Speciale Bit / Piemonte

18 Feb 2009, 15:22 | a cura di

Quattro grandi interpreti della cucina italiana moderna si sono insediati in altrettante residenze sabaude, coniugando storia e presente, cultura gastronomica e arte. Un modo nuovo per far rivivere strutture antiche e aprirle a visitatori motivati e appassionati.


Castelli a misura di chef
Quando in Italia l&rs

quo;alta cucina si sposa con il patrimonio storico-architettonico, il risultato รจ unico al mondo. Per questo lโ€™idea della regione Piemonte di portare i ristoranti dei grandi chef nelle Residenze reali sabaude, patrimonio mondiale dellโ€™Unesco fin dal 1997, รจ semplice e geniale allo stesso tempo. Anche perchรฉ i cuochi stellati allโ€™opera nelle regge non si limitano a recuperare la gloriosa tradizione gastronomica piemontese, ma la rielaborano con creativitร  e gusto contemporaneo, abbinandoli ai grandi vini locali. Cominciamo dalla new entry, il Dolce Stil Novo di Alfredo Russo che a settembre si รจ trasferito da Ciriรจ nel torrione di levante della reggia seicentesca di Venaria Reale, la Versailles dei Savoia a nord di Torino, la piรน grande delle residenze reali piemontesi. Il ristorante รจ allโ€™ultimo piano, con un grande terrazzo oltre il quale cโ€™รจ il settecentesco loggiato del Belvedere di Benedetto Alfieri. La vista spazia sulla reggia, il Castelvecchio, la Peschiera, la rinata fontana del Cervo. Questo ambiente suggestivo fa da palcoscenico alla cucina di Russo, che lui definisce new italian style, capace di innovare la tradizione con fantasia. รˆ il caso del vitello tonnato al caramello di agrumi servito in una scatola di plexiglas trasparente, o della pasta in bianco: sfoglie di pasta allโ€™uovo con mousse di parmigiano in tre diverse stagionature. Una filosofia di cucina riassunta in una battuta: ยซmolti di noi dichiarano di inseguire solo il gusto. In realtร  inseguono ben altri obiettivi. Capita che hai voglia di fare la cosa divertente, oppure che ti va di mostrare una nuova tecnica e cโ€™รจ la volta che vuoi invece mirare al lato estetico. Cโ€™รจ chi parte da unโ€™idea buttata giรน su carta, da uno schizzo che magari si sviluppa in verticale e al gusto come ci si arriva ci si arrivaยป.

Ancora piรน avanti nella sperimentazione si spinge Davide Scabin, dal 2002 chef del Combal.zero al Castello di Rivoli, di origine medievale, riedificazione seicentesca e parziale ricostruzione settecentesca, a pochi chilometri da Venaria e da Torino. La grande sala del ristorante, coi pavimenti in legno e le pareti di cristallo, si trova accanto alla Manica lunga, lโ€™antica pinacoteca dei Savoia. Quello di Scabin con Rivoli รจ un matrimonio perfetto: il castello sabaudo ospita fin dal 1984 il museo di arte contemporanea e Scabin รจ considerato uno dei piรน talentuosi interpreti a livello internazionale della cucina di ricerca; non รจ solo cuoco ma anche food designer, una materia di cui รจ perfino docente al corso di laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Torino. Scabin ama destrutturare i cibi per ricomporre gli ingredienti in modo da ottenere piatti insoliti: minestre semi solide, pizze semi liquide (โ€œzuppizzaโ€). Lโ€™approccio da food designer รจ importante anche per raggiungere un suo preciso obbiettivo: ยซIl piatto di alta cucina รจ anche arte, ma deve essere riproducibile n-volteยป. Quella di Scabin โ€“ che comunque recentemente รจ ritornato con forza e passione sulla cucina di tradizione accanto alla carta creativa โ€“ รจ dunque una logica di accurata serializzazione. Cosรฌ dallโ€™ormai classico Cybereggs, tuorlo dโ€™uovo e caviale avvolti in una pellicola trasparente che si serve con il bisturi o si fa scoppiare direttamente in bocca, si passa alla squisita zuppa di quaglia e trippa o alla incredibile cotoletta di fassone panata nei grissini.

Da Rivoli si scende verso sud fino a imboccare a Carmagnola la statale 661 delle Langhe che porta a Bra. Dalla capitale dello Slow Food, nella zona dei vini di Barolo e Barbaresco, in pochi chilometri si raggiunge lโ€™Agenzia di Pollenzo, di origini trecentesche e strutture ottocentesche. Qui dal 2003 si trova un altro ristorante di livello assoluto, Guido. Lo chef Ugo Alciati, figlio di Guido, si รจ trasferito a Pollenzo dalla sede storica di Costigliole, cosรฌ come Savino e Marcella Mongelli della Noce di Volpiano, maestri della cucina di mare.

