Donne e Consorzi. Una parità di genere è davvero possibile?

6 Feb 2018, 15:43 | a cura di

Da anni si parla di quote rosa anche nel vino, ma a oggi il numero di donne nei cda difficilmente supera le due unità. Quali sono i maggiori freni alle candidature? E perché la legge che aveva fissato una percentuale del 20% non è mai stata applicata? Intanto, per colmare il gap, l'associazione Donne del Vino lancia della masterclass al femminile


Quote rosa nei consorzi

Avete mai provato a fare una semplice ricerca su Google, scrivendo “direttrice consorzio (vino)”? La risposta è immediata, quanto scettica: “Forse cercavi direttore?”. Se è vero che dal lessico viene l'evoluzione di genere, diciamo che siamo ancora ben lontani dalla meta. Ma vediamo se i fatti hanno preceduto l'adeguamento linguistico.

A oggi, le presenze dirigenziali femminili si contano sulle dita della mano. Due per quanto riguarda i direttori/direttrici: Olga Businello per il Consorzio Vini della Valpolicella e la neoeletta Carlotta Gori per il Chianti Classico. Qualcuna di più se passiamo alla presidenza, tra cui Donatella Cinelli Colombini per Vini Orcia, Letizia Cesani per Vernaccia di San Gimignano, Carolin Martino per Aglianico del Vulture, Lorella Zoppis per Nebbioli Alto Piemonte, Daniela Pinna per Vermentino di Gallura, Stella Giomi Zannoni per Val di Cornia Doc.

 

La legge per la parità di genere

Per quanto riguarda i consigli di amministrazione dei consorzi (agroalimentari e vitivinicoli), le quote rosa sono – ma sarebbe meglio dire, sarebbero - state stabilite per legge al 20%. Nello specifico, sono state introdotte da un emendamento all’art. 1 del collegato agricolo della Legge di Stabilitàapprovato dal Senato – su proposta della deputata Colomba Mongiello - a luglio del 2016, con tempi di applicazioni fissati a sei mesi dalla pubblicazione sula Gazzetta Ufficiale. Ciò significa che da gennaio del 2017 tutti i consorzi avrebbero dovuto adeguarsi. “Ma” spiega Federdoc “il 28 dicembre 2016 è entrato in vigore il Testo Unico del Vino e il collegato agricolo non è stato recepito al suo interno”. Di conseguenza, la norma – relativamente al settore vino - è “decaduta”, praticamente prima di entrare in vigore, mentre è rimasta valida per quel che riguarda i consorzi agroalimentari, con tutte le difficoltà del caso. Che sia stato un disguido o una decisione volontaria del legislatore, di sicuro c'è che la norma non era mai piaciuta al settore vino, in quanto considerata inapplicabile e lesiva della libertà imprenditoriale. In particolare, Federdoc e Aicig si erano molto spese a spiegare come i consigli d'amministrazione vadano formati, partendo dalla morfologia del consorzio stesso e delle aziende che rappresenta, mentre deciderne a priori la composizione significherebbe andare incontro a un problema di natura giuridica.

 

Il sondaggio Gambero Rosso

In ogni caso, a oggi la questione non si pone. Non per legge, almeno. Rimane, tuttavia, la sostanza: una parità di genere è davvero possibile? E soprattutto: i consorzi sono pronti ad adeguarsi? Un sondaggio a campione del nostro settimanale Tre Bicchieri del luglio 2016 mostrava come nessun consorzio – alla vigilia dell'entrata in vigore del collegato agricolo – avesse raggiunto la quota del 20%. Cosa è successo in questi 17 mesi? La situazione è rimasta praticamente invariata (vedi box). Solo un cda (tra i 20 campione considerati dal nostro sondaggio) ha raggiunto e superato la quota: il consorzio della Franciacorta, con 4 donne su 19 componenti. Chi non aveva nessuna donna in cda continua a non averne (vedi Consorzio Doc Sicilia, Primitivo di Manduria, Vini del Trentino, Vini Alto Adige). E tra questi due estremi, c'è una fascia media, che presenta una percentuale che non supera il 10%, con una o due donne in cda. Ciò significa che - se la legge fosse entrata in vigore anche per il vino - praticamente il 99% dei consorzi oggi sarebbe stato a rischio multa.

