Montalcino che cambia vol. III. Poggio Antico, parla il general manager Federico Trost

14 Giu 2018, 14:30 | a cura di

L'azienda di proprietà sin dal 1984 della famiglia milanese Gloder, è stata ceduta qualche mese fa all'industriale belga van Poecke del gruppo Atlas Invest. I nuovi piani? Continuità e integrazione nel territorio. Per il futuro non esclusi nuovi investimenti

È sempre stata una delle più belle proprietà di Montalcino, da cui si gode un'eccezionale vista sull'Amiata e sulle colline del grossetano. Le calure non sono mai punitive e, se non c'è caligine, lo scintillio del Mar Tirreno all'orizzonte, non è affatto raro. Il panorama verso i rilievi, all'interno, in quei boschi impenetrabili dove cinghiali e caprioli sono padroni assoluti, non è da meno. Poggio Antico, circa 200 ettari, inizia sulla strada che da Montalcino porta a S.Angelo in Colle, subito dopo il Passo del Lume Spento (631 metri s.l.m.). È un'altitudine strategica per assicurare finezza ed eleganza ai vini, grazie a una sensibile escursione termica e alla brezza che, nemmeno in piena estate, perdona al visitatore la distrazione di aver dimenticato il maglione. Qui, dopo un lungo e sinuoso viale di alti cipressi, sono nati e continuano a nascere alcuni dei migliori Brunello di Montalcino da trent'anni a questa parte. Pluripremiati con i Tre Bicchieri sono dei must per tutti i principali critici enologici del mondo. L'azienda, gestita dal 1994 da Paola Gloder, a cui si deve il successo nazionale e internazionale, è stata ceduta al gruppo finanziario Atlas Invest del finanziere belga - ma anche agronomo - Marcel van Poecke. Ora che il passaggio è definitivamente avvenuto, abbiamo incontrato Federico Trost, il general manager, già export manager di Santa Margherita e sales director di Brancaia.

Con questa intervista, effettuata nella sede aziendale, concludiamo i tre servizi dedicati a "Montalcino che cambia”, in cui abbiamo sentito Olivier Adnot, ceo di Biondi Santi, e il gruppo Bulgheroni (a cui fanno capo Poggio Landi, Podere Brizio Tenute Vitanza solo in territorio ilcinese).

 

Chi è Marcel van Poecke

Classe 1960, sposato con sei figli. Si è laureato in gestione delle imprese agricole presso l'Università di Wageningen e ha un master in amministrazione aziendale della William E. Simon School of Management dell'Università di Rochester. Ha un'esperienza di 25 anni nel settore energetico ed è presidente di AtlasInvest, holding privata che ha fondato nel 2007, impegnata negli investimenti del comparto oil&gas. Èmanaging director di Carlyle International Energy Partners (CIEP) ed è a capo della Carlyle International Energy Partnership. Poggio Antico è il suo primo investimento nel settore dei fine wines.

 

Signor Trost, iniziamo col parlare di Marcel van Poecke e Atlas Invest. Come è maturata la decisione di investire a Montalcino considerando che sinora è stata l'energia in tutte le sue declinazioni a essere l'attività principale dell'azienda ?

In effetti è il primo investimento nel mondo del vino per Marcel van Poecke, anche se da 15 anni accarezzava l'idea. Le offerte non sono mancate ma non ha mai avuto fretta di concludere. Quando poi si è presentata l'occasione di acquistare a Montalcino, in una delle denominazioni italiane di riferimento mondiale, per lui - laureato in Scienze Agronomiche e, per di più, grande appassionato di vino - il senso diventa più chiaro. Certo, è stata una scelta innanzitutto di business, ma anche la conseguenza di una passione. L'azienda era, ed è, una cantina di riferimento per il Brunello. In più, è stata gestita in modo eccellente dai Gloder da tutti punti di vista: le condizioni per l'acquisto c'erano tutte.

 

Tenendo conto che l'azienda già esprime dei Brunello di un livello qualitativo riconosciuto a livello mondiale, su quali aspetti avete intenzione di intervenire nel prossimo futuro?

L'idea è di continuare a portare avanti il business dell'azienda ad alto livello. Nell'immediato abbiamo in programma uno studio approfondito dei suoli per capire, in modo scientifico, le nostre ulteriori potenzialità. Abbiamo già iniziato la mappatura della conducibilità elettrica, che complessivamente interesserà 40 ettari di cui 33 sono già vitati. Alla fine della mappatura, ragioneremo sui dati raccolti, incrociando i risultati con la memoria storica del personale dell'azienda. Stiamo valutando di piantare la vite nel terreno all'ingresso della proprietà, che è anche il punto più alto, quello più fresco e dove la neve rimane più a lungo. L'ipotesi, alla fine, è la possibilità di creare dei cru. Tutto ciò presuppone una riorganizzazione strutturale della cantina, a partire da vasche più piccole per la vinificazione.

 

Che impatto avranno questi cambiamenti?