ยซAbbiamo la fortuna di essere in un posto affascinante. Facendo grossi sforzi consentiamo ai nostri clienti di scegliere tra due proposte complete, una di carne lโ€™altra di pesceยป spiega lo chef. Oltre che complete, le proposte di Guido sono comunque tutte di alta qualitร . Nelle sale in mattone che condividono con lโ€™Agenzia il porticato, la piazzetta e il giardino, Ugo Alciati reinterpreta le ricette tradizionali con creativitร  semplice e di gran classe. Qualche esempio: il risotto carnaroli con anguilla e limoni caramellati, il coniglio grigio di Carmagnola arrosto con nocciole, pane (ma anche riso) e cioccolato. Un grande atout di Guido รจ poi la carta dei vini che si giova della tradizione di Guido a Costigliole e della vicinanza della Banca del vino, che ha sede nellโ€™Agenzia con le sue oltre 100mila bottiglie. Non per niente il ristorante รจ fra i preferiti di molti appassionati degustatori.

Dalla primavera di questโ€™anno, poi, allโ€™offerta gastronomica delle Residenze reali sabaude si aggiungerร  unโ€™altra grande proposta: quella di Pier Bussetti, che trasloca la sua Locanda Mongreno al castello seicentesco di Govone, residenza estiva di re Carlo Felice a una trentina di chilometri da Pollenzo in direzione di Asti. Il ristorante รจ in fase di allestimento nelle ex scuderie del castello, elemento di cerniera con la piazza del paese.

ยซGli ospiti saranno accolti in un ambiente moderno, lussuoso e di calde atmosfere in contrapposizione con il luogo storico con le alte volte e lo scalone principale, cercando di rendere in modo attuale la sobria eleganza del Piemonte Sabaudoยป spiega Pier Bussetti, chef giramondo che non vede lโ€™ora di applicare la sua inventiva ai prodotti del Roero.

ยซรˆ come per un bambino entrare in una stanza piena di giocattoliยป sorride. Sulle orme di Scabin, anche Bussetti รจ docente di Food design allo Iaad di Torino. Un suo piatto รจ esposto alla mostra permanente di design italiano alla Triennale di Milano: lo Spoon shock notoriousโ€™ spark, un cucchiaio con un cubetto di tonno fresco su pomodoro fresco con una fettina di zenzero e aceto balsamico, da mangiare in un sol boccone seguito subito dopo da una capsula con un mix di spezie orientali, vino bianco e vermouth dry. Anche quello fra Pier Bussetti e Govone, insomma, si preannuncia come un felice abbinamento.

ย 

Territorio. Le Stelle del Piemonte

Con tutto il rispetto per attori, campioni dello sport e altre celebritร , nessuno meglio di un grande chef รจ in grado di promuovere un territorio. รˆ quel che pensa chi ha avuto la fortuna di partecipare, leggi di sedere a tavola, a uno degli eventi del progetto โ€œStelle del Piemonteโ€: un team di chef stellati cui la Regione ha affidato il ruolo di ambasciatori nel mondo. Come nel maggio del 2007 al Palazzo di vetro dellโ€™Onu di New York, quando piรน di 500 ospiti al giorno tra ambasciatori, diplomatici e rappresentanti di 192 paesi hanno scoperto la tradizione gastronomica piemontese rielaborata dalla creativitร  contemporanea degli chef, e in questo modo lo spirito di una regione che guarda avanti traendo forza dalle radici. E hanno cosรฌ trovato un ottimo, delizioso motivo per visitare il Piemonte.

ย 

Ricerca. Pollenzo, il tempio della cultura materiale italiana
Lโ€™Agenzia di Pollenzo ospita due istituzioni allโ€™avanguardia nel panorama enogastronomico non solo italiano. Lโ€™universitร  di Scienze gastronomiche nata per iniziativa di Slow Food intende essere un centro internazionale di formazione e di ricerca al servizio di chi opera per unโ€™agricoltura rinnovata, per il mantenimento della biodiversitร , per un rapporto organico tra gastronomia e scienze agrarie. Propone corsi di laurea, master, stage e convegni. La Banca del vino, una societร  cooperativa che ha lโ€™ambizioso scopo di costruire la memoria storica del vino italiano, ha un museo con percorsi di degustazione, basati su un patrimonio di oltre 100mila bottiglie di 300 aziende vitivinicole, che sarร  reso disponibile negli anni dopo un accurato lavoro di selezione e affinamento. Ma รจ anche un enoteca dove รจ possibile acquistare bottiglie rare, spesso introvabili.

ย 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram