azienda di Missaglia, all'avanguardia sui processi produttivi con una gamma di formati ampia, punta a mantenere i livelli di fornitura da filiere nelle quali โ€œรจ garantita una qualitร  costante delle uve e dei vini con chiarezza sugli accordi reciproci. Preferiamo spendere un po' di piรน, ma dare ai consumatori delle sicurezze. Del restoโ€ dice Maggioni โ€œse dovessimo commettere errori a subire danni sarebbe tutta l'Italia del brik. E noi non vogliamo commetterliโ€.

 

Cielo e Terra

Chi invece, da grande produttore di brik, ci ha rinunciato in toto per approdare al vetro รจ la Cielo e Terra, azienda vicentina del gruppo Cantine Colli Berici e partner del consorzio Collis. Fino pochi anni fa, la cantina produceva oltre 20 milioni di litri in brik, mentre oggi รจ leader del vino in bottiglia per volumi venduti in Gdo, col marchio Freschello che, incluso l'export, รจ prodotto in 10,3 milioni di bottiglie, pari al 35% della produzione aziendale. โ€œUscire dal brik รจ stata per noi una scelta strategica derivata dal fatto che i margini di profitto erano bassi. Dopo quella decisione, di fatto abbiamo riscontrato una crescita dei ricavi, considerando anche il risparmio nelle fasi produttive rispetto alla coesistenza tra brik e bottiglieโ€, spiega Mario Magnabosco, direttore vendite Italia. Cielo e Terra era, in particolare, tra i piรน importanti fornitori di Pl in Gdo: โ€œFino a quando non si รจ fatto un discorso di puro prezzo. E con 4 mila ettari di vigneto e una filiera da 2 mila viticoltori non potevamo coesistere con le continue richieste al ribassoโ€.

 

a cura di Gianluca Atzeni

 

Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 28 aprile

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