La prima etichetta della storia è una citazione di Virgilio su un'anfora per l'olio di 1800 anni fa

23 Giu 2023, 18:50 | a cura di
Si tratta di un frammento di un'anfora olearia, ritrovato nella provincia di Cordoba, realizzata circa 1.800 anni fa e recante un testo scritto che rimanda a un'opera del più grande poeta romano dell'età dell'oro

Un frammento di un'anfora contenente olio d'oliva, fatto risalire al periodo romano - circa 1.800 anni fa - è stato ritrovato durante le attività di prospezione in quella che anticamente era la regione Betica nel sud della Spagna, oggi Andalusia. Sul ritrovamento è stata riscontrata la presenza di un testo scritto, che di per sé non è particolarmente insolito, ma in questo caso non si è trattato di una semplice iscrizione bensì di una citazione del famoso scrittore romano Virgilio. Si tratta della prima volta che le sue parole sono state trovate su un'anfora dedicata all’olio d'oliva.

Il testo sull'anfora e il suo significato

Gli esperti definiscono la scoperta eccezionale perché è la prima volta che i versi del poeta con cui i bambini imparavano a leggere vengono scoperti in un contenitore commerciale e inoltre può fornire uno spaccato interessante sul grado di alfabetizzazione della società rurale romana nella Valle del Guadalquivir. Quando il frammento è stato trovato vicino alla città di Hornachuelos, nei pressi di Cordoba, sembrava un ritrovamento insignificante: un frammento di ceramica che misura solo 6x8 centimetri. Fino a quando i ricercatori di Oleastro, un progetto collaborativo che coinvolge le Università di Cordoba, Siviglia e Montpellier, hanno decifrato con successo l'iscrizione, rivelando le seguenti parole: "S vais avoniam glandemm arestapoqv tisaqv it”. Attraverso un'attenta analisi e sovrapposizione, gli studiosi hanno stabilito che il testo corrispondeva al settimo e all'ottavo verso del primo libro delle Georgiche, antico poema scritto da Virgilio nel 29 a.C. nel quale approfondisce le pratiche agricole e la vita rurale. Il testo citato recita: "Auoniam[pingui]glandem m[utauit]aresta, poq[ulaque][inuen]tisAqu[eloia][miscu]it [uuis]" la cui traduzione è "Cambiò la ghianda di Aonia con la spiga fruttifera, e mescolò l'acqua con l'uva scoperta".

Descrizione del frammento

Il frammento ceramico conserva due distinti blocchi scritturali. Quello che si capisce è che sono stati disegnati dalla stessa mano e nello stesso momento (le incisioni sono uguali in profondità). La forma molto particolare dell'iscrizione inferiore, con quattro righe visibili e un testo dal contenuto più letterario che legato al mondo della ceramica, ha fatto dubitare in un primo momento della natura anforica del supporto ceramico. Ulteriori esami hanno dissipato i dubbi, rivelando l'eccezionalità del ritrovamento identificato come un tipico frammento di parete di Dressel 20, modello di anfora che esistette da Augusto fino alla metà del III secolo d.C.

Una scoperta eccezionale, ma non sorprendente: il precedente del Monte de’ Cocci a Testaccio

La scoperta di un frammento di anfora nella pianura del fiume Guadalquivir, famoso centro per la produzione e il commercio di olio d'oliva durante l'Impero Romano, non è stata una sorpresa. La regione che circonda Cordoba era responsabile di una parte significativa dell'olio d'oliva consumato a Roma. Questo fatto è avvalorato dai resti conservati di anfore recanti sigilli "Betica" rinvenuti sul Monte Testaccio. Anche la presenza di iscrizioni sull'anfora non è novità, poiché tali segni erano già stati trovati. Queste iscrizioni, che denotano dettagli sui produttori, le quantità e il controllo della qualità, hanno svolto un ruolo cruciale nello svelare la storia del commercio agricolo durante l'Impero Romano.

L'autore dell'incisione

I ricercatori ipotizzano che l'autore potrebbe essere stato un operaio specializzato o addirittura un bambino impiegato presso l'impianto di produzione di anfore. Tuttavia, l'iscrizione rivela un livello di istruzione e di alfabetizzazione superiore a quello tipicamente attribuito ai lavoratori dell'epoca all'interno dell'area del Guadalquivir. La teoria chiave dei ricercatori, come pubblicata sul Journal of Roman Archaeology, è che i versi scritti nella parte inferiore dell'anfora, non sono mai stati pensati per essere visti. I testi di Virgilio, in primis l'Eneide, servivano ai bambini per imparare a leggere nelle scuole in quanto era il poeta più popolare del suo tempo. Quello che fa pensare gli esperti è la presenza di questi scritti su un'anfora cosa che lascia ipotizzare che l'autore stesse facendo un esercizio di memoria o volesse insegnare a leggere a un bambino.

 

 

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