Appunti di degustazione. Vini dal Sud Africa

10 Mag 2016, 16:00 | a cura di

Sono considerati vini del nuovo mondo ma in Sud Africa la vitivinicoltura si pratica da 350 anni. Il sistema delle denominazioni รจ di poco piรน giovane del nostro e produzione e consumo sono in assestamento E la qualitร ? Di quello vi parliamo qui.

Cโ€™รจ una zona di Roma molto nota tra i romani ma poco frequentata da stranieri, nascosta tra il quartiere Trieste e Parioli, quello della Roma bene, per intenderci. Parliamo del quartiere Coppedรจ, un complesso di palazzine straordinario, legato allโ€™architetto Gino Coppedรจ che unisce uno stile tra il liberty e il gotico semplicemente irripetibile. Tra villini e archi ha sede qui lโ€™Ambasciata del Sud Africa. Ve lo raccontiamo perchรฉ non รจ unโ€™ambasciata tra le piรน attive per la promozione del patrimonio enologico, con cene, degustazioni, seminari. Una sede diplomatica che ha capito bene come, per fare leva sul tessuto sociale italiano, il discorso enogastronomico รจ sempre validissimo. Lโ€™occasione della degustazione in questione รจ il primo anniversario del South African Wine Club, con gli abbinamenti preparati dallo chef sudafricano Sacha Kingston e Luca Vaccaro.

 

Il vino in Sud Africa

Nella classica suddivisione tra produttori del nuovo e vecchio mondo, il Sud Africa solitamente finisce nella prima categoria. A torto. Perchรฉ 350 anni di storia enologica sono lรฌ a testimoniare una tradizione longeva che sโ€™intreccia con viaggi e storie di emigrazione come quella degli ugonotti. La data spartiacque รจ il 1659: tutto parte da Costantia per mano di Jan van Riebeeck, medico chirurgo olandese della Compagnia delle Indie, che impiantรฒ le prime viti. Oggi lโ€™industria del vino sudafricano dร  lavoro a circa 300mila persone grazie ai quasi 100mila ettari vitati, equamente suddivisi tra varietร  a bacca bianca (54.6%) e a bacca rossa (45.4%). Chenin e cabernet sauvignon rimangono le varietร  piรน utilizzate. E la produzione aumenta a vista dโ€™occhio: nel 2014 la produzione ha raggiunto i 958.8 milioni di litri (nel 2006 erano 628.5). Ultimo dato: il consumo pro-capite del Paese รจ di circa 9,5 litri lโ€™anno, i sudafricani bevono in media la stessa quantitร  di vino di un nordamericano. Molte delle aziende assaggiate hanno una storia produttiva familiare secolare, il sistema delle demoninazioni dโ€™origine รจ del 1973, solo una decina di anni dopo rispetto allโ€™Italia.

 

La degustazione

 

Viognier Reserve 2014 Diemersfontein

Iniziamo da Wellington, a ward (il corrispettivo delle nostre denominazioni dโ€™origine) of Paar, a coastal wine region, circondata dalle montagne. รˆ una delle zone della viticoltura sudafricana, con estati caldissime e inverni rigidi, e suoli prevalentemente argillosi. Si tratta di un viognier molto ricco e profumato, con una maturazione delle uve volutamente ritardata, nei suoi toni di albicocca e scorza dโ€™arancia, la bocca รจ piena, avvolgente, con un residuo zuccheri e un sottofondo tostato di mandorla figlio di un passaggio (30% del vino) in botti francesi da 300 litri di primo e secondo passaggio. Un bianco largo e succoso, perfetto per le carni bianche.

 

Sauvignon Blanc 21 Gables 2013 Spier

Unโ€™azienda che ha fatto la storia dal 1692. Le uve provengono da Tyberberg hills, con un clima molto fresco e con escursioni nette, ideali per le varietร  aromatiche. Selezione solo dai migliori blocchi, vinificazione in acciaio e 3 mesi di affinamento sulle fecce fini. Il vino precedente sostava 8 mesi sulle fecce fini, a testimoniare una pratica sempre piรน diffusa sui bianchi in Italia, con ottimi risultati, come in Sud Africa. I profumi qui sono spiccati ma non pungenti, vanno dalla frutta esotica a una nota erbecea piรน sottile, di tรจ, di pepe bianco. La bocca รจ guidata dallโ€™aciditร , con un peso medio e un finale armonico e ben modulato.

 

Pinot Noir 2012 Meerlust

Meerlust sta per โ€œil piacere del mareโ€. Che in effetti รจ lontano solo 5 km, siamo nel cuore di Stellenbosch, zona est di Cape Town, con le montagne attorno e un clima mediterraneo. Anche qui parliamo di una cantina fondata giร  nel 1756, oggi allโ€™ottava generazione. I suoli sono qui piรน ricchi di arenari e sandstone, il pinot nero in questione รจ figlio di una diraspatura parziale e una maturazione poi in legno nuovo e di secondo passaggio. Un vino solare e floreale, ricco di frutto ma ben sostenuto da una bella quota sapida e un aspetto piccante e speziato appena accennato ma ficcante. Pregevole la gestione dei diversi legni.

 

Cabernet Sauvignon Merlot 2011 Jordan Chameleon

Qui saliamo decisamente di concentrazione e carattere tannico per questo blend di cabernet sauvignon (48%), merlot (43%) e syrah (9%). Un rosso succoso, con le spezie scure ancora in evidenza, liquiriza, di tabacco dolce, ma anche note appena terrose. La bocca รจ piena, con un trama tannica ancora molto rigida che richiede tempo ma lโ€™estrazione non รจ eccessiva e il tempo in bottiglia gli darร  il giusto equilibrio. Finale appena ferroso, tuttโ€™altro che scontato, e non certo il solito bordeaux blend da nuovo mondo. 20 mesi di barrique, da pazientare.

 

Pinotage 2012 Arabella

Chiudiamo con unโ€™azienda giovane, che nel 2007 ha ripreso una storica proprietร  che dal 1860 apparteneva alla famiglia De Wet. Siamo nella regione di Robertsons, in una zona piรน interna. Chiudiamo con la varietร  autoctona per eccellenza, frutto di un incrocio dellโ€™universitร  di Stellenbosch nel 1925 tra pinot nero e cinsault. Timbro con una nota delicatamente erbacea, note di pepe e un frutto scuro, bocca succosa ma un poโ€™ statica, per un finale lineare e corretto.

 

a cura di Lorenzo Ruggeri

 

 

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