Muore Stefano Paracucchi. Alla Locanda dell'Angelo custodiva l'eredità del padre Angelo, un pezzo di storia della cucina italiana

30 Mar 2015, 15:00 | a cura di
Aveva seguito le orme del padre, grande innovatore e protagonista della ristorazione italiana tra gli anni Settanta e Novanta, a da lui imparato a gestire un grande ristorante, sempre attento all'accoglienza in sala. Ora la storica Locanda dell'Angelo resta orfana.

Poco più di undici anni fa moriva Angelo Paracucchi, un pioniere della cucina italiana troppo spesso dimenticato dalle cronache di settore. A lui, originario dell'Umbria ma presto partito per un tour europeo dopo gli studi di agraria, si devono alcune importanti conquiste della Nuova Cucina, che tra gli anni Settanta e Novanta si è espressa ai massimi livelli nel laboratorio-ristorante che aveva ideato in quel di Ameglia, nella Val di Magra al confine tra Liguria e Toscana: La Locanda dell'Angelo. Freschezza, eccellenza delle materie prime, superamento del confine tra dolce e salato, ricerche sulla struttura biochimica degli alimenti, una collaborazione eccellente con Alessi per cui realizzò la speciale lampada per le cotture in sala (uno dei suoi marchi di fabbrica).
Questo e molto altro ci ha lasciato in eredità, raccolta con passione dal suo primo allievo, il figlio Stefano, che lo ha sempre affiancato in sala e ha continuato a gestire la Locanda dopo la morte del padre, non tradendone gli ideali e anzi preservando un'importante tradizione gastronomica e consuetudine di sala.
Ma il 30 marzo 2015 la notizia della scomparsa di Stefano Paracucchi rimbalza in rete: a darne l'annuncio un commosso Mauro Ricciardi, chef della Locanda dal 2013. Una morte improvvisa che porta via un protagonista della ristorazione italiana e non può che aprire un interrogativo sulla sorte della Locanda dell'Angelo. Ma ora c'è spazio solo per il lutto.

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