Un Futuro da Coltivare. Roma fa sistema per riscoprire il dialogo tra città e campagna

8 Set 2015, 13:17 | a cura di

Una Carta della Filiera Corta, l'impegno delle istituzioni, l'esempio di realtà già operative che promuovono l'eccellenza rurale della provincia romana, da DOL a Zolle. Fino al Parco dell'Appia Antica, custode di un'isola di campagna romana in città. Ecco i buoni propositi emersi dal convegno milanese. 


Città e campagna. Il futuro della Capitale in convegno a Expo

È stato l'Auditorium Palazzo Italia di Expo a ospitare le riflessioni di un nutrito schieramento di esperti, istituzioni, attori del sistema agricolo che fa perno sulla Capitale. Un convegno (Un futuro da coltivare per le aree metropolitane. I nuovi orizzonti dell’agricoltura multifunzionale di Roma) per tracciare prospettive e ambizioni dell'agricoltura funzionale di Roma che ha riunito le forze dei principali protagonisti di questa filiera corta a 600 chilometri di distanza, in quel di Milano. Eppure, lo scorso 6 settembre, la platea riunita in sala ha toccato con mano i progetti di un team tutto capitolino che si fa sistema, coinvolgendo l'Assessore a Roma Produttiva e Città Metropolitana Marta Leonori come il Presidente Confagricoltura Roma Claudio Destro, il direttore ARM Carlo Hausmann e il Presidente Coldiretti Roma David Granieri, ma anche Toni De Amicis di Campagna Amica e Giovanni Bastianelli, Direttore Agenzia del Turismo del Lazio.

Testimoni sul campo del desiderio di istituire un legame virtuoso tra campagna e aree metropolitane i protagonisti della Roma che crede nelle sue potenzialità di grande capitale internazionale senza rinunciare al cordone con la tradizione rurale e gastronomica, che anzi ne costituisce motivo di vanto da promuovere all'esterno. Loro sono Alma Rossi del Parco Appia Antica, Simona Limentani di Zolle, Giacomo Lepri di Coop Coraggio, Vincenzo Mancino di DOL.

Una provincia votata all'agricoltura

Tanti i dati da soppesare per un territorio esteso su una superficie di oltre 530mila ettari che costituiscono un terzo dell'intera estensione laziale e garantiscono un complesso apporto produttivo grazie alla compresenza di condizioni climatiche e morfologiche molto diversificate. Sono ben sedici le zone agrarie censuarie della provincia, eppure nell'ultimo triennio le fonti ufficiali registrano una progressiva marginalizzazione dell'agricoltura, anche per effetto della crisi globale. Come si affronta l'empasse? Tornando a scommettere sulle pratiche tradizionali e potenziando il sistema cooperativo. Punto di forza della filiera sono indubbiamente i prodotti tipici, svantaggiati dalla polverizzazione dell'offerta, ancora non sufficientemente sostenuta da strutture di concentrazione e commercializzazione del prodotto.

Vincenzo Mancino e l'esempio di DOL. Obiettivo: una rete unita e regolamentata

Ecco perché accanto alla riabilitazione della campagna romana (attuata con impegno dai parchi cittadini come l'agglomerato ricco di risorse agricole e produttive dell'Appia Antica) è fondamentale riunire le forze e regolamentare il sistema, come conferma Vincenzo Mancino, ricercatore sul campo di specialità regionali, talent scout di piccoli produttori, ideatore del marchio DOL, ormai sinonimo di eccellenza laziale: “Coltiviamo il Futuro è la volontà di creare una rete di imprese che trovi il suo fulcro in Roma Capitale, con la possibilità di indirizzare il prodotto verso mense e strutture della pubblica amministrazione. Ma è importante poter contare su una legislazione di supporto, fondamentale disporre di direttive certe a livello nazionale e comunale; Marta (Leonori) ha le idee chiare, la Carta della Filiera Corta è un buon punto di partenza, ma occorre legiferare a sostegno di quelle realtà che già operano concretamente sul campo, come noi, Zolle, la Coop Coraggio e tutti gli attori che favoriscono lo sviluppo dell'economia di settore nella Capitale”.

 

La Carta della Filiera Corta

Roma è il più grande comune agricolo d'Italia e non vuole più sottrarsi al ruolo che dovrebbe competerle: quello di laboratorio di incontro tra territorio rurale e tessuto urbano. Ecco, dunque, la necessità di una Carta della Filiera Corta: il sistema agricolo e alimentare della città in dieci punti qualificanti. E gli strumenti per metterli in atto. Dall'incentivo all'agricoltura biologica e alla riconversione di aree degradate alla promozione dell'occupazione giovanile e delle cooperative agricole; ma soprattutto l'incentivo di sistemi di distribuzione senza intermediazione, con la riorganizzazione della filiera in prospettiva locale, la promozione di gruppi di acquisto solidali e del turismo rurale, la salvaguardia della biodiversità e delle produzioni tipiche. Contando anche sull'apporto fondamentale di un programma di educazione alimentare da sviluppare nelle scuole. Perché Roma e la sua campagna tornino a rappresentare “un'entità culturalmente, socialmente, economicamente intersecata”. Come è stato in passato.

 

a cura di Livia Montagnoli

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