Vitigni autoctoni. Alla scoperta dell'uva vespaiola

23 Ott 2017, 15:00 | a cura di

La vespaiola è un'uva autoctona con cui si produce il Torcolato, un vino passito che deve il suo nome all'uso di annodare e torcere i grappoli per l'appassimento.


Storia e territorio

L’uva vespaiola è una varietà a bacca bianca autoctona del vicentino, in particolare della zona collinare compresa tra i fiumi Astico e Brenta, che oggi corrisponde all’area della denominazione Breganze Doc. Un territorio in cui la vite è presente da tempi remoti, che risalgono almeno all’epoca degli antichi romani. Durante la dominazione della Serenissima, la zona di Breganze era già famosa per la produzione di vini dolci, particolarmente apprezzati sulle tavole di Venezia. Un’antica tradizione, che grazie ai vignaioli del territorio, si è tramandata fino ai giorni nostri. La consacrazione ufficiale è arrivata nel 1969, quando i vini di Breganze sono stati insigniti del riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata. Oggi la vespaiola è coltivata prevalentemente per realizzare il famoso Torcolato, un passito che rappresenta un’eccellenza del nostro patrimonio enologico. Tuttavia nell’ambito della riscoperta e della valorizzazione dei vitigni autoctoni vinificati in purezza, viene sempre più spesso proposta anche nella versione secca con risultati interessanti.

 

Caratteristiche

Le origini del vitigno restano ancora misteriose, ma si è ambientato perfettamente sui dolci rilievi collinari di Breganze, caratterizzati da suoli d‘antica origine vulcanica. La pianta produce grappoli piuttosto piccoli, con acini di medie dimensioni dalla buccia giallo-verde con riflessi dorati di buona consistenza, che favorisce la pratica dell’appassimento. È una varietà dal buon corredo aromatico, con un'alta acidità anche quando raggiunge la piena maturazione, tradizionalmente utilizzata per la produzione del vino passito Torcolato. Dopo la vendemmia, le uve sono fatte appassire appese in un fruttaio per alcuni mesi, perché possano disidratarsi e concentrare zuccheri e aromi. In questo periodo le uve sono conservate “torcendo”, cioè annodando, i grappoli e proprio da quest’antica usanza deriva il nome del vino. Segue poi la pigiatura e la lenta fase di fermentazione. Il Torcolato viene poi invecchiato in botti o barriques per un periodo che può arrivare fino a 4 o 5 anni. Dopo 2 anni d’affinamento può fregiarsi della menzione Riserva.

Il Torcolato ha un colore dorato e il bouquet esprime seducenti note di frutta candita, uva passa e miele d’agrumi. Il sorso è morbido, avvolgente e persistente, con un perfetto bilanciamento tra dolcezza e acidità. Trova i migliori abbinamenti con la pasticceria secca o con un tagliere di formaggi di media o lunga stagionatura. Non mancano le versioni vinificate in bianco secco, che regalano vini dal profilo delicatamente fruttato, marcati da una vibrante acidità. Un vino perfetto da abbinare al baccalà alla vicentina.

 

Produttori

Tra i produttori più importanti del territorio dobbiamo sicuramente citare Maculan, che con la vespaiola produce tre diverse etichette, tutte di eccellente livello. Il Breganze Vespaiolo,un bianco secco di vivace freschezza, il Breganze Torcolato,passito che seduce per l’equilibrio e gli aromi suadenti e il Breganze Acininobili, passito prodotto con una selezione manuale dei soli acini attaccati dalla Botrytis Cinerea, caratterizzato da note muffate che ricordano gli aromi dei Sauternes francesi.

Tra le altre etichette ricordiamo il Breganze Vespaiolo Vignasilan e il Breganze Torcolato Sarson dei Vignaioli Contrà Soarda, il Breganze Torcolato della Cantina Beato Bartolomeo da Breganze e il Breganze Torcolato Le vigne di Roberto.

 

a cura di Alessio Turazza

foto: Maculan
 

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il mantonico bianco clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: l'erbaluce clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il groppello clicca qui 

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: l'erbamat clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il nocera clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il catarratto clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il pigato clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la garganega clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la cococciola clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il nero d’Avola clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: trebbiano di Lugana clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la lacrima di Morro d’Alba clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la durella clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il carricante clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il grechetto di Todi clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la passerina clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la petite arvine clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il semidano clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il raboso del Piave clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il cagnulari clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la vernaccia di Oristano clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la nosiola clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il frappato clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la nascetta clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: l'asprinio d’Aversa clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il nerello mascalese clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il biancolella clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il prié blanc clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la tintilia clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: la vitovska clicca qui

Per leggere Viaggio tra i vitigni autoctoni: il timorasso clicca qui

 

 

 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram