Etichetta antispreco rinviata per problemi di traduzione: "Spesso buono oltre" non può sostituire "Da consumarsi entro". Il caso

4 Lug 2023, 20:35 | a cura di
La barriera linguistica ha rallentato l’iter dell’etichetta che avrebbe cambiato il “consumare preferibilmente entro” e il destino della misura appare incerto

La misura sull’etichetta antispreco dell’Unione Europea sulla scadenza è… andata oltre la sua scadenza. Era prevista per il 5 luglio insieme alle altre misure contro gli sprechi, ma la nuova segnaletica ideata per allungare la vita agli alimenti è stata rinviata a data da destinarsi a causa di problemi di traduzione. Non è il primo provvedimento europeo sul settore a trovare una strada tortuosa per essere approvato e le differenti visioni degli stati, insieme alla barriera linguistica, stanno rallentando le manovre europee per intervenire su questioni complesse come lo spreco alimentare.

“Spesso buono oltre” e i problemi dell’etichetta

La misura è stata ideata per aggirare la dicitura “Da consumare preferibilmente entro” che induce i cittadini a buttare alimenti che in realtà potrebbero essere ancora buoni. La Commissione europea è al lavoro da tempo per modificare le regole Ue in materia di indicazione di scadenza in etichetta, ma non riesce a trovare la formula universale per spiegare che il periodo di vita degli alimenti potrebbe andare oltre la data indicata. Secondo le indiscrezioni, la formula che era prossima a essere introdotta sarebbe stata “spesso è buono oltre” ma alcuni problemi hanno costretto le istituzioni europee a rinviare la misura. La Commissione europea conduce dal 2015 diversi studi sulla percezione della data di scadenza da parte dei consumatori, ma il nuovo tipo di indicazione in etichetta non convince ancora gli stati membri, in particolare a causa della barriera linguistica che porta la dicitura a essere efficace in alcune nazioni, ma poco comprensibile in altri.

Spreco alimentare

Lo spreco alimentare nel mondo

La quantità di cibo che viene prodotta e non consumata a livello mondiale è enorme. In Italia nel 2020 sono stati buttati circa 27 chili di cibo per ogni persona, per un valore di oltre 6 miliardi di euro (solamente per quanto riguarda l’uso domestico). Sprechi che contribuiscono a creare preoccupazioni etiche e sociali e minacciano l’ambiente: circa l’8% delle emissioni totali di gas serra sono prodotte dallo spreco alimentare, per questo le istituzioni come l’Unione Europea stanno cercando di intervenire in maniera organica per affrontare il problema, anche se rimane una questione spinosa da regolamentare a livello comunitario: all’interno della strategia Farm to Fork dell’Unione Europea sono stati previsti diversi interventi come quello sulle etichette che ancora non sono stati portati a termini a causa della differenza di visioni tra i vari paesi membri. Ne è un esempio il modello Nutriscore per l’indicazione di origine e valori nutrizionale degli alimenti, annunciato e mai portato a termine.

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