Cachaça: la bebida che il mondo invidia al Brasile

13 Nov 2012, 13:10 | a cura di

In Brasile la chiamano bebida, bevanda, ma da noi viene chiamato superalcolico. Non tutti conoscono la cachaça, ma almeno una volta l'avremo assaggiata nei nostri cocktail, come nel caso della caipirinha. Si tratta della cachaça, una

vera istituzione per la cultura brasiliana, più che un alcolico si potrebbe parlare di un pezzo di storia e tradizione di questo immenso Paese. Giovedì 8 novembre a Roma, presso la bellissima ambasciata brasiliana a Palazzo Pamphilj, siamo stati invitati a una degustazione dove il "rum brasiliano" ha avuto un ruolo da protagonista. Lo scopo? Imparare a capire ciò che rappresenta per farlo conoscere anche in Italia. Come dicono i brasiliani, la cachaça non deve far ubriacare chi la beve, deve far sognare.

 

La cachaça è un antico distillato utilizzato dal popolo dell'America Latina dal 1516. La produzione si incrementa principalmente nello stato di Minas Gerais, in particolare nella sua capitale Belo Horizonte, dove la bevanda veniva utilizzata dagli schiavi delle miniere per trovare un alleato contro il freddo e la paura e superare la dura giornata di lavoro. La cachaça nasce dunque come prodotto povero, alimento per un popolo ridotto in una condizione di schiavitù: berla significava appartenere ad uno stato sociale umile, miserabile, da cui nascondersi per evitare l'emarginazione. La particolare forma della bottiglia, schiacciata e dalla forma prensile permetteva a chi se ne nutriva di nasconderla sotto le ascelle e di berla al momento opportuno. Con gli anni la cachaça da prodotto popolare si trasforma in bevanda raffinata, grazie anche ad un'attenzione verso la produzione, la distillazione in alambicchi e l'invecchiamento in barrique in legni vari.

 

"La cachaça in Italia non è ancora molto conosciuta ed è un peccato. Si tratta del terzo distillato più venduto al mondo e la Germania è la prima nazione importatrice. Il volume di produzione è enorme, si parla di oltre 1,2 miliardi di litri prodotti all'anno da ben 4000 aziende". Così Luis Fernando Machado, Capo dell'Ufficio di Promozione Commerciale e Investimenti dell'Ambasciata, spiega il peso anche economico di questa bevanda. "Dopo che Lula l'ha proposta per brindare al termine di un incontro di Stato, al posto del classico champagne - ha proseguito Machado - anche gli Stati Uniti hanno riconosciuto la cachaça come prodotto tipicamente brasiliano, rendendo omaggio quindi alla sua storia e questa tradizione per il Brasile ".

 

La grande differenza con il rum, con cui spesso la cachaça viene scambiata, è che il rum viene distillato dopo la bollitura dell'estratto di canna da zucchero, mentre la cachaça viene distillata a freddo, ottenendo quindi un prodotto molto "fresco" e fedele agli aromi originari. La famosa caipirinha , forse il più famoso cocktail brasiliano, è nata proprio con la cachaça, stemperata dal lime e dallo zucchero di canna. Utilizzare il rum in questa bevanda è qualcosa che può paragonarsi all'utilizzo del ketchup al posto della passata di pomodoro per fare la nostra pasta al sugo.

 

Tante le tipologie di cachaça: da quella distillata a quella zuccherata o infine invecchiata. Quest'ultimo tipo presuppone una maturazione in barrique per un periodo non inferiore ad un anno che permette poi al distillato di ottenere l'appellativo premium, con un invecchiamento da uno fino a tre anni, o extra premium, da tre anni in poi.

 

La nostra degustazione è stata estremamente interessante, soprattutto perché ha attraversato cinque modi di intendere la cachaça completamente differenti, ma tutte sfaccettature caratteristiche del prodotto.

La prima era la cachaça Fazenda Soledade, molto classica, non barricata e con i sentori naturali di cocco e canna da zucchero. Liscia e dal gusto delicato, è quella che forse si potrebbe ipotizzare come un buon primo approccio a questa bevanda. La seconda era la Velho Barreiro, invecchiata in barrique, più vicina al gusto del rum, con sentori di salamoia, finocchio e cavolfiore bollito. Decisamente più forte la terza, Sagatiba invecchiata, con note di zucchero a velo, ma anche alchermes e un sapore che ricorda i whisky scozzesi torbati. Dal carattere europeo e sicuramente più attenta a soddisfare i gusti transoceanici è la Weber Haus Premium, cachaça distillata nel 1998 e invecchiata per sei anni in botti di rovere e balsamo. Creata per festeggiare i 55 anni dell'azienda, presenta un colore ambrato, un gusto morbido e particolari note speziate. L'ultima, Velho Barreiro Diamond, è senza dubbio la più pregiata, molto classica e austera. E' una cachaça importante e ben invecchiata, "calda" e morbida con sentori vegetali variegati e profondi.


Stefania Annese e Alessio Noè

13/11/2012

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