Contratti fantasma e movimento di mercato. Così i fondi speculativi hanno fatto schizzare il prezzo del cacao

20 Feb 2024, 08:11 | a cura di
Prezzi raddoppiati rispetto all'anno precedente dopo la scommessa ben riuscita degli hedge fund. Intanto, le condizioni dei lavoratori in piantagione non cambiano

Cacao, quanto ci costi. Le quotazioni sono alle stelle, si parla di oltre 5.500 euro a tonnellata: la colpa è dei cosiddetti hedge fund, i fondi speculativi, ovvero quei fondi comuni di investimento privato che puntano al rendimento assoluto, a prescindere dall’andamento del mercato. Sul mercato del cacao, questi fondi hanno costruito una posizione rialzista di più di 8 miliardi di euro. Come? Comprando futures, contratti a termine che sanciscono l’impegno all’acquisto del cacao in futuro a un prezzo già prefissato e più alto.

Il cacao costa sempre di più

Non sono gli hedge fund la causa diretta dell’aumento di prezzi, ha spiegato Martijn Bron, l’ex responsabile globale del commercio di cacao per Cargill al Financial Times, che ha fatto luce sulla questione: in un contesto di mercato a bassa liquidità i fondi speculativi possono, però, «amplificare movimenti di mercato fondamentalmente giustificati a livelli estremi».

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Una scommessa ben riuscita, quella sul cacao, il cui prezzo a Londra ha superato le 4.757 sterline a tonnellata, il doppio rispetto al 2023. Non saranno di certo i coltivatori a trarre vantaggio da questi aumenti, almeno non fino a ottobre, momento in cui si ristabiliranno i pagamenti sulla base delle quotazioni della materia prima.

La crisi del cioccolato

Un momento non particolarmente felice per il settore, considerando anche l’emergenza ambientale che riguarda le piantagioni, e che rischia di far scomparire il cioccolato: un articolo del Time ha messo in guardia i lettori circa la futura scarsità del prodotto, considerando che l’accesso al cacao sarà più difficile e costoso e per questo «un numero sempre maggiore di aziende punterà sui cioccolatini alternativi». Il motivo? La deforestazione causata dall’alta domanda di materia prima in tutto il mondo, che ha spinto i produttori a optare per pratiche agricole sempre più intensive, per aumentare il reddito a discapito del territorio.

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