 

Consigli di amministrazione del vino oggi (sondaggio a campione su 20 consorzi del vino)

 

Franciacorta 19 consiglieri, 4 donne- 21%

Consorzio Vini d'Orcia 11 consiglieri, 2 donne- 18,1%

Vernaccia di San Gimignano 13 consiglieri, 2 donne– 15,38%

Brunello di Montalcino 15 consiglieri, 2 donne – 13,3%

Consorzio del Sannio 20 consiglieri, 2 donne - 10%

Nobile di Montepulciano 12 consiglieri, 1 donna –8,3%

Consorzio Frascati Doc 13 consiglieri, 1 donna –7,7%

Prosecco Doc 19 consiglieri, 1 donna – 5,2%

Barolo e Barbaresco 20 membri, 1 donna- 5%

Chianti Classico 20 membri, 1 donna -5%

Chianti 25 consiglieri, 1 donna - 4%

Valpolicella 15consiglieri, 0 donne - 0%

Consorzio Collio 12 consiglieri, 0 donne -0%

Consorzio Sicilia 9 consiglieri, 0 donne- 0 %

Consorzio Etna Doc 5 consiglieri, 0 donne -0%

Consorzio Primitivo di Manduria 9 consiglieri, 0 donne -0%

Asti Docg 25 consiglieri, 0 donne - 0%

Vini del Trentino 12 consiglieri, 0donne- 0%

Vini Alto Adige 10 consiglieri, 0 donne - 0%

Consorzio Cirò e Melissa 13 consiglieri, 0 donne - 0%

 

L'impegno delle Donne del Vino

Legge o non legge, cerchiamo di capire perché sia così difficile, nel 2018, far salire le quote rosa e inserire nei consorzi più di una-due presenze femminili. Soprattutto, considerato che la situazione sembra molto più fluida in campo imprenditoriale. Secondo gli ultimi dati Cribis- Crif che fornisce Informazioni Commerciali su aziende di tutto il mondo, oggi le donne dirigono il 28% delle cantine con vigneto e il 12% delle cantine industriali, il 24% delle imprese che commercializzano vino al dettaglio e il 12,5% di quelle all’ingrosso. Insomma, il mondo del vino non è più una prerogativa maschile. Eppure, la presenza femminile cala vertiginosamente se ci si sposta nei posti dove viene decisa la politica del vino. Per l'associazione delle Donne del Vino (770 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste), ciò dipende soprattutto da un fattore umano, ovvero “la scarsa propensione delle stesse donne a candidarsi”. Se così fosse, qual è il maggiore impedimento che le scoraggia: il sentirsi inadeguate? La paura di non essere capaci di imporsi in un mondo prettamente maschile? Il timore di non riuscire a coniugare lavoro, ruolo di rappresentanza e famiglia?

 

Abbiamo posto queste domande a chi di esperienza nel settore ne ha da vendere: Donatella Cinelli Colombini, presidente dell'associazione Donne del Vino e del Consorzio Vini Orcia. “Probabilmente” ha risposto “le donne vedono nel consorzio qualcosa di meno concreto rispetto a quel che può essere la realtà aziendale da dove vengono e rispetto al tempo da investire. Il tempo è, infatti, un problema da non sottovalutare, specie per chi deve già suddividerlo tra famiglia e lavoro. Quello che oggi vorrei dire a queste donne è: 'andate, non abbiate paura. Stare nei consorzi non è una perdita di tempo, ma è un dare qualcosa agli altri'. E per questo, prima di tutto, vogliamo fornire loro gli strumenti per entrare in questo mondo con la giusta preparazione”.

 

I corsi di formazione

Già nel 2016, la deputata Colomba Mongiello, nel presentare la proposta di legge sulla parità di genere, aveva lanciato il suo appello alle Donne del Vino affinché si prodigassero nel campo della formazione. Quell'appello non è caduto nel vuoto. E così, l'associazione, insieme al presidente Commissione Agricoltura della Camera Luca Sani, ha appena lanciato il calendario delle prime masterclass sui consorzi, tenuti dal responsabile dell'agenzia Wine Meridian Fabio Piccoli e dal direttore delconsorzio della Vernaccia di San Gimignano Stefano Campatelli. Si partirà il 27 aprile dalla sede Giv di Verona, per proseguire a giugno nella tenuta Il Corno San Casciano in Val di Pesa (Firenze). E si finisce in Puglia il 30 novembre. I corsi sono aperti a chi lavora già in cantina.

Oltre ai corsi sui consorzi, sono previste anche sei master class destinate alle wine manager. Si tratta di corsi intensivi di 7 ore incentrati sulla comunicazione commerciale, tenuti da WinePeople-WineMeridian. Ecco le date: il 23 febbraio nelle Cantine GIV Verona; l'11nella Tenuta Il Corno San Casciano Val di Pesa (Firenze) e il 26 ottobre in Puglia.
Possono partecipare: produttrici, ristoratrici, sommelier, enologhe, giornaliste, wine blogger, responsabili di marketing e comunicazione di aziende vinicole.

Gli obbiettivi dichiarati sono, quindi, aumentare le donne nel cda dei consorzi di tutela e potenziare il marketing del vino puntando sullo storytelling. Per maggiori informazioni www.ledonnedelvino.com

 

Uomini e donne pensano diversamente?

