Quando la grappa racconta la storia

12 Dic 2012, 16:05 | a cura di
Fuori fa molto freddo e l’idea di potersi godere un buon bicchiere di grappa riscalda la mente, prima ancora che il corpo. Abbiamo parlato del distillato italiano per antonomasia con Elvio Bonollo l’ultimo ‘ramo’ di un albero che davvero affonda le proprie radici in un passato lontano che  ha fatto la storia della distilleria italiana, veneta in particolare. Oggi Elvio è presidente dell'Istituto Nazionale Grappa, un riconoscimento importante che lo responsabilizza nel difficile percorso di tutela e valorizzazione della grappa.

“Ufficialmente la mia famiglia imbottiglia grappa sin dal lontano 1908, ma posso dire con certezza che è dall’800 che i Bonollo si occupano di distillati e sono orgoglioso di poter essere oggi parte di un’azienda che prima di tutto rappresenta un pezzo di storia”.


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Imperial Taste Of Amarone Barrique

Tra le vallate delle Prealpi vicentine la sua famiglia, a partire dal bisnonno Giuseppe, ha sempre cercato di mantenere viva una tradizione che per quelle terre è sacra. La grappa è un rito, qualcosa che va ben oltre il piacere di un bicchierino di distillato di vinacce. Sono tante le tappe da ripercorrere lungo la storia di questa azienda: nel 1972 viene prodotta la prima Grappa di Friularo, il fiore all’occhiello della tradizione aziendale, ottenuta dalla distillazione in purezza della vinaccia proveniente dal più tipico dei vitigni del conselvano; poi c’è il 1999, quando con la quarta generazione dei Bonollo viene introdotto il cosiddetto sistema SUB, il Sistema Unico Bonollo.

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Si tratta di una logica di produzione - spiega Elvio Bonollo - un misto di tecnologia e tradizione che abbracci la modernità dei macchinari, le tecnologie più avanzate, al servizio però dell’esperienza umana di una famiglia che da oltre cento anni produce distillati. Il risultato deve essere un prodotto ‘gentile’ per poterne apprezzare ogni sfaccettatura”. La prima cosa è la qualità della vinaccia, selezionata e prelevata dopo la vinificazione e quindi portata in distilleria.

A questo punto viene elaborato in condizioni anaerobiche, come fosse ancora nel mosto, in maniera che nessun batterio possa danneggiare la qualità della materia prima”.

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Sempre nel 1999 c’è la nascita dell’Of Amarone Barrique (qui sopra), una grappa barricata, ricavata con la distillazione dell’Amarone. “Molte piccole realtà producono grappe con l’amarone, ma per ottenere buoni risultati ci vuole una tecnologia avanzatissima e tanta esperienza perché la ricchezza enorme della materia prima rischia di diventare ingestibile”.
 

E il mercato di oggi? “Crediamo di riuscire ad offrire un prodotto mirato in particolare alla fascia tra i 25 e i 40 anni, persone appassionate di distillati, ma aperti alle novità e non solo legati all’idea di grappa ‘come una volta’. Poi abbiamo notato un buon interesse del pubblico femminile, storicamente poco legato a questo tipo di prodotti. Ad ogni modo posso dire che la crisi economica non ha intaccato più di tanto il mercato della grappa perché si tratta pur sempre di un prodotto ricercato e di lusso, cui difficilmente chi era abituato vi rinuncia. Chi ama la grappa di solito di ricerca un’esperienza edonistica, magari nuova, particolare, da condividere ed è anche l’occasione per una meditazione o un confronto”.


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Grappa of Ligneum

Altri spunti sulla grappa e su altre distillerie italiane li troverete in edicola a gennaio nel nuovo numero del Gambero Rosso: si parlerà della degustazione del distillato, di abbinamenti, di storia, del futuro del comparto e di questo affascinante prodotto che dovremmo imparare a conoscere, se non per il piacere di gustarlo, per il suo inestimabile valore culturale.

Alessio Noè
13/12/2012
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