Alleanza Cibus-Vinitaly. Tutte le novità nell'intervista al dg di Veronafiere Giovanni Mantovani

12 Dic 2017, 14:40 | a cura di

Veronafiere e Fiere di Parma uniscono le forze e creano la nuova società Verona Parma Exibitions. A dicembre 2018 la prima manifestazione a due: Wi.Bev dedicata alle nuove tecnologie. Intanto, possibili nuovi eventi ed acquisizioni all'estero.

In dote portano rispettivamente 88 milioni di euro e 39 milioni. L'una ha all'attivo 67 fiere ed eventi, l'altra 24. La prima è legata a nomi come Vinitaly, Sol&Agrifood, Enolitech; la seconda a Cibus, Cibus Tec, Cibus Connect.

Il matrimonio di fatto tra Veronafiera e Fiere di Parma, annunciato nei giorni di wine2wine, ha già portato alla nascita di Vpe (Verona Parma Exibitions), ovvero il primo organizzatore diretto di rassegne dedicate al settore agricolo e agroalimentare in Italia. Le due SPA rappresentano, infatti, il secondo polo fieristico nazionale (dopo Milano) sia per fatturato consolidato nel 2016, con 127 milioni di euro, sia per superficie lorda coperta, con 283 mila metri quadrati complessivi. Ma la vera novità è che food e wine si alleano per la prima volta per conquistare i mercati: “L’accordo tra Veronafiere e Fiere di Parma” dice il presidente di Fiere di Parma Gian Domenico Auricchio ha una molteplice valenza: è in favore delle due fiere e delle rispettive manifestazioni - Cibus e Vinitaly - che sono due corrazzate efficaci e complementari; asseconda gli obiettivi di Governo, che da tempo auspica l’unione delle risorse per la promozione del brand italiano del wine&food; va incontro alle esigenze di internazionalizzazione delle imprese del settore”.

Ma, per capire meglio cosa succederà nella pratica, cosa cambierà per le due Fiere e quali sono gli obiettivi della nuova società Verona Parma Exibitions, abbiamo fatto una chiacchierata con il dg di Veronafiere Giovanni Mantovani.

 

Direttore, era tempo che food e wine si alleassero. Ma come mai avete pensato proprio a Fiere di Parma per creare questa nuova società?

La ragione è chiarissima: in portfolio abbiamo prodotti complementari e sinergici. Noi vino (Vinitaly), olio (Sol), agroalimentare (Sol&Agrifood). Loro una bandiera del made in Italy come Cibus. La scelta è stata quasi scontata.

 

Nel 2016 un'operazione simile si era avuta con la Fiera di Milano in occasione della manifestazione Tutto Food. Quell'accordo è ancora valido?

Non avremmo ragione per non tenere fede all'impegno preso con Milano. Ci sarà una nuova edizione di Tutto Food e stiamo andando avanti anche con la piattaforma per la promozione del reparto ortofrutticolo, Fruit&Veg Innovation. Certo, questo nuovo progetto con Parma va un po' oltre: in questo caso, oltre alla collaborazione abbiamo dato vita ad un nuovo strumento societario insieme.

 

In ogni caso, dal punto di vista economico, Veronafiere e Fiere di Parma continueranno ad essere due società separate.

Assolutamente sì. Non c'è alcuna fusione: ognuna continuerà ad avere il proprio esercizio di bilancio. In comune ci saranno solo gli utili della nuova società Vpe (Verona Parma Exibitions).

 

Invece, da un punto di vista organizzativo e dal lato visitatore, cambierà qualcosa per le vostre due fiere di riferimento, Vinitaly e Cibus? Ci riferiamo a location, date, nomi, e così via ...

Allo stato attuale non cambierà quasi niente: né date, né luoghi. Ci sarà, però, una sempre maggiore collaborazione, incentrata soprattutto sullo “scambio” di interlocutori e buyer internazionali. In ogni caso non ci precludiamo nulla.

 

Intanto, avete presentato un nuovo appuntamento in comune: Wi.Bev – International Wine&BeverageTechnologies Event. Come si svilupperà in futuro e dove?

Dopo il piccolissimo assaggio di wine2wine, la vera prima edizione sarà nel 2018, sempre a Verona e sempre nel periodo del Forum: dicembre è un periodo favorevole per le aziende vitivinicole che, libere da altri impegni, possono focalizzarsi di più sullo sviluppo delle loro capacità produttive. Il piano industriale del nuovo evento prevede 1 milione di euro di ricavi che triplicheranno nel triennio successivo. L'obiettivo di Wi.Bev è diventare un punto di riferimento per gli sviluppi della tecnologia, le nuove frontiere, la biotecnologia, i prodotti della nuova genetica.

 

Non si rischia, in questo modo, di sovrapporsi all'altra grande fiera italiana del settore tecnologie, organizzata dall'Uiv?

Diciamoci la verità: il Simei negli ultimi anni ha perso un po' di grinta. E aver portato l'evento a Monaco quest'anno (la prossima edizione è prevista a Milano; ndr), la dice lunga su come stiano andando le cose. Sarebbe, quindi, auspicabile riuscire a ricollocare il comparto delle tecnologie vitivinicole in Italia, senza dover passare per forza per l'estero. Pensiamo ad un grande polo di livello internazionale che, però, si svolga nel nostro Paese.

 

Si tratta di una “risposta a” o di un invito rivolto all'Uiv?

Le porte sono aperte e con Unione Italiana Vini è già aperto un dialogo per trovare una convergenza. Siamo possibilisti. Intanto, abbiamo anche coinvolto Assoenologi per l'edizione di Wi.Bev del 2018.

 

Guardiamo all'estero. Al Forum di Verona avete parlato del nuovo format Cibus&Vinitaly. Di cosa si tratta?

Il format che stiamo studiando varia da Paese a Paese. Di sicuro, un concetto deve essere chiaro: il successo italiano sui mercati esteri passa da una sempre maggiore sinergia tra vino e cibo. L'America sarà il nostro primo banco di prova.

 

In che modo?

Oltre a presidiare questo mercato, siamo in trattative per l'acquisizione di una quota significativa di un player fieristico del Nord America. Al momento non possiamo dire di più, ma contiamo di chiudere l'affare entro gennaio 2018. Non solo. Un'operazione simile sarà replicata in Cina, mentre prospettive interessanti potrebbero aprirsi anche in Brasile.

 

Ovvero: porterete il vino italiano in Brasile?

Non proprio. Ci è stato chiesto – a fronte della nostra esperienza con Vinitaly - di organizzare una fiera dedicata ai vini del Mercosur. In particolare, di Brasile, Argentina, Cile e Uruguay. Si potrebbe iniziare nell'autunno del 2018, con un grande evento a Porto Alegre. Sarebbe anche l'occasione per esportare Wi.Bev in America Latina.

 

Insomma, ormai i tempi sono maturi per abbattere le frontiere e presidiare vecchi e nuovi continenti. Anzi, per dirla con Danese (presidente di Veronafiere): “Non è più tempo di campanilismi. Ad alleanze e acquisizioni dedicheremo oltre 30 dei 94 milioni di investimenti programmati.

Esatto. Allo stesso tempo, non trascureremo la città di Verona. Abbiamo già previsto un piano di investimenti nell'auditing del quartiere fieristico: nel giro di un triennio ci sarà un cambiamento radicale anche della sua struttura. Vedrete.

 

wibev.it

 

a cura di Loredana Sottile

foto di Ennevi

 

 

 

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