Ci tengo a dire che nulla sarà fatto se non per aggiungere alla bellezza del luogo, dell'altra bellezza. In ogni caso partiremo, com'è giusto, dai vigneti e dal nostro sangiovese che per il Brunello di Poggio Antico, è fondamentale. Non vogliamo stravolgere nulla: rimarremo saldamente Poggio Antico, continuando a produrre un grande Brunello. L'idea è riuscire a fare un ulteriore passo in avanti nella qualità, nella comunicazione e nella riconoscibilità in Italia e all'estero, migliorando la distribuzione dove possibile, anche se partiamo già molto bene.

 

Per ottenere dei grandi risultati bisogna avere anche una grande squadra. Cos'è cambiato nel team che sinora ha lavorato in azienda?

Abbiamo inserito un nuovo direttore tecnico, Pier Giuseppe D’Alessandro, agronomo ed enologo, ex Terre Moretti, che mi aiuterà nella fase produttiva. Rimane Alessio Sostegni, l'enologo dell'azienda, un giovane molto promettente che ha già partecipato a molte vendemmie. Inoltre, continuerà a far parte della squadra Claudio Ferretti, che oltretutto è nato qui: è andato in pensione, ma gli abbiamo chiesto di rimanere almeno un anno, mentre abbiamo già assunto suo figlio Jacopo che poi lo sostituirà. Mauro Monicchi, invece, sarà l'enologo consulente. Per gli assemblaggi ci sarà Eric Boissenot, uno dei più quotati consultant winemaker di Bordeaux, (secondo Jancis Robinson, insieme al padre Jacques, "make the greatest wines of the world"; ndr). Il team, che già mi sta supportando è questo. Le scelte sono all'insegna della continuità e della tradizione, ma vogliamo anche porre le basi per un ulteriore balzo in avanti, grazie alla possibilità di confronto con i palati internazionali.

 

Secondo Lei, l'arrivo di nuovi investitori sta cambiando la percezione del Brunello nel mondo anche dal punto di vista del valore?

Secondo me, specialmente negli Usa, la percezione di Montalcino è già molto alta. Chiaramente in Napa Valley hanno un volume di investimenti più importante, però a Montalcino si sta andando avanti in maniera decisa e l'influsso dei nuovi investitori sta portando idee innovative. Credo che negli ultimi 30/40 anni, in Italia, abbiamo fatto dei notevoli passi avanti e anche i prezzi delle denominazioni più importanti sono interessanti, ma ci dobbiamo lavorare ancora molto, perché il riconoscimento del valore richiede una costanza di sistema di molti anni. Montalcino ha iniziato negli anni Ottanta e ha fatto dei passi da gigante: basta ricordare com'era negli anni Settanta per comprendere quanta strada è stata fatta.

 

Come pensate di interagire con il territorio? Qui è sempre esistito un legame molto stretto tra le aziende e il contesto, non solo produttivo, ma anche sociale, di un modello di vita...

Noi siamo qui per integrarci. Io stesso vivo a Montalcino: mi sono trovato molto bene e sono stato facilmente accettato. Una situazione ottimale per lavorare. I rapporti con gli altri produttori, con il Consorzio, le istituzioni, sinora sono stati ottimi. Inoltre, ci sono degli investimenti importanti nelle varie filiere, non solo del vino. La costruzione del Distretto Rurale, pur con i suoi limiti, dimostra quanta e quale ricchezza il territorio esprime oltre al Brunello: miele, olio evo, seminativa per la produzione di pasta, tartufo, ecc. Siamo arrivati da poco, ma questo tipo di contesto è assolutamente interessante per un'azienda come la nostra. Vogliamo supportare questi progetti e portare le nostre potenzialità per far crescere il territorio. Non bisogna avere paura dei nuovi arrivati, anche perché, almeno noi siamo venuti qui per investire e porteremo in giro per il mondo il nome di Montalcino e del Brunello.

 

Poggio Antico è sempre stato conosciuto anche per il suo ristorante...

Il ristorante, in questo quadro, avrà bisogno di un rinnovamento che, dal punto di vista culinario, lo chef Sossio Perrotta sta assicurando. La creazione di uno show room, del negozio aziendale e di una sala adeguata per le degustazioni prevede una ristrutturazione degli ambienti esistenti. Tutto sarà fatto anche in funzione di poter ospitare una serie di cda del gruppo Atlas Invest e, quindi, offrire ospitalità di alto livello a tutte le varie personalità che gli girano attorno. Oggi come oggi a Marcel van Poecke chiedono più notizie del Brunello, e del vino in genere, che non di tutte le altre attività, magari più redditizie, che però non richiamano la stessa curiosità. Èun aspetto che favorisce Poggio Antico, ma anche tutto il contesto. Ed è una delle conseguenze immediate dei grandi investimenti internazionali.

 

Èpossibile che ci siano altri investimenti nel settore da parte di Atlas Invest?

In questi 15 anni, sono state esaminate varie possibilità e per il futuro non ci precludiamo nessuna eventualità anche se non necessariamente in Italia

 

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a cura di Andrea Gabbrielli

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 17 maggio. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. È gratis, basta cliccare qui.

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