Da Calici di Stelle all'Interflora del vino: Carlo Giovanni Pietrasanta presenta i progetti del Movimento Turismo del Vino

4 Ago 2015, 10:30 | a cura di

A un mese dall'elezione e in concomitanza con l'inizio di Calici di Stelle, il nuovo presidente del Movimento Turismo del Vino ci racconta i progetti del gruppo. Dal Testo Unico dell'enoturismo alle spedizioni a domicilio. Senza dimenticare 22 anni di storia

 

Son passati quasi dieci anni dall'ultima volta in cui un uomo era stato alla guida del Movimento Turismo del Vino (Francesco Lambertini dal 2003 al 2006), l'associazione che conta oltre mille cantine in tutta Italia, e che è in qualche modo è nata sotto il segno femminile. Era il 1993 quando Donatella Cinelli Colombini ne gettava le basi. E oggi, dopo tre legislature consecutive in rosa (Lungarotti - Lungarotti bis - Mastroberardino), il timone torna in mano maschile.

 

Il presidente: Carlo Giovanni Pietrasanta

Il nuovo presidente è Carlo Giovanni Pietrasanta, vignaiolo lombardo, titolare dell’azienda agricola Pietrasanta Vini e Spiriti nella collina di Milano, a San Colombano. Da sempre promotore in Italia e all'estero dell'enoturismo (sono suoi i format “Benvenuta Vedemmia” e “Giro Cantine”), Pietrasanta ha alle spalle 18 anni di presidenza del Movimento Turismo del Vino Lombardo, prima associazione regionale costituita nel 1997. E per il futuro ha le idee chiare.

 

Calici di Stelle ed Expo

Inizia oggi uno degli eventi più importanti dell'anno enoturistico: Calici di Stelle che fino al 10 agosto coinvolgerà le cantine di tutta Italia. Debutto anche ad Expo grazie all’accordo siglato con Vinitaly-Veronafiere. Sempre da oggi, 4 agosto, il MTV proporrà delle serate tematiche all’interno del Padiglione del Vino-A Taste of Italy. Saranno sette appuntamenti serali per degustare fino al 10 agosto le etichette MTV di tutta Italia, accompagnati dalle colonne sonore di #suonodabere che celebreranno il meglio della musica italiana in abbinamento al made in Italy enologico. In cantiere anche un “fuori Expo” con le degustazioni sulla Darsena dell’Alzaia Naviglio Grande di Milano: quattro serate (4-8 agosto) per dare la possibilità agli amanti della movida milanese di brindare sotto le stelle in uno dei luoghi più rappresentativi della città. 

 

Neoeletto alla presidenza del Movimento Turismo del Vino, ma di fatto uno dei suoi fondatori: 22 anni fa quale fu la scintilla che portò alla creazione dell'associazione che oggi tutti noi conosciamo?

Fu l’intuizione di Donatella Cinelli Colombini a creare tutto questo, quando erano ancora solo 25 le cantine aperte e il turismo del vino era in fase embrionale. L’idea di Donatella di coinvolgere i produttori nell’aprire le loro aziende ai visitatori ha trasformato nel tempo il turismo del vino in una realtà matura e allo stesso tempo in un fenomeno alla portata di tutti, grazie alle nostre manifestazioni promosse durante tutto l’anno, Cantine Aperte in testa. Fu proprio lei, attraverso una lettera, a coinvolgermi nella costituzione di questa nuova associazione.

 

In questo venti anni (e più) com'è cambiato il Movimento? E soprattutto come sono cambiati gli approcci all'enoturismo sia da parte delle cantine, sia degli appassionati?

Non parlerei di cambiamento. Direi piuttosto che il Movimento Turismo Vino si è evoluto e continua a farlo: 20 anni fa in maniera pionieristica abbiamo aperto le cantine e creato un fenomeno economico. Oggi lo abbiamo sviluppato: l’offerta delle cantine è cresciuta progressivamente di pari passo con il numero di aziende aperte al pubblico, gli stessi produttori hanno cominciato a investire sulla qualità dell’accoglienza e sulla comunicazione, andando oltre la semplice degustazione. E ora, anche attraverso l’ingresso delle nuove generazioni in azienda, dobbiamo continuare su questa strada, puntando a una sempre maggiore professionalità e destagionalizzazione dell’offerta. Tutto ciò al fine di “portare” i territori nelle cantine e offrire agli enoturisti esperienze emozionali che li spingano a ritornare.

 

Quali sono i Paesi virtuosi da seguire in materia enoturistica?

Senza dubbio Francia, California, Cile e Sud Africa. 

 

E, anche in virtù di questi esempi, cosa bisogna assolutamente cambiare? Si aggiungeranno nuovi appuntamenti o saranno introdotte delle novità ai format già esistenti?