Èscientificamente provato che le differenze tra donne e uomini esistono” continua la presidente“In particolare, queste ultime sono più loquaci e parlano alla parte più emotiva, per cui sono naturalmente predisposte a ciò che oggi ci chiedono i mercati: storytelling e relazioni. Diciamo, quindi, che possono essere le protagoniste del nuovo marketing del vino”. Per la numero uno dell'associazione sarebbe, quindi, poco intelligente avere delle donne che imitano gli uomini. Spesso è, infatti, così che le donne cercano di farsi largo nel mondo vitivinicolo. E non solo in Italia. Una indagine dello scorso anno di Wine Economics, parlava di wine maker australiane del vino propense a uniformarsi a comportamenti professionali e sociali maschili, fino ad adattarsi anche a giocare a golf pur di non restare ai margini. “Dalla mia esperienza” raccontaCinelli Colombini“mi rendo conto che non è facile sopravvivere in un mondo così maschile. Penso anche alle piccole abitudini quotidiane: uomini che, dopo il lavoro, continuano a frequentarsi e socializzare in altri luoghi, dalla caccia al cosiddetto bar sport. Per non parlare di certi atteggiamenti verso le donne, dove si inizia sempre con la galanteria maschile e si finisce peggio. Insomma, inutile prenderci in giro: non è facile e il rapporto paritario non sempre c'è. Ma io dico: non imitiamo gli uomini. Siamo diverse e su questa diversità dobbiamo investire. Per quanto riguarda i consorzi, vorrei sottolineare un'altra cosa: è vero che le donne, soprattutto quando diventano madri, hanno maggiori difficoltà a gestire lavoro e famiglia. Ma presentano un vantaggio: una volta fatta carriera, anche per motivi familiari, difficilmente lasceranno il territorio, da cui vengono e a cui sono molto legate, mentre l'indole maschile, porta più facilmente gli uomini all'apice della carriera a mettersi sul mercato”. Al di là della battaglia di genere, quello dei corsi di formazione è un modo per permettere alle donne – poco propense a mettersi in gioco in realtà consortili – a recuperare il tempo perso e acquisire quelle stesse competenze che gli uomini hanno acquisito in anni di lavoro sul campo. Per dirlo con Cinelli Colombini: “un piccolo seme per un grande cambiamento”.

 

E il Chianti Classico sceglie un “direttore” donna

La Toscana appare come una delle regioni più virtuose per quel che riguarda la presenza femminile nel mondo agricolo. In particolare, delle quasi 70 mila imprese agricole, quasi 25 mila sono condotte da donne (35,9%), con un'età media di 65 anni (66 per gli uomini). Di queste, quasi 20 mila sono aziende vitivinicole, di cui 6524 condotte da donne (32%). Particolarmente interessante il caso del Consorzio del Vino Chianti, con i suoi 1688 viticoltori soci, di cui oltre il 25% donne. Esperienza interessante anche quella del Consorzio del Chianti Classico che può anche vantare – dallo scorso autunno – una direttrice donna: Carlotta Gori, eletta lo scorso novembre, dopo 20 anni di militanza all'interno del consorzio. “Il mio percorso nel mondo Chianti Classico” ciracconta“ebbe inizio nel 1996 quando, appena laureata in giurisprudenza, fui incaricata di occuparmi di consulenza alle aziende e, successivamente, dei rapporti con le istituzioni, fino ad arrivare – tre mesi fa - al ruolo di direttore. Ruolo al quale non non mi ero proposta: è stato lo stesso Consorzio a chiedermi di prendere il posto di Liberatore e questo mi ha onorato ancora di più”. Una fiducia, quindi, conquistata col tempo e con i fatti, ma senza subire mai particolari trattamenti di disparità: “Non ho mai ricevuto segnali forti di diffidenza in quando donna, ma probabilmente in questo sono stata più fortunata di altre”. D'altronde, come dimostrano i dati sopra, la Toscana appare una regione con le differenze di genere più assottigliate: vi era una donna - Emanuela Stucchi- anche ai vertici del Consorzio del Marchio Storico, prima della fusione con quello del Chianti Classico. “L'imprenditoria al femminile nella nostra zona è cresciuta parecchio negli ultimi 15 anni” conferma Gori “di pari passi con l'imprenditoria giovanile. E, da che ne ho memoria storica, nel nostro Consorzio le donne sono sempre state rappresentate”. Con o senza obbligo normativo, quindi? “Credo che quella del 20% sia una quota difficilmente raggiungibile nel nostro settore. La mia opinione” chiosa “è che nei cda devono prima di tutto sedere persone capaci e motivate. Il requisito fondamentale è avere buone doti di amministratori, che si tratti di uomini o donne mi sembra francamente ininfluente”.

 

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 1 febbraio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. È gratis, basta cliccare qui.

 

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