Sicuramente introdurremo delle novità nei format perché, ad esempio, Cantine Aperte dopo 23 anni deve necessariamente aggiornarsi rispetto alla tipologia di visitatore che viene in azienda. La visita infatti deve essere emozionale, già a partire dalle degustazioni, e va legata anche alla tecnologia 2.0, social in primis. Altra cosa da migliorare è la continuità delle attività di promozione da parte delle singole cantine lungo tutto l’anno e non solo durante gli eventi nazionali classici: è opportuno che ogni territorio affianchi alle canoniche iniziative MTV un calendario ad hoc che rifletta le specificità regionali. Il tutto però tenendo sempre presenti i punti cardine che emergono dal confronto tra le regioni e che MTV Italia traduce in un fil rouge nazionale.   

 

Oggi, lasciando stare l'aspetto enoturistico, quali sono le maggiori difficoltà per le cantine?

Le solite: burocrazia imperante, specie per le piccole cantine; ostacoli di natura economica, dovute alla difficoltà di farsi pagare da una parte del settore HoReCa. Sviluppare l'enoturismo sta aiutando ad accorciare la filiera per il consumatore, permettendo alle cantine incassi immediati senza costi di spedizione e senza troppi sconti che la Gdo e HoReCa chiedono. Un’idea da sviluppare sarebbe quella di creare una “Interflora del vino”.

 

Ci spieghi.

Con il presidente di Vinarius, Andrea Terraneo ne abbiamo parlato spesso; loro hanno già abbozzato l’idea e adesso noi produttori che facciamo enoturismo potremmo svilupparla. Si tratta di facilitare gli acquisti degli appassionati che magari arrivati in aereo non possono trasportare il vino. 

 

Altra tematica: la burocrazia dilagante. Il Testo unico potrebbe essere una valida soluzione?

Speriamo. Non entro nel merito come Movimento Turismo del Vino. Dico solo che un’egual misura, “Testo unico dell’Enoturismo”, è indispensabile per sviluppare questa potenzialità dei nostri territori. È una delle sfide del mio mandato.

 

A proposito di sfide, per l'intero settore del vino si profila quella dei consumi. Nonostante aumentino le occasioni di contatto tra mondo produttivo ed enoturista, in Italia si beve sempre meno. Come si spiega il fenomeno? 

Se non ci fossero occasioni di contatto tra mondo produttivo ed enoturista, il consumo di vino sarebbe ulteriormente sceso. Il consumo scende perché il vino non è più considerato un alimento energetico, ma è diventato un prodotto di qualità legato alla cultura e al piacere. In sintesi, si beve meno ma si beve meglio. Inoltre nel vino si cercano emozioni che sono legate, non solo al prodotto in sé, ma anche alla storia e al lavoro che c’è dietro. Di certo non potremo tornare ai consumi degli anni Settanta, anche per via di cambiamenti socio-culturali e delle normative vigenti.

 

Torniamo al presente. Vista la vicinanza territoriale, immagino sia già stato ad Expo... Cosa ne pensa, prima di tutto in quanto italiano e produttore, e in secondo luogo come addetto ai lavori?

Senz’altro da vedere, ma con calma. Il Padiglione Vino rappresenta un’opportunità importante per noi, vista la nostra tradizione millenaria, e sarebbe stato un errore non averlo. Io avrei puntato ancora di più sull’aspetto educativo, facendo conoscere più varietà di vini, magari aumentando il numero delle degustazioni – tre mi sembrano poche - a fronte di una riduzione quantitativa del singolo assaggio.

 

Dalle vostre prime stime -  in relazione anche ai pacchetti enoturistici lanciati in occasione del semestre di Milano - quanto un evento come Expo sta influendo sull'enoturismo italiano? 

Fare una stima oggi è prematuro. Giudicare non è facile. Aspettiamo la chiusura di Expo. Da lombardo penso che i mesi di luglio e agosto registreranno più presenze non solo di italiani ma anche di stranieri.

 

L'enoturista di cui oggi si parla è italiano o è anche straniero che viene in Italia per il vino (o anche per il vino)? 

Nelle nostre cantine è forse ancora in maggioranza italiano, tranne per alcuni luoghi cult e di notorietà mondiale. Sul fronte della domanda straniera, secondo la mia esperienza, esiste una nicchia di appassionati che viene in Italia per degustare vino e a questa attività affianca arte, cibo e natura. La maggioranza dei turisti esteri, però, è spinta dal nostro patrimonio artistico-culturale e, in seconda istanza, abbina a questo interesse la ricerca dei prodotti della nostra tradizione enogastronomica.

 

Prossimo appuntamento Calici di Stelle. Il suo brindisi per le cantine italiane... 

Il mio augurio per le cantine italiane è quello di riuscire a sviluppare l’enoturismo in tutti i suoi aspetti, attraverso una regolamentazione legislativa che ci permetta di far pagare in libertà e senza paura le visite e le degustazioni ai turisti.

 

Calici di Stelle | dal 4 al 10 agosto | http://www.movimentoturismovino.it/it/eventi/3/calici-di-stelle/

 

 

a cura di Loredana Sottile

 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 30 luglio

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